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Solare. Mini-dazi Ue sui pannelli cinesi

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Per i prossimi due mesi tariffe dell’11% sulle importazioni contro il 47% previsto in origine

Bruxelles applica sanzioni soft per avviare la trattativa con Pechino
GLI SCHIERAMENTI
Sul compromesso ha pesato soprattutto l’opposizione tedesca alle ritorsioni commerciali nei confronti della Cina

Fonte: Il Sole 24 Ore

Autore: Beda Romano

La Commissione ha annunciato ieri l’adozione di dazi anti-dumping sui pannelli solari prodotti in Cina e importati nell’Unione. Nel tentativo di venire incontro sia alle autorità cinesi che agli Stati membri contrari al provvedimento, Bruxelles ha deciso di adottare sanzioni graduali pur di trovare un’intesa con Pechino. La scelta ha provocato reazioni contrastanti nell’industria europea del solare.
«Fatemi essere molto chiaro – ha detto durante una conferenza stampa il commissario al Commercio Karel De Gucht – Il mio sincero obiettivo è di trovare una soluzione amichevole con la nostra controparte cinese». In un primo tempo la Commissione aveva preannunciato sanzioni medie del 47% sui pannelli solari cinesi. Invece, la decisione di ieri prevede dazi dell’11,8% dal 6 giugno al 6 agosto, e poi del 47,6% fino all’inizio di dicembre.
La scelta è stata dettata dall’opportunità di trovare un terreno d’intesa con le autorità cinesi e soprattutto di venire incontro agli Stati membri preoccupati dall’idea di una guerra commerciale con il Paese asiatico. Di fatto la Commissione si è data due mesi per trovare un accordo con la Cina. In un colloquio telefonico, il premier cinese Li Keqiang ha avvertito il presidente della Commissione José Manuel Barroso che la disputa mette in pericolo «importanti interessi economici» cinesi.
Secondo le indicazioni emerse la settimana scorsa, 18 Paesi europei si sono detti contrari a questi dazi. L’esecutivo comunitario, che per quanto riguarda sanzioni provvisorie ha pieni poteri, ha deciso comunque di andare per la propria strada. Alla fine di una indagine più approfondita, la Commissione dovrà proporre in dicembre eventuali sanzioni definitive (per una durata normalmente di cinque anni). In questo caso, è necessario il benestare formale dei 27.
«È compito della Commissione esercitare la politica commerciale dell’Unione – ha detto De Gucht – Siamo gli unici che possono rimanere indipendenti e avere una visione ampia». Il politico belga ha respinto le accuse di protezionismo, indicando che la decisione è avvenuta sulla base di un’indagine durata nove mesi. Secondo l’esecutivo comunitario la Cina vende pannelli solari in Europa con uno sconto di circa l’88% rispetto ai costi di produzione, mettendo a rischio 25mila posti di lavoro.
Ieri l’industria europea del solare ha reagito in modo contrastante. L’associazione Pro Sun, che raggruppa aziende del settore, ha lodato la decisione della Commissione, definendo «una frode» la vendita a prezzi inferiori a quelli di produzione. Invece, l’Alleanza per l’energia solare sostenibile, un’altra lobby nella quale sono presenti molte società cinesi, ha sottolineato il fatto che ormai nessun bene è prodotto in un solo Paese: «Le sanzioni penalizzeranno severamente l’industria europea».
L’industria del solare rappresenta ormai il 7% dell’export cinese verso la Ue, pari a 21 miliardi di euro. I dazi varranno per i pannelli, per le cellule e per i wafer. Ciò detto, bisognerà capire come le sanzioni verranno realmente applicate. Il quotidiano China Daily spiegava nei giorni scorsi che alcune aziende cinesi stanno già immaginando soluzioni per evitare i dazi, per esempio esportando i pannelli solari nell’Unione non dalla Cina, ma da filiali americane o canadesi. Una scappatoia analoga era stata preannunciata dalle aziende cinesi quando, lo scorso ottobre, gli Stati Uniti aveva imposto dazi definitivi sui pannelli dalla Cina.
In queste ultime settimane, la Germania è stata il Paese più critico della Commissione. Da un lato, c’è stato (e c’è) un gioco delle parti: Bruxelles più rigida, Berlino più morbida, nel tentativo di spingere la Cina verso un compromesso. Dall’altro, il governo federale deve tenere conto di interessi contrastanti. Ha un importante settore del solare (pur in difficoltà per le limitate economie di scala rispetto a quello cinese), ma ha anche nella Cina un essenziale mercato di sbocco per le sue esportazioni.