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Sindrome Nimby, dagli impianti per la gestione dei rifiuti si sposta adesso a quelli per le energie rinnovabili

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Tra le istallazioni che gli italiani non vorrebbero veder realizzate nei pressi delle loro abitazioni un tempo dominavano quelle per la gestione dei rifiuti, adesso spiccano gli impianti per la produzione di energia da fonte alternativa.

Fonte: Rinnovabili & Territorio

Autore: Redazione

Dal rapporto dell’osservatorio media permanente Nimby Forum sarebbe in aumento la tendenza alle contestazioni territoriali e i progetti maggiormente contestati sarebbero adesso quelli legati alla produzione energetica, in particolare da energia rinnovabile.

Nimby Forum è il progetto di ricerca sul fenomeno delle contestazioni territoriali ambientali in Italia gestito dall’associazione no profit Aris – Agenzia di ricerche informazione e società, che attraverso L’Osservatorio Media Permanente monitora quotidianamente e lungo l’arco di dodici mesi la situazione attraverso una rassegna stampa tematica.

La novità che emerge dal rapporto di quest’anno è lo spostamento dell’oggetto delle contestazioni da quello che era l’elemento principe rappresentato dagli impianti per la gestione integrata dei rifiuti agli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili.

Un fenomeno che ha portato alla non accettazione di 320 casi (totali) nel 2010, con un aumento del 13,1% rispetto all’anno precedente e soprattutto a danno di nuovi impianti energetici a basse emissioni, grandi e piccoli.
La sindrome Nimby
(Not In My Back Yard – non nel mio giardino) sembra particolarmente presente nelle regioni del nord-ovest e del nord-est dove si registrano il 50% dei casi, il doppio di quelli osservati al centro e al sud.

Il settore maggiormente contestato è risultato quello del comparto elettrico (58%) per poi passare ai rifiuti con il 32,5%, infrastrutture 5,3% e impianti industriali 4,1%.

E il dato assolutamente nuovo è proprio il fatto che l’approccio Nimby è rivolto verso tutti gli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, che rappresentano l’ 85% degli impianti elettrici contestati, in particolare il settore delle biomasse che ha registrato un aumento dei casi di contestazioni pari al 20% rispetto al 2009. Ma ce n’è anche per gli impianti eolici, fotovoltaici e idroelettrici.

A cambiare sono anche i contestatori, un tempo connotabili (al più) in comitati locali di opposizione adesso più caratterizzati dalla componente politica, non solo legata all’opposizione ma sempre più spesso all’interno della maggioranza di governo. Con l’effetto di registrare anche a livello dello stesso partito, posizioni diverse su scala regionale o nazionale rispetto a quella locale. E capita anche, sempre più spesso, di trovare sindaco o assessori cavalcare le contestazioni con l’effetto di un completo immobilismo rispetto a scelte e decisioni da prendere. La logica del Nimby si trasforma quindi in “Not in my term of office”, ovvero “Non nel mio mandato”.

Cambiano anche le modalità con cui le ragioni del no vengono comunicate e divulgate e quindi anche i tempi; e se ancora resistono le forme classiche tramite note stampa assumono sempre più importanza le condivisioni tramite la rete internet, che significa dai siti dedicati alle pagine sui social network .

Tra le motivazioni alla base delle contestazioni, l’impatto sull’ambiente (24,6%) rimane la prima causa di contestazione, seguita dagli effetti sulla qualità della vita (19,4%) e dalla carenza di coinvolgimento (18%).

In Toscana dalla mappa del Nimby forum compaiono 25 impianti contestati e tra questi vi sono anche l’impianto eolico di Riparbella e l’impianto a biomasse di Moterorotondo Marittimo. Con la novità che nel secondo caso il progetto non prevede più un impianto a biomasse ma un digestore anaerobico per il trattamento dei fanghi di depurazione.