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Piancastagnaio, spenta PC2 si va avanti con il piano di riassetto e di valorizzazione della risorsa geotermica

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Lo spegnimento ufficiale (avvenuto giovedì 28 luglio alle ore 21) è stato seguito da un coro di apprezzamenti e di riflessioni sulla geotermia, oltre a qualche immancabile polemica.

Fonte: Geotermia News

Autore: Redazione

La chiusura della centrale più vecchia e obsoleta presente a Piancastagnaio, sul versante senese dell’Amiata, è avvenuta due giorni dopo che la Conferenza dei servizi della Regione Toscana ha dato il via libera definitivo al piano di valorizzazione della risorsa geotermica, riconoscendo il rispetto delle prescrizioni emerse dal percorso di Valutazione d’impatto ambientale.

«Il via libera della Conferenza dei servizi della Regione – ha spiegato il sindaco di Piancastagnaio, Fabrizio Agnorelli – sarà ufficializzato nei prossimi giorni con specifico decreto, ma possiamo già dire che questo è un altro grande risultato dopo la chiusura della centrale PC2, che ha già cessato la sua attività».

Agnorelli ha quindi fatto alcune anticipazioni riguardo al risultato della Conferenza dei servizi: «con questo atto, in particolare, vengono sistemate la concessione e la manutenzione dei pozzi, per utilizzare al meglio le tre centrali rimaste, più moderne e sicure, e garantire calore per uso civile ed industriale. La cessione di calore, come previsto dal protocollo che regola il piano di riassetto dell’area geotermica pianese, sarà garantita dalla centrale PC3, da cui parte il termodotto, che possiamo dire completato. Mancano, solo alcuni accertamenti tecnici per l’entrata in funzione e il trasporto di calore verso la zona industriale di Casa del Corto».

Un risultato che è stato salutato con apprezzamento anche dal Consigliere di Sel della Provincia di Siena, Roberto Renai, che ringrazia «l’assessore Bramerini, la Provincia di Siena, la Comunità Montana per il risultato conseguito» oltre a «tutte e tutti quei cittadini pianesi che ci hanno creduto, ed a coloro che pur non condividendo ci hanno lasciato lavorare, credendo, nella possibilità che il Protocollo geotermico fosse lo strumento del cambiamento del rapporto con la geotermia».

Renai riconosce che il percorso da fare è ancora lungo e che «i prossimi impegni che ci devono vedere comunemente impegnati necessitano una larga collaborazione -riferendosi al teleriscaldamento ed al piano di riassetto- con una mole di investimenti significativa e l’opportunità di diversi posti di lavoro».

Valutazioni che trovano un ampio riscontro anche nelle riflessioni sulla geotermia che l’Assessore all’Ambiente della Provincia di Siena, Gabriele Berni, ha pubblicato sul sito ufficiale dell’amministrazione.

«La chiusura di PC2 a Piancastagnaio e l’apertura della nuova centrale a Chiusdino –scrive Berni- segnano una svolta per il territorio senese nello sviluppo della geotermia, una delle fonti energetiche rinnovabili più importante, in termini di produzione elettrica. La dismissione della centrale amiatina, la realizzazione di un nuovo termodotto che apre le porte all’utilizzo del calore a fini civili e industriali e l’apertura dell’impianto a Chiusdino, in grado di produrre a regime circa 150 milioni di Kwh, ora vanno nella direzione tracciata dall’accordo sulla geotermia siglato tra Regione, Province, Comunità Montane e Comuni, con l’importante coinvolgimento di CoSviG per la sua applicazione».

L’accordo, come ricorda l’assessore della Provincia di Siena «fissava il totale dei MWh prodotti, i luoghi di coltivazione, i benefit territoriali, le risorse per investimenti in nuove tecnologie, le indagini su ambiente e salute pubblica alle quali sono vincolate le possibilità di ulteriori sviluppi. Le istituzioni si sono impegnate a puntare su numeri importanti in termini di produzione di energia elettrica, nel rigoroso rispetto degli aspetti qualitativi e ambientali, oltre che alle ricadute occupazionali».

Sarà la tecnologia, continua Berni, a permettere di superare le criticità del passato per garantire la tutela della salute e dell’ambiente, e a guardare all’utilizzo della risorsa geotermica «che anche un Paese all’avanguardia in questo campo, come la Germania, ci invidia per disponibilità e tecnologia applicata. Con il nuovo impianto di Chiusdino, e grazie a quelli già esistenti a Radicondoli e Piancastagnaio, copriamo, infatti, oltre il 90 per cento del fabbisogno di energia elettrica della provincia di Siena e circa un terzo del nostro fabbisogno energetico complessivo».

Senza nascondere che ogni intervento antropico, anche quello che va nella direzione delle energie rinnovabili può produrre impatti e quindi, sottolinea l’Assessore, «anche quando parliamo di usare le fonti rinnovabili, dobbiamo tenere presente la necessità di fare e, contemporaneamente, di fare bene».

Ma aggiunge: «credo che siamo sulla strada giusta, in un processo che ha bisogno anche della necessaria sobrietà per introdurre variazioni o integrazioni, quando necessario» e che necessita della predisposizione di «strumenti per verificare le potenzialità delle fonti rinnovabili e le loro modalità di utilizzo, applicando il principio di sostenibilità e di integrazione ambientale».

Un percorso che «la Provincia di Siena sta già provando a fare» ed è «anche il principio che ha ispirato l’accordo sulla valorizzazione della geotermia in Amiata».

Al coro di apprezzamenti per l’accordo raggiunto e in risposta alle polemiche che da qualche parte ha suscitato l’avvio del piano per il riassetto della risorsa geotermica e la richiesta di nuovi progetti di ricerca, è intervenuto anche l’assessore alle energie rinnovabili del Comune di Radicondoli, Flavio Lippi.

«Credo sia utile che chi parla di geotermia, sia nel bene che nel male, si confronti con chi, da tempo, ha scelto questa risorsa. Tutto ciò gioverebbe maggiormente ad una discussione serena che, invece, in questi giorni vede da un lato chi ritiene la geotermia una panacea dei mali per risollevarsi dalla crisi con fantasiose e grandissime ricadute positive e chi, dall’altro lato, la vede come il male assoluto».

«Noi sappiamo che non esiste una sola geotermia – ha proseguito Lippi – ma tante geotermie e tanti modi di sfruttarla. Crediamo che questa risorsa possa essere assolutamente conciliabile con lo sviluppo ambientale e turistico, anzi, complementare e vantaggiosa, ma a certe condizioni. Crediamo che l’alta entalpia possa essere gestita bene, ma che anche le basse e medie entalpie lo possano essere in quanto, in questo caso, si parte dal vantaggio che le emissioni con le centrali cosiddette a ciclo binario sono ridotte a zero. Naturalmente tutto ha impatto, le prime di un tipo e le seconde di un altro e questo è bene valutarlo».

Lippi ha inoltre sottolineato l’importanza di «avvalersi delle strutture che da anni studiano la geotermia nei nostri territori come la Regione stessa e i centri di ricerca. Ma a questo deve affiancarsi un necessario confronto con i territori geotermici».

L’assessore ha poi ricordato che il comune di Radicondoli si è espresso nel parere inviato alla Regione in merito al progetto di ricerca presentato dalla società Magma Energy sui territori di Casole d’Elsa, Colle di Val d’Elsa, Radicondoli, Volterra, Castelnuovo Val di Cecina e San Gimignano e approvato dalla Regione, «indicando le aree proposte dalla società come critiche e non sfruttabili, così come dettato dal Piano Strutturale» che ha individuato le aree del territorio vocate allo sfruttamento geotermico.