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Nell’economia in stallo le energie rinnovabili volano

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Nel periodo in cui l’Italia faticava a riprendersi dalla crisi globale il settore delle energie rinnovabili marciava, invece, spedito e a fronte di una crescita del pil nazionale dell’1% registrato nel 2010, lo 0,4% è rappresentato dagli investimenti in rinnovabili.

Fonte: Rinnovabili & Territorio

Autore: Redazione

Il dato è di Althesys che ha presentato – la settimana scorsa a Milano e questa a Roma – il rapporto Irex, in occasione della Settimana europea dell’energia sostenibile.

Nella ricerca in cui si fa il bilancio costi-benefici delle energie rinnovabili e la mappatura analitica degli investimenti nel 2010, si evidenzia che le operazioni nel campo delle energie rinnovabili ammontano a 203 nel 2010 pari ad un totale di 12,3 miliardi di investimenti, che equivalgono, appunto, a quasi mezzo punto del PIL raggiunto dal nostro paese nello stesso anno.

«Nel 2010, il settore delle energie rinnovabili ha confermato di essere assai dinamico, nonostante la congiuntura economica sfavorevole – ha spiegato Alessandro Marangoni, AD di Althesys e coordinatore del gruppo di ricerca. – L’analisi ha rilevato 203 operazioni industriali, per un totale di 5.165 MW e investimenti stimati in circa 12,3 miliardi di euro».

La quota maggiore di investimenti in nuovi impianti è riferita al settore fotovoltaico, nonostante – rispetto agli anni precedenti- si sia registrata anche una crescita nell’eolico, che in valori assoluti rispetto alla capacità installata rimane il settore più avanzato delle rinnovabili.

«Il solare presenta oggi indubbiamente tassi di crescita molto elevati – ha spiegato Marangoni in un’intervista su energiaspiegata.it – ma i valori assoluti della capacità installata in Italia sono ancora lontani da quelli dell’eolico: al 2008, 258 MW contro 3.736 ed una previsione per il fotovoltaico al 2013 compresa tra 1.250 e 1.600 rispetto al potenziale dell’eolico stimato alla stessa data in 9.600 MW».

Un divario che diventa ancora più netto a livello europeo dove, dice ancora Marangoni «nel 2008, la capacità installata nell’eolico è circa il doppio di quella del fotovoltaico (8.400 MW contro 4.200). »

Un dato che l’AD di Althesys attribuisce ad una questione di costi ma non solo: «se i costi del fotovoltaico avranno nei prossimi anni una discesa simile a quella già vista per l’eolico è probabile che guadagnerà ulteriori spazi. Ma la questione non è solo di costi (seppur importanti), ma anche di accesso alla rete, di disponibilità di siti, di sistemi di incentivazione. Problemi in parte condivisi anche dall’eolico; inoltre entrambi sono oggi attraenti perché sostenuti da notevoli incentivi pubblici».

Proprio riguardo agli incentivi, che per il settore del fotovoltaico sono oggetto in questi giorni di una rivisitazione dopo le polemiche suscitate dai tagli operati nel Dlgs. Rinnovabili, Marangoni sostiene che «in alcune condizioni l’eolico è già competitivo anche senza incentivazione, se la discesa dei costi del fotovoltaico proseguirà con i ritmi dell’ultimo anno anche questo lo sarà in tempi relativamente brevi. E’ però evidente che una riduzione degli incentivi porterebbe nel breve periodo ad un rallentamento dello sviluppo.»

Il problema potrebbe ripercuotersi in maniera più massiccia sugli operatori di piccole e medie dimensioni dato che -come evidenzia la ricerca- l’attuale struttura del mercato delle rinnovabili è caratterizzata da una presenza di nuovi operatori piccoli e medi nettamente superiore a quella del mercato tradizionale.

«Le più ridotte barriere all’entrata e i forti incentivi – sottolinea Marangoni- hanno favorito l’ingresso di molte start-up e di investitori finanziari oltre che industriali».

Un comparto destinato però –sempre secondo Althesys– ad una progressiva concentrazione nel medio periodo, sia per le limitate capacità finanziarie e tecnologiche degli operatori minori, sia per la necessità dei grandi gruppi di investire nelle rinnovabili per rispettare gli obiettivi europei.

Nel rapporto Irex questa tendenza pare già in atto dal momento che risulta in crescita anche il numero delle acquisizioni rilevate (+30%), a conferma della tendenza al progressivo consolidamento del settore, mentre risulta in calo la presenza degli investitori finanziari, in particolare nelle operazioni di finanza straordinaria.

Gli effetti degli investimenti in rinnovabili si possono misurare anche in termini di indotto occupazionale e conseguenti ricadute positive sul Pil. A queste voci si va ad aggiungere una questione sempre più rilevante: la minor dipendenza dalle fonti fossili e i minori rischi che ne conseguono.

Secondo l’analisi costi-benefici delle energie rinnovabili contenuta nel rapporto che si basa sulle ipotesi delineate dal legislatore italiano all’interno del Piano di Azione Nazionale, confrontate con quanto realizzabile potenzialmente in Italia si rileva un beneficio netto per l’Italia compreso tra i 24,3 e i 32,3 miliardi di euro.