Home Cosvig Nella terra del vapore che accende un quarto delle nostre lampadine

Nella terra del vapore che accende un quarto delle nostre lampadine

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MONTEROTONDO MARITTIMO – La terra fuma, le pietre scottano, l´aria odora di zolfo, polle di fango bollente si aprono nelle fratture del suolo. Se tutto intorno non si vedessero querce di sughero, cespugli di erica rosa, pini e orchidee selvagge questo posto potrebbe essere la prima stazione dell´inferno, la porta per l´altro mondo come lo immaginava Dante, con l´apice conficcato nel centro del pianeta.

Fonte: La Repubblica – Firenze

Autore: Simona Poli

E invece l´enorme cratere gassoso che fermenta sotto la superficie delle Colline Metallifere e cerca vie d´uscita attraverso centinaia di microvulcani porta con sé solo energia. Quella che viene a galla si trasforma in calore ed elettricità. «E´ semplice vapore acqueo, né più né meno», spiega avvolto dalle nuvole Roberto Parri, l´ingegnere responsabile dei trentacinque impianti geotermici che l´Enel gestisce in nove Comuni delle province di Grosseto, Siena e Pisa. «Qui sotto c´è una massa magmatica che spinge verso l´alto e così ogni fessura diventa una via di sfogo, come se a una pentola poggiata su un fuoco sempre acceso si togliesse il coperchio», aggiunge il sindaco di Monterotondo Marittimo Alessandro Giannetti, provvisto di mefistofelico pizzetto, mentre saltella tra i soffioni boraciferi come se non avesse fatto altro nella vita. Siamo alle Biancane, il geoparco che dal 2010 l´Unesco ha inserito tra i "Patrimoni dell´umanità". Da quassù si vede il mare. Punta Ala, Follonica, Montecristo, l´isola d´Elba e nelle giornate più limpide persino la Corsica. Le colline sbuffano da mille camini, dall´alto lo sguardo incontra colonne bianche ovunque, l´acido solforico penetra nelle narici. «Inalazioni benefiche», scherza il sindaco, «e poi qui non ci accorgiamo neppure più dell´odore dello zolfo». Il riferimento è diretto alle battaglie ambientaliste che molti comitati nella zona dell´Amiata combattono da anni contro i rischi d´impatto sul territorio delle perforazioni di nuovi pozzi e delle emissioni gassose dalle centrali che avrebbero caratteristiche tossicologiche preoccupanti.

I fumi che salgono dalle viscere della terra, però, da sempre sono stati messi a frutto. Prima gli etruschi e poi i romani utilizzavano le esplosioni spontanee dal sottosuolo per costruire impianti termali e curare le malattie degli occhi con i sali borici di cui è intrisa l´acqua fangosa dei lagoni. Ma fu solo alla fine del Settecento che Monterotondo diventò una miniera d´oro per le casse del Granduca di Toscana. Il direttore delle sue farmacie Uberto Francecso Hoefer insieme al chimico Paolo Mascagni brevettarono un sistema per estrarre l´acido borico utilizzando il calore naturale per l´evaporazione e pochi anni dopo il francese Francesco de Larderel (da lui prende nome Larderello) creò una vera e propria produzione industriale in grado di esportare in tutta l´Europa 125 tonnellate l´anno di acido borico. Nel 1832 iniziano le prime trivellazioni profonde ed è allora che intorno agli scavi e ai cantieri crescono interi paesi, popolati dagli operai che lavorano nella fabbrica. Nasce qui lo scrittore Renato Fucini, figlio di un medico che curava le febbri malariche. Nel Novecento l´azienda chimica passa sotto la direzione del principe Ginori Conti, che aveva sposato una delle figlie di de Larderel, e con lui la forza del vapore inizia ad essere utilizzata anche per creare energia elettrica. La stessa cosa che oggi continua a fare la divisione di Enel chiamata Green Power, energia verde. «Con la geotermia riusciamo a produrre ogni anno 5 milioni di kilowattora, che coprono il 25 per cento del fabbisogno regionale di elettricità», sostiene Parri, «e in questo modo possiamo risparmiare oltre 1 milione di tonnellate di petrolio ed evitare l´emissione di quasi 4 milioni di tonnellate di anidride carbonica nell´aria. Potremmo dire che una lampadina su quattro in Toscana si accende grazie alla geotermia». All´inizio degli anni Novanta Enel e Regione firmano un accordo per sfruttare anche i cascami di vapore che non finivano nelle turbine per incanalarli in tubazioni e riscaldare così oltre 8.000 alloggi di questa zona. «La bolletta da noi fa meno paura», assicura Giannetti, «per un appartamento di 100 metri quadrati si spendono al massimo 450 euro l´anno. E oltre alle case sono scaldati in questo modo 40 ettari di serre, due caseifici e uno stabilimento di trattamento del prosciutto di cinta senese che grazie al nuovo sistema ha dimezzato i tempi della stagionatura».
I fumi che salgono dalle viscere della terra non servono solo a creare energia e calore. Le Biancane attirano 25.000 turisti ogni anno, il ristorante Le Logge si è inventato il "menù geotermico" e nell´anfiteatro naturale ricavato in un´ex cava di caolino ogni estate si mettono in scena spettacoli notturni. «Abbiamo avuto anche Albertazzi e Paolo Poli», racconta Giannetti e la sua voce rimbomba nell´imbuto della gigantesca torre refrigerante che serve ad abbassare di qualche grado il calore dell´acqua prima di rimetterla in circuito. Ce ne sono tante sulle cime di queste colline, da lontano sembrano ciclopiche saliere dall´aspetto un po´ misterioso ma entrandoci si scopre che sono completamente vuote. Non sono centrali ma semplici camini in cui scorre vapore, con una grande pedana circolare di legno piazzata al centro e tante doghe a lisca di pesce sul pavimento per far scorrere meglio il liquido bollente. Alzando gli occhi si vede il cielo. In fondo qui dentro se la temperatura si alzasse troppo, il massimo "effetto collaterale" sarebbe una sauna indesiderata.