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L’India vuole diventare il primo produttore al mondo di energia geotermica

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Il colosso asiatico stima in oltre 10.000 MW le proprie potenzialità

Fonte: GeotermiaNews

Autore: Redazione

Il progetto di politica nazionale sulla geotermia proposto dal Governo Indiano evidenzia come il Paese asiatico potrebbe diventare il leader mondiale nel settore dell’energia geotermica, procedendo per passi spediti e passando da una prima capacità di approvvigionamento stimata in 1.000 MWt entro il 2022 per arrivare fino a 10.600 MWt in un prossimo futuro. Accanto a questo si parla di uno sviluppo elettrico pari a circa 1.000 Mwe.

Il piano è stato prodotto in un documento elaborato dal Ministry of New & Renewable Energy nel quale sono state esaminate le condizioni esistenti in 11 Stati dell’India, rilevando la presenza di circa 340 sorgenti calde in 113 diversi sistemi geotermici. Si va dai territori del Puga (J & K) nel nord, ovest dell’Himalaya e Tatapani, (Chhattisgarh) campi della Narmada, Godavari Basin Manikaran, (Himachal Pradesh), Bakreshwar, (West Bengala), Tuwa (Gujarat), Unai (Maharashtra), Jalgaon (Maharashtra), Rajgir e Munger (Bihar) e Jharkhand.

Nel complesso il servizio geologico indiano ha stimato il potenziale geotermico indiano in circa 10.000 MW.

È opportuno sottolineare come attualmente l’India non sia dotata di centrali geotermiche in funzione salvo un piccolo impianto geotermico da 120 kW in un campus a Manali, e come sia necessario un grande ottimismo per ipotizzare di poter passare da quasi zero a 1.000 MW e potenzialmente a 10.000.

La forte motivazione alla base di questa strategia deriva dal fatto che, secondo la Banca Mondiale, l’India ha oltre 800 milioni di persone che vivono nelle aree rurali, una grande percentuale delle quali non ha accesso all’elettricità.

Da quando l’India ha raggiunto l’indipendenza dal colonialismo britannico (nel 1947) non c’è mai stato un vero dibattito nazionale su chi debba gestire le politiche energetiche, cioè se in capo al governo federale o gestite dai singoli Stati e di conseguenza ogni comunità ha di fatto controllato le proprie fonti e capacità produttive creando forti diseguaglianze e sperequazioni territoriali.

In India la geotermia non ha mai ottenuto la stessa visibilità mediatica (e quindi un conseguente interesse da parte dell’opinione pubblica) come le altri fonti rinnovabili, solare ed eolica in primis; ma, rispetto alle altre fonti rinnovabili nel dibattito in corso si stanno evidenziando alcuni vantaggi: la geotermia è disponibile 24 ore su 24, è considerata molto affidabile, può avere un costo estremamente basso.

Ed è proprio su questi vantaggi comparati che il Governo Centrale intende operare per poter sviluppare le fonti geotermiche e ridurre sempre più la dipendenza da quelle fossili, anche per riuscire a rispondere alle richieste di una domanda interna di energia in continua crescita e dei costi ambientali, che ormai anche in India cominciano a divenire sempre più rilevanti, anche tra la popolazione.

Infatti il mix energetico dell’India è dominato dal carbone, il cui utilizzo è in costante aumento dal 2000. Si prevede che il trend si mantenga costante, portando ad ipotizzare che le riserve indiane di combustibili fossili, pur essendo fra le maggiori su scala mondiale (7% nel 2011), potrebbero non soddisfare la domanda sul lungo periodo, rendendo di fatto la questione energetica una tra le più urgenti emergenze nel panorama politico. Fino ad oggi le proposte più quotate prevedono la concessione di condizioni più favorevoli per le aziende petrolifere, che negli anni si sono allontanate dal paese, e sostegni sempre alla ricerca petrolifera, che sembrava costituire l’unica alternativa valida per sostenere l’economia. Il greggio e il gas naturale provengono infatti principalmente dall’importazione, una dipendenza che negli anni si è fatta sempre più marcata. Con il 5,9% dei consumi mondiali, l’India è stata nel 2012 il terzo consumatore mondiale di energia, dietro Cina e Stati Uniti. Per questo la geotermia adesso diventa un tema estremamente attuale.