Home Cosvig Fotovoltaico, con la batteria aumenta la convenienza

Fotovoltaico, con la batteria aumenta la convenienza

778
0
CONDIVIDI
Possibilità di trattenere l’energia prodotta e non cederla alla rete accelera i ritorni

Fonte: Il Sole 24 Ore

Autore: Dario Aquaro

Lungo la via che porta all’incremento dell’autoconsumo, per sfruttare al meglio l’attività degli impianti fotovoltaici residenziali e accelerare i ritorni sugli investimenti, i sistemi di accumulo promettono da tempo d’esser pietra miliare. La svolta non è ancora completa, spiegano esperti e operatori, e sarà il frutto combinato dell’evoluzione delle performance (efficienza) e della riduzione dei costi delle tecnologie. Questo doppio movimento, come evidenzia il Solar Energy Report 2014 del Politecnico di Milano, a partire da quest’anno porterà il mercato dei sistemi di storage a «divenire un fattore abilitante per il fotovoltaico residenziale in grid parity». Mentre un ruolo importante può giocarlo l’esplicita estensione del bonus fiscale (ufficialmente riservato ai soli pannelli), che gli addetti ai lavori sfruttano oggi “in punta di interpretazione” (si veda l’articolo a lato).

«A ben vedere, però, chi vuol installare il fotovoltaico può trovare già adesso convenienza nell’abbinare un sistema di accumulo. Almeno quanto affidarsi “semplicemente” allo scambio sul posto – afferma Giampiero Bresolin, responsabile punti verdi Domotecnica –. Anzi parliamo di una scelta che in prospettiva porterà maggiori guadagni, perché tutte le analisi sono concordi nel ritenere che nel giro di 2-3 anni i sistemi di accumulo avranno una resa superiore e costi ridotti (tra il 25 e il 40%, ndr). Chi ora imposta il proprio impianto prevedendo le batterie sarà insomma avvantaggiato, non dovendo ricorrere in futuro a modifiche».

Per intenderci e fare un confronto, allo stato attuale un tipico impianto fotovoltaico da 3 kW di potenza nominale, al servizio di una famiglia che consuma 3.300 kW, costa circa 6.900 euro, tutto incluso. Considerando la detrazione Irpef al 50%, un autoconsumo standard del 30% e lo scambio sul posto, con una produzione media annua di 1.100 kWh al Nord Italia, l’investimento si ripaga in meno di 9 anni. «Se per le stesse esigenze di consumo installiamo un impianto off-grid di pari potenza con un sistema d’accumulo da 5 kWh, sfruttando il bonus fiscale, possiamo ottenere un payback simile. La scelta – spiega Bresolin – ricade su un sistema off-grid, cioè slegato dalla rete pubblica locale: più semplice ed economico da installare, perché non ha bisogno di adeguamenti per la connessione (e delle pratiche con Enel). Le batterie servono ad accumulare temporaneamente l’energia prodotta e renderla disponibile in altri momenti, nelle ore serali, ottimizzando l’uso dei pannelli. Quando l’impianto fotovoltaico non produce e ha esaurito la carica delle batterie, solo allora preleva energia dalla rete». Il costo totale di un impianto così composto arriva a circa 9.300 euro, ma è compensato da un aumento della quota di autoconsumo. In fascia diurna, l’autoconsumo annuo diretto (pannello o combinato pannello batterie) è pari a 1.478,43 kW; quello differito (serale) da sistema d’accumulo è di 1.116,50 kW. Nel complesso la quota di autoconsumo arriva al 78% e consente così di ammortizzare in tempi ragionevoli l’extra costo del sistema.

La tecnologia fotovoltaica presa in esame è quella dei pannelli al silicio mono e policristallino (quelli a film sottile, pur con margini di miglioramento superiori, pagano ancora un divario di efficienza e a parità di potenza hanno bisogno di più spazio sul tetto). Per le batterie, dal punto di vista tecnico, il problema è invece nella durata, di gran lunga inferiore alla vita dei pannelli che si aggira sui 20-25 anni. «Nell’esempio ipotizziamo l’installazione di batterie a piombo-gel, una tecnologia matura con una capacità di accumulo intorno al 50% e che in media dura 5 anni: ma la cui vita utile può allungarsi a 9 anni se uso cicli di ricarica ridotti, cioè al 30% massimo. Dopo nove anni cambierò tutto il parco batterie, a un costo presunto di 500 euro che potrò ripagare in un anno o anche meno guardando all’atteso progresso tecnologico». Le alternative batterie al litio, più efficienti (durata di circa 10 anni e capacità di carica/scarica intorno all’80%), scontano oggi un profondo gap nel costo di investimento (circa tre volte superiore, rispetto al piombo).

«L’effettiva convenienza del sistema di accumulo unito al fotovoltaico – osserva l’esperto Domotecnica – al momento non è per tutti intuitiva. Ed è scarsa per quanti hanno già i pannelli sul tetto e vogliono installare le batterie, perché sopporterebbero un costo ancora maggiore, dovendo modificare l’impianto». Questi utenti, per ottimizzazione l’autoconsumo, devono lavorare molto sulle proprie abitudini. La quota “base” del 30% può salire al 50 e anche al 70% senza l’ausilio dello storage, solo concentrando i consumi nelle ore in cui c’è picco di produzione, magari con elettrodomestici collegati ai sistemi di monitoraggio. Con un autoconsumo del 30%, l’impianto residenziale da 3 kW si ripaga in 9 anni al Nord Italia e in 8 al Sud (sempre considerando bonus fiscale e scambio sul posto). Come osservano gli ingegneri dell’Energy & Strategy Group del Politecnico milanese, i tempi si accorciano però a 8 (Nord) e 7 anni (Sud) con una quota del 50%; e a 7 (Nord) e 6 anni (Sud) se pensiamo a un autoconsumo al 70%. Soprattutto chi trascorre in casa tanto tempo, incluse le ore centrali della giornata, può trovar infine opportuno aggiungere sistemi che sfruttino l’energia elettrica per la produzione termica, come le pompe di calore (si veda Casa24 Plus del 26 giugno 2014).