Home Cosvig “L’era verde è già iniziata”

“L’era verde è già iniziata”

429
0
CONDIVIDI
Il Nobel Clark: con il solare e l’eolico si stanno trasformando milioni di case

Fonte: La Stampa.it

Autore: Gabriele Beccaria

L’era dell’energia verde è tra noi, anche se tanti non se ne sono accorti e l’Europa e la Cina stanno facendo meglio del «verde» Barack Obama. Interrogate un guru delle tecnologie pulite, il Nobel Woodrow Clark, e molti luoghi comuni sul pianeta che annaspa si incrinano.

Woodrow Clark, oggi sarà a Torino per un’attesa lezione sul «Futuro dell’economia». Dopo troppe promesse cresce lo scetticismo sulla «green economy». Che cosa risponde?
«La prossima economia sarà segnata dalla fuga dai combustibili fossili, petrolio, gas e carbone. Qualcuno invoca il “carbone pulito”, ma è un ossimoro: i termini sono in contraddizione. E poi c’è chi discute di “nucleare pulito” e tuttavia nessuno ha risolto il problema delle scorie radioattive. Ecco perché ci vogliono le nuove fonti energetiche e l’unica possibilità sono le risorse naturali: sole, vento, geotermia, fiumi, oceani. E ci sono già tutte».

In realtà non è facile sfruttarle, altrimenti sarebbero più diffuse: non è così?
«Dato che già esistono, la domanda è un’altra: quando e come inizierà la “green economy”? Il mio amico economista Jeremy Rifkin risponde che è iniziata da almeno un decennio, in Europa, Italia compresa, e all’avanguardia ci sono Germania e Paesi scandinavi. Sono esempi di quelli che Rifkin definisce la “terza rivoluzione industriale”, anche se io preferisco chiamarla “rivoluzione sostenibile” ed è significativo che sia in corso anche in Giappone e Corea del Sud, mentre si sta affacciando la Cina».

Lei dimentica che Pechino è nella lista nera dei mega-inquinatori.
«La Cina sta diventando molto attenta a questa rivoluzione e un motivo è contenuto nel rapporto del dipartimento dell’Energia Usa: restano 60 anni di petrolio e 62 di gas, mentre per il carbone si sale a 216, ma, come ho detto, non potrà mai essere pulito. E sorprendente è che anche per l’uranio non si vada oltre 60 anni: se molte nazioni vogliono spendere miliardi per nuovi impianti nucleari, si indebiteranno senza speranza. Questi sono i conti e questa è l’economia!».

Eppure la maggior parte dell’opinione pubblica non è consapevole di questa metamorfosi: perché?
«Anche se molti non l’hanno notata, sta avvenendo. Un esempio è il Piemonte, regione che conosco bene: ho insegnato al Politecnico di Torino e lì ho contribuito alla nascita di una società per la produzione di celle a idrogeno».

Tanti europei, però, invidiano l’America: Barack Obama è il leader che più di ogni altro si impegna nelle energie rinnovabili: perché non l’ha citato?
«Il Presidente va nella giusta direzione, ma, sfortunatamente, molti suoi consiglieri provengono dall’era Clinton e si concentrano sui temi della conservazione e dell’efficienza. Il problema è che così perdono di vista il punto».

E qual è il punto?
«Possiamo spegnere luce e tv, ma l’high tech richiede sempre più energia, a cominciare dai computer di nuova generazione e dal wireless. E quindi è necessario produrre più elettricità e dobbiamo farlo con le rinnovabili: non ci possono essere dubbi! Peccato che questa necessità non sia in cima all’agenda di Obama. Si tratta di un terribile errore».

Spieghi allora la sua strategia.
«Al Gore l’ha indicata nell’ultimo libro, “Our choice”, con il concetto di “utility scale”. Le rinnovabili devono entrare ovunque, a qualunque livello: case, shopping center, edifici pubblici, comunità intere».

Si fa presto a dire rinnovabili: qual è la più promettente?
«Non dobbiamo concentrarci solo su una e non hanno senso le dispute tipo “solare contro eolico”. Ci dev’essere un mix, un’integrazione tra risorse diverse e differenti tecnologie, capaci anche di immagazzinare l’energia e distribuirla nei momenti di picco».

I critici sostengono che non abbiamo le tecnologie adeguate.
«Forse ci vorrà un anno o ce ne vorranno venticinque, ma succederà come con i cellulari: oggi sono dappertutto e in più sono gratuiti. Ciò che si paga è solo il servizio. Vedremo lo stesso con il solare e l’eolico e con i sistemi che si stanno integrando sempre di più in case e uffici. Non possiamo più considerarli delle “aggiunte”, ma sono parti integranti come i muri o le finestre. Ed è grazie a questo intreccio di energia “locale” ed energia delle grandi reti che gli individui diventeranno più indipendenti, spenderanno meno e rispetteranno l’ambiente».

Che cosa può fare ciascuno di noi per contribuire all’affermazione della «green economy»?
«Inquinare meno, riciclando il più possibile, e chiedere che le fonti rinnovabili siano installate dappertutto, a cominciare dalla nostra casa e dal nostro parcheggio. E poi dobbiamo pretendere dai politici programmi adeguati e decisioni rapide».

L’APPUNTAMENTO A TORINO
La lezione
«Il futuro dell’economia: per una rivoluzione industriale sostenibile»: è il titolo della «Lectio magistralis» che il Premio Nobel per la pace, l’americano Woodrow Clark, terrà oggi al Teatro Regio di Torino alle 18.30. L’evento fa parte di un ciclo di «lezioni aperte» tenute da grandi personaggi internazionali in occasione di Biennale Democrazia.
Con Al Gore
Sostenitore delle energie rinnovabili, Clark è un consulente specializzato sui problemi delle comunità sostenibili. Nel 2007 ha ricevuto il Nobel insieme con Al Gore e i colleghi dell’Ipcc, il Comitato intergovernativo dell’Onu per i cambiamenti climatici, per il lavoro svolto nel «Capitolo 2» su finanza ed economia e nel «Capitolo 3» sugli aspetti legali.