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“Le rinnovabili in fuga dall’Italia”

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Allarme del numero uno di Falck: “Troppa burocrazia e difficoltà nei finanziamenti”

Fonte: La Repubblica

Autore: LUCA PAGNI

Non si lamenta per il livello degli incentivi. «Non sarebbe corretto, siamo alla pari con gli altri paesi europei». I problemi, secondo l’amministratore delegato di Falck Renewbles, Piero Manzoni stanno altrove: «Le nuove regole approvate dal governo hanno introdotto una serie di ostacoli burocratici che ci penalizzano. Se ci aggiungiamo le difficoltà del sistema bancario a finanziare i nuovi progetti, l’effetto sarà uno solo: spingere le imprese del settore ad abbandonare l’Italia e investire in quei paesi dove ci sono maggiori certezze».
L’allarme lanciato a Repubblica dal manager del gruppo Falck (società quotata a Piazza Affari con 253 milioni di capitalizzazione con oltre 700 mw installati), dopo il varo del cosiddetto Quinto conto energia — il provvedimento che ha fissato le nuove regole per la realizzazione di impianti per la produzione di energia rinnovabile — non è isolato. Falck, gruppo in mano alla storica famiglia che ha scritto la storia della siderurgia italiana, si occupa di eolico. Ma anche gli imprenditori del “solare” sono sulla stessa lunghezza d’onda: «Il governo non ha voluto interpretare il fotovoltaico come motore dello sviluppo del paese bloccando di fatto il mercato e causando una ulteriore perdita di migliaia di posti di lavoro», secondo quando dichiara Valerio Natalizia, presidente di Gifi-Anie, l’associazione di categoria legata a Confindustria.
A differenza di quanto era accaduto l’anno scorso, quando il governo Berlusconi in due riprese aveva drasticamente abbassato il livello degli inventivi (fino ad allora i più alti d’Europa), l’esecutivo Monti non viene contestato sotto l’aspetto economico. incentivi Ma per aver, di fatto, contingentato nell’eolico la possibilità di realizzare nuovi impianti, oltre ad aver fissato a 6 miliardi all’anno il valore massimo degli incentivi
per il fotovoltaico (raggiunto tra l’altro il 7 luglio scorso). Spiega Manzoni: «Ci sarà spazio solo per 500 megawatt all’anno che verranno assegnati con un’asta. Se nel corso dell’anno non esco vincitore con uno dei miei impianti, per i quali comunque ho lavorato, speso soldi per progetti, per trovare l’area, per ordinare le turbine devo stare fermo fino all’asta successiva e avrò lavorato in perdita». Conseguenza? «Sarà inevitabile per tutte le imprese del settore la cui redditività si basa sulla realizzazione degli impianti investire in quei paesi che credono allo sviluppo delle rinnovabili e dove ci sono maggiori certezze. In assenza di novità, l’impianto che abbiamo appena concluso in provincia di Palermo sarà l’ultimo in Italia.
Dall’associazione del fotovoltaico l’attacco al governo è ancora più diretto. E fa intendere che Monti e il ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, abbiano voluto aiutare i grandi gruppi del settore elettrico in difficoltà per la caduta dei consumi ma anche per la concorrenza degli impianti delle rinnovabili.
Per Gifi-Anie «il provvedimento è punitivo e il riferimento al costo dell’energia è strumentale». Ma c’è di più: «L’aver annunciato che sarebbero cambiate le regole ha avuto un effetto boomerang — sostiene Natalizia — con una corsa all’installazione e quindi un aumento degli incentivi erogati, destinati a superare il tetto dei sei
miliardi».