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La ricerca in Italia sulle energie rinnovabili

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È cresciuta negli ultimi anni ma non sempre si traduce in brevetti e quindi in applicazioni commerciali

Fonte: Rinnovabili&Territorio

Autore: Redazione

Uno studio realizzato daAlessandro Castiello D’Antonio dell’Università di Aalborg, e pubblicato su sbilanciamoci.info, mostra che il settore delle energie rinnovabili ha registrato un enorme sviluppo negli scorsi anni, contribuendo in modo positivo all’economia italiana e aumentando l’occupazione. Questi risultati sono testimoniati dalle pubblicazioni scientifiche moltiplicatesi negli ultimi 12 anni. Ma nonostante ciò non si è stati in grado di trasformare i risultati ottenuti dalla ricerca in brevetti e quindi in specifiche tecnologie innovative con un potenziale commerciale.

L’analisi delle pubblicazioni scientifiche è stata condotta sul database Scopus, ricercando nei tre settori di energia, ingegneria e scienze ambientali, le singole fonti di energia alternativa come parole chiave.

Il trend positivo rilevato mostra andamenti diversi sulle singole tecnologie analizzate: le ricerche su tecnologie connesse allabiomassa, che includono anche prodotti come biofuel e biogas, si classificano al primo posto, raggiungendo un totale di 2.437 pubblicazioni; al secondo posto con 1.306 pubblicazioni sono quelle relative alfotovoltaico che mostra un elevato tasso di crescita negli ultimi 5 anni. Analoga la situazione per quanto attiene alla tecnologia eolica con un calo nell’ultimo anno e mezzo. Il solare termico è oggetto di minori studi, così come il geotermico, anche se la scarsa ricerca (512 le pubblicazioni) in quest’ultimo comparto è una caratteristica che appare condivisa a livello europeo.

I dati, confrontati a scala europea e internazionale, pongono comunque in una luce meno positiva la nostra ricerca nel settore rinnovabili: laGermania si attesta al primo posto per quantità di pubblicazioni in tutte le tecnologie rinnovabili, tranne che per l’idroelettrica/marina, dove è leader la Francia. Nel settore biomasse l’Italia si classifica quinta a livello europeo, dopo la Germania (4.634), la Spagna (3.248), la Francia e l’Olanda, e tredicesima a livello mondiale; stesso posizionamento per l’eolico, con un totale di 1.146 pubblicazioni. Siamo invece al quarto posto per il solare termico, a poca distanza dalla Francia e dalla Spagna, al secondo per il fotovoltaico, dietro alla Germania. A livello internazionale, grazie all’altissima produzione scientifica di paesi come gli Stati Uniti, la Cina, e il Giappone, l’Italia è relegata tra il sesto e l’ottavo posto, ad eccezione delle tecnologie relative alla biomassa e all’eolico dove ci attestiamo all’undicesimo.

Le istituzioni che costituiscono le principali fonti di pubblicazioni scientifiche sono rappresentate, in maniera trasversale in diverse tecnologie rinnovabili, dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, l’Università La Sapienza, e il Politecnico di Milano; mentre sono specializzate e molto attive in determinate aree tecnologiche, l’Università di Padova nel solare termico, l’Università di Genova nell’eolico e l’Università di Bologna nell’idro/marina. Importante anche il ruolo dell’Ispra nell’area delle biomasse, e la particolare (essendo una società privata e non una istituzione) ma rilevante figura dell’Enel nell’ambito della geotermia.

A fronte di questo scenario della ricerca sulle tecnologie rinnovabili, l’andamento dei brevetti non è altrettanto lusinghiero.

L’importanza dei brevetti è data dal fatto che essi indicanoil rapporto tra l’attività di ricerca e la capacità di applicazione in ambito commerciale.

L’analisi dell’andamento di brevettazione di tali tecnologie, per indagare l’output dell’attività di ricerca dal punto di vista sia quantitativo che qualitativo, è stata condotta tramite i dati statistici relativi ai brevetti delle tecnologie rinnovabili nella generazione di energia, depositati all’European Patenting Office (EPO), e forniti dallOecd.Stat databaseche li valuta in forma frazionata (se un brevetto è depositato da un tedesco ed un francese, è considerato come un brevetto per metà francese e per metà tedesco).

I dati si riferiscono al 2009 e mostrano una posizione medicocre dell’Italia nel contesto europeo.

I brevetti che hanno mostrato una maggiore crescita in Italia, in correlazione al trend della ricerca riguardano le tecnologie solari, sia fotovoltaico che termico: quelli relativi al fotovoltaico sono aumentati del 220% dal 2006 al 2009, arrivando a 46,5 brevetti (contro i 71,3 della Francia). Quelli relativi al termico, dopo aver raggiunto quota 38,7 nel 2008, sono calati del 16% nell’anno successivo. Una buona correlazione si può evidenziare anche per i brevetti relativi alla tecnologia eolica che sono cresciuti del 40% l’anno dal 2007 al 2009, superando quelli francesi ma rimanendo di numero inferiore rispetto a quelli spagnoli ed olandesi. Non vi è invece correlazione con i brevetti relativi alla biomassa, che presentano diverse oscillazioni dal 2002 al 2009, a differenza della Francia, dove questo tipo di attività è stata caratterizzata da una moderata crescita. I brevetti riguardanti l’idroelettrico e le tecnologie marine sono leggermente cresciuti fino al 2007, per poi riprendersi nel 2009, ma rimangono quantitativamente inferiori a 10 brevetti per anno come in Spagna. Sono invece depositati uno o due brevetti per anno sulla tecnologia geotermica, riflettendo una tendenza comune a tutti i paesi europei, dove tale tecnologia riceve scarsa attenzione.