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La nuova normativa che regola il settore delle energie rinnovabili non riconosce l’esperienza tra i requisiti

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Sono circa ventimila gli installatori che rischiano di rimanere disoccupati con l’entrata in vigore del decreto legislativo numero 28 del 2011, che recepisce una direttiva europea

Giusti: «Migliaia di posti a rischio»

Fonte: Il Tirreno, Cronaca di Prato

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E’ una corsa contro il tempo quella che vedrà ben 80mila imprese di installazione impianti operanti nel settore delle energie rinnovabili scagliarsi contro la normativa che le taglia fuori dal mercato del lavoro se entro il primo agosto di quest’anno non cambieranno le carte in tavola. Ovvero, non cambierà la legge. Sono circa ventimila gli installatori che rischiano di rimanere disoccupati con l’entrata in vigore del decreto legislativo numero 28 del 2011, che recepisce una direttiva europea: una norma che ha lo scopo di incentivare l’uso delle rinnovabili, ma che, di fatto, non riconosce l’esperienza tra i requisiti per poter installare impianti. In questa categoria rientrano anche numerosi artigiani e addetti del distretto pratese, i quali, da anni, lavorano in questo campo e che ora rischiano di rimanere al palo a causa dell’ennesimo cavillo burocratico. In pratica, agli operatori in possesso del titolo di studio della scuola dell’obbligo e dell’esperienza maturata in anni di lavoro si nega sia il riconoscimento della qualificazione professionale acquisita e imposta dalla legge del 2008 per operare sugli impianti sia la possibilità di svolgere corsi di aggiornamento. «Ci troviamo di fronte a una situazione in cui ancora una volta la burocrazia mette una zavorra alla possibilità di incentivare la creazione di nuovi posti di lavoro – commenta il presidente di Confartigianato Prato, Luca Giusti – tutto il contrario di quanto servirebbe per favorire l’occupazione». In seguito alla mobilitazione dello scorso 15 maggio organizzata dalle associazioni di categoria per sollecitare l’intervento del Governo, i parlamentari, a prescindere dagli schieramenti politici, hanno manifestato l’intenzione di cambiare la legge mettendosi dalla parte delle piccole imprese. «Noi chiediamo di ritirare il decreto che impedisce agli impiantisti di lavorare – dichiara Giusti– non ha senso: se infatti accettassimo una legge che non riconosce i requisiti professionali degli installatori che hanno lavorato fino a oggi, allora bisognerebbe rimettere in discussione anche quanto realizzato finora a livello di impianti». La protesta degli operatori delle energia rinnovabili è anche l’occasione per verificare lo stato di salute del settore a cui un tempo sul territorio era stato affidato il ruolo di volano per lo sviluppo locale. Ma i riscontri non sono positivi. «Il settore a Prato sta soffrendo al pari dell’edilizia – sostiene Giusti – quello che dispiace è constatare che in un momento di grande difficoltà come questo si fanno scelte che creano ulteriore disagio alle imprese: sarebbe auspicabile per prima cosa rivedere o, addirittura, ritirare il decreto per permettere a tutti gli installatori che operano nel settore di continuare a lavorare; poi, di prevedere interventi mirati a creare nuovi posti di lavoro e reddito per rilanciare lo sviluppo».