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La Borsa premia le società delle rinnovabili

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DA MANIPOLO A PATTUGLIA AGGUERRITA, BLOOMBERG HA MESSO A PUNTO SEI INDICI CHE DA INIZIO 2013 SONO IN GUADAGNO E STANNO RECUPERANDO UNA PARTE DEL TERRENO PERDUTO NEGLI ANNI PRECEDENTI. INVESTITORI ISTITUZIONALI GUARDANO AL SETTORE

Fonte: La Repubblica – Affari & Finanza

Autore: Marco Frojo

Milano Se fino a qualche anno fa le società attive nel settore delle rinnovabili e quotate in Borsa erano solo un manipolo adesso sono diventate una pattuglia agguerrita. Si trovano aziende quotate su tutti i principali listini e il loro business spazia dalla gestione degli impianti fotovoltaici e eolici alla produzioni delle tecnologie per ricavare energia da sole, vento, acqua e rifiuti fino allo sviluppo di sistemi di immagazzinameto delle energia e alle fuel cells. Bloomberg, in collaborazione con il New York Stock Exchange, ha messo a punto sei indici che rilevano le performance del settore delle rinnovabili, a dimostrazione dell’importanza che esse rivestono in ambito borsistico. A livello settoriale sono disponibili tre indici, uno che segue le società attive nel solare, uno per l’eolico e uno per le smart technologies, ovvero quelle tecnologie che consentono il trasporto e l’immagazzinamento dell’energia. A livello geografico sono invece stati messi a punti l’indice americano (Nord e Sud America), quello europeo-Medio Oriente-Africa e quello Asia-Pacifico. Ogni indice comprende dalle 70 alle 200 società e per esservi ammesse le società devono vantare una significativa fetta dei ricavi provenienti dalle energie rinnovabili. Da inizio anno tutti e sei gli indici sono in guadagno ma il solare (+82%) ha fatto decisamente meglio dell’eolico (+43%) e delle smart technologies (+49%), mentre la regione americana (+44%) ha fatto meglio delle altre due, le cui performance sono sostanzialmente allineate (+29%). Gli indici delle rinnovabili hanno così recuperato parte del terreno perso negli anni precedenti, quando i timori — poi rivelatisi fondati — che i principali Paesi occidentali potessero ridurre gli incentivi ne avevano fatto sgonfiare le quotazioni. Le aziende del settore stanno inoltre iniziando ad attirare l’attenzione dei grandi investitori istituzionali, come per esempio i fondi di private equity e i grandi fondi pensioni. Una delle mosse più ardite è stata quella del fondo pensione danese PensionDanmark che ha annunciato di voler allocare addirittura il 10% del proprio patrimonio, ovvero 2 miliardi di euro, nelle rinnovabili, una percentuale molto alta rispetto allo standard dei fondi pensione. Anche il fondo sovrano della Norvegia, il maggiore al mondo (800 miliardi di dollari di patrimonio), ha messo le rinnovabili nel mirino e la cosa viene giudicata di grande interesse visto che nel Governament Pension Fund Global di Oslo confluiscono i proventi della vendita del petrolio norvegese. Anche a Piazza Affari, dove le società specializzate sulle rinnovabili sono poche, si registra un certo fermento. L’indice che monitora l’andamento del settore si chiama Irex (Italian renewables index) ed è stato lanciato nel 2009 dalla società di consulenza Althesys: dai minimi di quest’estate ha recuperato più del 25%. Fra i singoli titoli è spiccato il buon andamento di Falck Renewables che ha beneficiato dei buoni dati relativi al primo semestre. La società ha inoltre avviato una trattativa con investitori interessati a rilevare il 49% delle attività eoliche che detiene nel Regno Unito. Sono salite anche le quotazioni di K. R. Energy che ha perfezionato la cessione di tre impianti fotovoltaici in Puglia al fondo di investimento Perseide Energie. La chiusura di questa operazione permetterà a KR di concludere gli investimenti in due centrali idroelettriche in Toscana recentemente acquisite. Gli investitori seguono poi con grande attenzione l’evoluzione di Erg che, dopo aver ceduto la raffineria di Priolo ai russi della Lukoil, si è definitivamente focalizzata sulle rinnovabili, avendo tra l’altro a disposizione una ricca cassa per finanziare la crescita nel settore. «Oggi la sfida è la crescita — ha detto di recente l’amministratore delegato di Erg, Luca Bettonte — Nell’eolico dobbiamo muoverci fuori dai confini nazionali in aree meno dipendenti dagli incentivi. Stiamo parlando con potenziale partner locali in Brasile e non disdegniamo l’Europa occidentale dove la Spagna potrebbe essere un Paese interessante. In Russia è prematuro, ma siamo pronti a cresce con Lukoil se si dovesse aprire all’eolico ». Anche il big di Piazza Affari, Enel Green Power, sta vivendo un periodo molto positivo dal punto di vista borsistico. La controllata dell’ex monopolista elettrico, che fa addirittura parte dell’indice delle blue chips, da inizio anno ha guadagnato il 20%. I suoi conti dimostrano come si possa guadagnare (e tanto) con le rinnovabili: nel 2013 il margine operativo lordo dovrebbe superare gli 1,8 miliardi di euro.