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Dal rinascimento dei centri urbani il volàno della ripresa

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INTERVENTO del Presidente di legambiente a presentazione del rapporto Ecosistema Urbano

Fonte: Il Sole24ore

Autore: di Vittorio Cogliati Dezza

 

L’aria di città rende ancora liberi? Sembra una domanda retorica a risposta negativa obbligata.
Un esempio. Quando a febbraio di quest’anno Roma è andata in tilt per 10 centimetri di neve, ce la siamo presa con l’impreparazione dell’amministrazione romana, con le previsioni imprecise della Protezione civile, con la storica incapacità dei romani di districarsi tra qualche fiocco di neve. Ma ragioniamo! Se in una città di tre milioni di abitanti, in un’ora "x" si dà il segnale di evacuazione perché tutti devono tornare a casa e a quei tre milioni si aggiunge il milione che tutte le mattine entra in città, la maggior parte con l’auto privata, come si fa a pensare che le 15 vie di "fuga" dalla città verso la provincia rimangano sgombre ed efficienti?
Il motivo vero di quella incredibile débâcle dell’amministrazione romana sta nel fatto che negli ultimi 20 anni la città è cambiata strutturalmente, come tutte le città medie e grandi. Ogni giorno 14 milioni di pendolari si muovono dai territori periurbani per andare a lavorare in città, da cui sono stati espulsi. Una "libertà obbligatoria" che ha trasformato la crisi della mobilità intra e periurbana nella grande emergenza strategica intorno alla quale si gioca la qualità della vita e dell’ambiente urbano.
Non solo. Dalle città viene il maggior contributo alle emissioni di CO2, anche le città sono state travolte dalla crisi etica che attanaglia il paese: Parma un anno fa, la parentopoli romana e, recentemente, lo scioglimento per mafia del Comune di Reggio Calabria.
Le città sono al centro delle contraddizioni e delle sfide di oggi, proprio per questo l’antico detto «l’aria di città rende liberi», che ci ricorda che in altre epoche lì ha abitato la speranza di futuro, torna d’attualità, perché per le città passa il rinnovamento del Paese: mobilità urbana e nelle aree limitrofe, riqualificazione degli edifici, rigenerazione delle periferie e delle aree da bonificare, risparmio energetico e idrico, smart cities, recupero di materiali dai rifiuti, valorizzazione agricola delle campagne circostanti, messa in sicurezza dei territori e degli edifici (dal rischio sismico e idrogeologico), sono tutti terreni di un possibile rinascimento urbano che, insieme alla costruzione di un’economia a basse emissioni di CO2, rappresentano la via maestra per uscire dalla crisi economica e dal declino.
Ma mettere le città al centro della ripresa economica del Paese è una visione che per ora manca anche al governo dei tecnici. Si parla solo di smart cities, ma si dimenticano gli smart citizens. Per cambiare serve cultura, istruzione, coinvolgimento, consapevolezza, responsabilità delle singole persone e certezze di indirizzo.
Serve semplificazione amministrativa, che renda facile ai cittadini cambiare i loro stili di vita e investire nel rinnovamento delle proprie abitazioni.
Serve un’idea di città nuova, capace di rivitalizzarsi nella collaborazione tra culture diverse, anche attraverso il riconoscimento del diritto di voto agli stranieri per le elezioni amministrative.
C’è un mondo di cose da fare ed Ecosistema urbano fotografa bene la distanza tra le dinamiche possibili e lo stato sostanziale di stallo delle città italiane, tranne pochi segnali positivi nella raccolta differenziata, per qualche zona 30, per l’area C a Milano, per il movimento #salvaiciclisti, che ci fa dire, senza possibilità di smentita, che la classifica premia le città meno insostenibili.
Anche qui sta l’utilità dei dati di Ecosistema urbano, da quest’anno corroborati dalla sinergia con l’Istat, per fornire un’analisi sempre più dettagliata e utile a capire dove le città stanno andando… e dove potrebbero andare.
Presidente nazionale Legambiente