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Una batteria geotermica per stoccare calore nel sottosuolo

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«Le sonde geotermiche non solo possono estrarre energia dal sottosuolo, possono anche stoccarvene per impieghi futuri», spiegano dal Politecnico Federale di Zurigo

Fonte: GeotermiaNews.it

Autore: Redazione

Il calore che arriva dal centro della Terra può essere impiegato sia indirettamente per la produzione di energia (elettrica) sia direttamente per i suoi usi termici, nei processi produttivi come in agricoltura o per la climatizzazione. È questo uno dei più diffusi indirizzi della risorsa geotermica, ma altrettanto interessante –e assai meno esplorato– è il percorso inverso: utilizzare il terreno come una “batteria” per il calore.

A descrivere questa possibilità sulle pagine del Politecnico federale di Zurigo è il program manager dello Swiss Competence Center for Energy Research–Supply of Electricity (SCCER-SOE), Ueli Wieland, che si sofferma sugli impieghi delle sonde e pompe geotermiche, strumenti tecnologici che «forniscono una valida alternativa al riscaldamento a gasolio, ma non sono adatti per l’uso in aree densamente popolate, dove sonde molto vicine tra loro estraggono troppo calore dal terreno», interferendo tra loro e presentando così la necessità di essere «attivamente rigenerate». Come? Wieland porta l’esempio più comune, che vede le pompe di calore impiegate per riscaldare edifici in inverno e raffreddarli in estate, dirigendo il calore in eccesso nel sottosuolo.

Un meccanismo che incrementa di molto la propria efficienza quando la stretta vicinanza tra le sonde geotermiche viene impiegata come leva per creare delle vere e proprie “batterie” per il calore. «Le sonde geotermiche –spiega Wieland– non solo possono estrarre energia dal sottosuolo, possono anche stoccarvene per impieghi futuri, pompando calore nel terreno che sarà poi utilizzato in un secondo momento».

Uno stoccaggio geotermico per grandi aree che trova già molte applicazioni pratiche in molti luoghi della Svizzera, non da ultimo lo stesso Politecnico: «Duecento metri sotto la superficie del campus Hönggerberg –chiosa Wieland– 425 sonde geotermiche stoccano il calore di scarto dei laboratori e delle sale server».