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Sul risparmio energetico a Trento le norme più rigide

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Marcate differenze tra le Regioni per obiettivi di efficienza e modalità di incentivo
Nelle scelte spiccano il bonus in volumi, il taglio dei costi, i vincoli sugli ecomateriali e le rinnovabili

Fonte: Il Sole24ore

Autore: Giulia Del Re

C’è chi riconosce bonus volumetrici nel caso in cui i lavori di riqualificazione di edifici o fabbricati presentino una particolare attenzione al risparmio energetico. C’è chi eroga incentivi ai privati che predispongono, nei loro appartamenti, il passaggio a una classe energetica superiore. Chi, ancora, impone l’utilizzo di materiali ecocompatibili e di impianti a energia alternativa nelle operazioni di demolizione e ricostruzione. Ognuna con modalità diverse, praticamente tutte le Regioni hanno varato provvedimenti specifici per l’implementazione del risparmio energetico nelle nuove costruzioni o riqualificazioni dell’esistente.
Il quadro nazionale è variegato e complesso: nella selva di leggi regionali, delibere e precetti è difficile stabilire quali sono i territori più virtuosi dal punto di vista della bioedilizia. Facendo una panoramica, si scopre che la Provincia autonoma di Trento è probabilmente quella che ha imposto ai costruttori norme più stringenti dal punto di vista energetico: da una parte, ha messo a disposizione 40 milioni di euro per tre anni che servono a erogare contributi a fondo perduto, fino al 30% sul costo di interventi entro i 100mila euro, ai privati che ristrutturano l’appartamento, certificandolo dal punto di vista energetico; dall’altra, ha imposto l’obbligo di raggiungere almeno la classe B per tutti gli interventi di riqualificazione edilizia. Infine, ha lanciato un marchio ad hoc per la certificazione degli edifici con struttura portante in legno (Marchio Arca).
Spostandosi in Lombardia, la legge regionale 4/2012 fissa un premio volumetrico del 5% nel caso di interventi che migliorano l’efficienza energetica e si stabilisce che nelle operazioni di demolizione e ricostruzione bisogna assicurare la copertura di almeno il 20% del fabbisogno energetico da fonti rinnovabili. Se questa copertura supera il 50%, scatta un bonus volumetrico del 10 per cento.
Nel Lazio i privati che riqualificano le loro abitazioni predisponendo un impianto per la produzione di energie rinnovabili di almeno un kW, possono ampliare il loro appartamento del 30%, altrimenti devono fermarsi al 20 per cento. «Il Piano casa della Regione – ha spiegato l’assessore all’Urbanistica, Luciano Ciocchetti – punta alla riqualificazione di scatole edilizie dismesse. Questa legge è fondamentale per la riconversione, perché non possiamo continuare solo a costruire su perimetri nuovi, sprecando aree del territorio».
Bonus volumetrico del 5% per gli interventi che prevedono un ricorso alle fonti rinnovabili anche in Emilia Romagna, dove si chiede che la copertura del fabbisogno energetico dell’edificio sia superiore al 30% rispetto al minimo stabilito dalle leggi regionali. Allo stesso tempo in Liguria, la legge regionale 49/2009 prevede che gli ampliamenti degli edifici esistenti debbano essere realizzati sulla base di canoni di rendimento energetico. In più vengono fissati bonus volumetrici di varia entità per interventi che coinvolgano interi edifici o che prevedano l’installazione di impianti ad alto rendimento energetico.
In Toscana la legge 24/2009 stabilisce che tutti gli interventi di demolizione e ricostruzione siano realizzati con l’utilizzo di tecniche costruttive di edilizia sostenibile che garantiscano, ad esempio, con riferimento alla climatizzazione, il conseguimento della classe A. Qui, inoltre, gli incentivi fissati con la legge 1/2005 prevedono una riduzione degli oneri di urbanizzazione fino al 70% nel caso di interventi con prestazioni energetiche particolarmente elevate.
Infine, in Campania la Giunta regionale ha deciso di aderire al protocollo Itaca-Sintetico sulla valutazione della sostenibilità ambientale e di estenderlo progressivamente a tutte le norme del Piano casa e a tutti i permessi di costruire. Il Protocollo, operativo anche in altre Regioni d’Italia, permette di stimare il livello di qualità ambientale di un edificio in fase di progetto misurandone le prestazioni rispetto a 12 criteri che vanno dal contenimento dei consumi energetici invernali/estivi, alla produzione di acqua calda sanitaria, fino all’energia elettrica da fonti rinnovabili e all’uso di materiali eco-compatibili. Sulla base della valutazione delle varie prestazioni, si dà una sorta di punteggio all’edificio che va da -1 (prestazione inferiore allo standard) a 5 (prestazione considerevolmente avanzata). La Campania ha imposto a tutte le nuove costruzioni il raggiungimento di una prestazione con livello di prestazione energetica non inferiore al 2 (miglioramento rispetto alle leggi vigenti).