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STRATEGIE L’hub del gas sparito

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Su una delle grandi sfide dello scenario metanifero (anzi “la” grande sfida) la contraddizione manifestata nella Strategia che si vuole trasformare in legge dello Stato. Riguarda il progetto, ribadito con enfasi nella Sen, di fare dell’Italia un profittevole hub del gas metano per tutto il continente europeo

Fonte: Il Sole 24 Ore

Autore: Federico Rendina

Il Governo uscente ha fatto un’apprezzabile sforzo programmatico con la "strategia energetica nazionale". Un documento quadro che mancava da vent’anni, e che va così in eredità ai governanti che verranno. Qualcuno si domanda se sia lecito, per un governo dimissionario e in carica solo per gli affari correnti, il varo di un provvedimento che con la gestione della necessaria quotidianità ha poco a che fare. Questione – ci perdoneranno gli illustri giuristi – poco rilevante. Il Governo ha lavorato duro, su questo fronte. Ha portato a termine un’articolata consultazione. Lascia appunto in eredità un documento con una qualche veste formale. «Il prossimo governo e il prossimo Parlamento sono liberi di fare e correggere quel che credono» ha chiarito il ministro dell’Ambiente Corrado Clini, tagliando – come si usa dire – la testa al toro.
Il rammarico, semmai, è un altro. E riguarda proprio la coerenza e l’alchimia di alcuni contenuti. Che in molti casi ben si legano al proficuo lavoro fatto dal Governo, e in particolare dal ministro Passera, per far progredire l’apertura del mercato dell’energia, in particolare quello del gas.
Via al massiccio accesso dei concorrenti dell’Eni, ma anche dei consorzi di consumatori energivori, agli stoccaggi. Via al loro diritto di usufruire molto di più che in passato dei diritti di transito del "loro" gas nei gasdotti di importazione. I risultati non sono mancati, tanto che i prezzi spot internazionali del metano hanno consentito un sostanziale allineamento dei nostri costi di approvvigionamento rispetto a quelli degli altri paesi, come ha certificato lo stesso ministro Passera procurandosi però la sollecitazione delle associazioni dei consumatori perché promuova un pronto "riallineamento" anche dei prezzi finali in bolletta.
Ma ecco, su una delle grandi sfide dello scenario metanifero (anzi "la" grande sfida) la contraddizione manifestata nella Strategia che si vuole trasformare in legge dello Stato. Riguarda il progetto, ribadito con enfasi nella Sen, di fare dell’Italia un profittevole hub del gas metano per tutto il continente europeo.
Progetto in contrasto, però, con il freno tirato sullo sviluppo delle infrastrutture metanifere, che l’ultima versione della Sen mette in diretta relazione non con le opportunità che potrebbero essere aperte dall’hub ma da un assai più prudente eccedenza rispetto ai consumi previsti anche in caso di augurata ripresa dell’economia e quindi dalle richieste di materie prime energetiche.
Un solo rigassificatore con garanzie pubbliche anche finanziarie. Tutto il resto al mercato. Non è un buon segnale per i tanti che si stanno impegnando nei rigassificatori, che (va ricordato) sono la soluzione più proficua non solo per rafforzare il nostro import ma anche per differenziare (elemento ancora più importante) le fonti di approvvigionamento.
I maligni, come sempre, sono al lavoro. Sospettano che dietro questa scelta possa esserci una strategia di protezione del nostro gigante energetico nazionale, l’Eni. Quasi tutte le nuove infrastrutture metanifere in lista d’attesa (dal gasdotto Galsi dall’Algeria ai rigassificatori, appunto) portano la firma dei concorrenti. Se si realizzassero verrebbe così attenuata, ulteriormente, la supremazia del cane a sei zampe. Una tesi naturalmente. Che è lecito contestare e smentire.