Home Cosvig Strategia Energetica nazionale, ignorata la geotermia

Strategia Energetica nazionale, ignorata la geotermia

310
0
CONDIVIDI
Il documento sulla Strategia Energetica nazionale redatto in un lavoro congiunto svolto all’interno del Distretto Tecnologico per le Energie Rinnovabili, l’Efficienza Energetica e la Green Economy –DTE-Toscana– e il Polo di Innovazione per le Energie Rinnovabili, il Risparmio Energetico – PIERRE.

Fonte: GeotermiaNews

Autore: Redazione

Un gruppo di lavoro costituito da 13 esperti del Distretto Tecnologico per le Energie Rinnovabili, l’Efficienza Energetica e la Green Economy –DTE-Toscana– e del Polo di Innovazione per le Energie Rinnovabili, il Risparmio Energetico –PIERRE-, fra loro coordinati, ha prodotto un documento di osservazioni alla strategia Energetica Nazionale.

Il gruppo di lavoro, nella premessa, definisce “condivisibile” l’adeguamento “delle politiche nazionali a quelle più generali Europee” che il documento prospetta, ma ritiene che lo stesso sia però “poco selettivo negli indirizzi e poco attento ai vincoli tecnologici, ambientali e sociali tipici della realtà nazionale”.

E se è ritenuta “utilissima” la puntualizzazione dello stato di fatto, si valuta limitato “l’orizzonte temporale cui si riferisce” e all’interno del quale si prospettano le misure da intraprendere. Anche se “ciò nulla toglie all’importanza del documento, perché anche in un tale arco di tempo possono essere messi in cantiere provvedimenti di enorme rilevanza, in grado di fornire al Paese consistenti vantaggi” tuttavia il punto critico sottolineato nelle osservazioni di DTE Toscana e PIERRE è il fatto che “il SEN dichiaratamente non delinea una strategia a lungo termine e per molti versi neanche a medio termine”.

Altro elemento carente viene individuato nella mancanza di “un’analisi degli errori compiuti e delle motivazioni che hanno condotto a tali errori“ che sminuisce la credibilità delle prospettive” e che non aiuta a minimizzare “il rischio che vengano ripetuti gli errori del passato”.

C’è poi il tema della sostenibilità delle prospettive, ovvero l’analisi puntuale di valutazioni di fattibilità e di convenienza delle scelte strategiche e quindi “l’indicazione di un quadro possibile di investimenti, all’interno del quale stabilire le priorità. In assenza di tale quadro, è altamente possibile che il SEN diventi una (lodevole, ma poco incisiva) enunciazione di principi e desideri, orba di un reale contenuto progettuale”.

Sul piano formale, si sottolinea il fatto che il documento è spesso appesantito “da ripetizioni multiple di concetti identici” che vanno a discapito della sua chiarezza.

Sul piano sostanziale, il gruppo di lavoro si sofferma su vari punti e in particolare sulla strategia che si intende delineare per il percorso di decarbonizzazione al 2030-2050.

Secondo il gruppo di lavoro DTE-PIERRE “Occorre puntare decisamente sull’efficienza energetica e sulle fonti rinnovabili, con una maggiore attenzione alla geotermia” settore che, invece, è “completamente ignorato dal documento di consultazione” da cui sembra potersi dedurre che “ non si ritiene possa contribuire ad un’energia più competitiva e sostenibile”.

“L’attuale monopolista di fatto (ENEL) –scrivono del documento gli esperti- ha una politica dichiarata sulle basse e medie entalpie che prevede soltanto gli usi termici (certamente, da favorire per quanto possibile). Non ritiene evidentemente produttivo (avendo una potenza “convenzionale” installata di quasi 800 MWe che produce oltre 7000 h/anno) investire in impianti di nuova tipologia (come invece la stessa ENEL fa all’estero, in Nevada, realizzando ad esempio impianti binari). Adesso, dal 2010 sono stati estesi i permessi per esplorazione, ma in una situazione ormai spesso molto compromessa per l’opposizione locale a questi impianti; ma i nuovi “competitors” sono oggettivamente svantaggiati, in quanto ENEL ha una conoscenza profonda dei campi geotermici toscani attualmente in produzione, maturato in oltre 50 anni di “coltivazione” che le consentirebbero di introdurre le nuove tecnologie con investimenti di gran lunga inferiori (è noto che i costi di ricerca ed esplorazione rappresentano oltre il 50% dell’investimento in questi impianti, e chi gestisce una “zona” geotermica da molti anni parte già da una situazione di grande favore). Ciò nonostante, questi nuovi impianti non vengono costruiti da ENEL, che continua a proporre impianti tradizionali (seppure completati da impianti di abbattimento -AMIS- del mercurio e dell’idrogeno solforato in particolare e degli incondensabili in generale)”.

“E’ un chiaro esempio –concludono gli esperti- di come una big company che detiene un monopolio del settore riesca ad ostacolare in modo efficace la crescita di piccoli imprenditori e l’attrazione di investitori anche da paesi esteri”.

Se vi è una reale volontà da parte del Ministero dello Sviluppo Economico di sostenere lo sviluppo dell’energia geotermica, è allora necessario definire in modo chiaro gli scenari di sviluppo (MW da installare), quali tipologie di risorse da utilizzare (bassa, media, alta entalpia), quali tecnologie da applicare (solo impianti a ciclo chiuso con reiniezione totale?) in un arco temporale non inferiore ai prossimi 15-20 anni”.

E’ inoltre necessario definire procedure adeguate così da rendere concreta la “possibilità di portare a compimento i progetti geotermici in tempi compatibili con i piani d’investimento industriali”, dato che le attuali procedure risultano essere “molto incerte” negli esiti e nei tempi di espletamento.

Serve inoltre “una definizione chiara della politica e delle modalità di incentivazione dell’energia geotermica nel lungo periodo” che renda possibile anche investimenti da parte di “società a capitale straniero il cui interesse è comunque quello di sviluppare l’energia geotermica in modo sostenibile per l’ambiente generando ricadute positive sull’economia del territorio”.

Per rendere ancora più esplicito il ragionamento il gruppo di lavoro DTE-PIERRE conclude con un paragone rispetto a quanto previsto per le risorse petrolifere nazionali:

“la geotermia dovrebbe essere menzionata tra le risorse strategiche territoriali tanto quanto gli idrocarburi della Pianura Padana e dovrebbe essere sviluppato un correlato piano di sviluppo impiantistico su tutte le tecnologie esistenti nonché sulla ricerca di tecnologie nuove”.