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Solaris Offgrid, la soluzione per le rinnovabili dove la rete non c’è

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Intervista a Thibault Lesueur, fondatore di Solaris Offgrid, una start-up che produce e commercializza pannelli solari che alimentano utenze in aree del mondo dove non c’è rete elettrica (né di trasmissione né di distribuzione)

Fonte: La Stampa

Autore: Marco Tedeschi

Per chiunque di noi, per le istituzioni, per i governi è inaccettabile che due persone su tre oggi in Africa subsahariana non abbiano ancora accesso all’energia elettrica. Inaccettabile, sì, ma a parole. Tre giovani neolaureati con la passione per le tecnologie green sono passati dalle parole ai fatti: tre anni fa hanno fondato una start-up per dar vita a un’inversione di rotta. E i risultati sono già molto buoni. Alla base di Solaris offgrid c’è l’idea di una fonte energetica pret-à-porter in grado di fornire elettricità anche in assenza di una rete di distribuzione, condizione che accomuna aree molto ampie del pianeta abitate da oltre un miliardo di persone. 

Il progetto ce lo spiega meglio Thibault Lesueur, 29enne francese di Rouen, Chief Marketing Officer (CMO) dell’azienda, che ha fondato con Siten Mandalia, il CEO, e Benjamin David, Chief Technology Officer (CTO). Intervistiamo Thibault Lesueur via skype, è in Tanzania: è lì che questi pannelli wireless si stanno diffondendo maggiormente e hanno già migliorato le condizioni di vita di migliaia di persone. Anzi, stanno contribuendo anche a salvare vite: i fumi tossici delle lampade a cherosene, l’unica fonte di energia elettrica accessibile in queste zone, provocano 4 milioni di vittime l’anno solo nel continente africano. Con questa nuova tecnologia messa a punto da Solaris offgrid il cherosene finalmente non serve più. 

Quanti pannelli sono stati installati finora in Africa? 

 “Al momento 2000 in Tanzania, dove abbiamo la nostra base operativa, altri 1400 tra Camerun, Uganda, Senegal, Nigeria e Kenya anche grazie alla collaborazione di partner commerciali specializzati nelle vendite. Le nostre installazioni al momento garantiscono l’accesso all’energia a più di 12.000 persone. Possono usare gli elettrodomestici ora, non devono più percorrere decine di chilometri per trovare una presa di corrente dove caricare il telefono, i ragazzi hanno la luce per studiare anche al calar della sera, senza rischi legati al cherosene. I pannelli sono modulari, si possono cioè installare prima soli 20 W e in pochi mesi arrivare a 40, poi a 60, 80 e così via, a seconda del fabbisogno reale di energia”. 

Dove trovate i finanziamenti per queste installazioni? 

 “Seguiamo diversi canali. All’inizio abbiamo avuto fondi da un’organizzazione europea, Climate-KIC, che si occupa di lotta e adattamento ai cambiamenti climatici in collaborazione con Unione Europea, imprese private e università. Successivamente abbiamo ottenuto crowdfunding da KissKissBankBank (una piattaforma di finanziamento partecipativo dedicata a progetti creativi e innovativi). Con il tempo poi siamo riusciti ad ottenere minibond da investitori privati che, credendo nella nostra idea, hanno investito il loro denaro in cambio di possibili guadagni futuri. Lo scorso maggio abbiamo ottenuto un bond da un milione di euro”.  (continua)