Home Geotermia News Si affacciano le rinnovabili nel PNRR per la Toscana, geotermia compresa

Si affacciano le rinnovabili nel PNRR per la Toscana, geotermia compresa

Monni: «Noi vorremmo sviluppare la geotermia, da cui la Toscana trae già il 30% del fabbisogno elettrico»

1072
0
CONDIVIDI

Monni: «Noi vorremmo sviluppare la geotermia, da cui la Toscana trae già il 30% del fabbisogno elettrico»


Il governatore Eugenio Giani ha convocato nei giorni scorsi il primo di tre incontri istituzionali dedicati a esplorare le implicazioni toscane del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che dovrebbe veicolare nella nostra regione risorse europee per almeno 1,5 miliardi di euro da spendere entro il 2026.

«Abbiamo offerto un quadro di come si può agire per portare più progetti possibile della Toscana a essere finanziati con il PNRR. Ogni assessore ha dato il quadro di come le missioni si esprimono in linee di finanziamento e c’è già la concretezza per almeno 1 miliardo e mezzo con bandi e forme di intesa che la Regione ha creato con il Governo, i ministeri e i dipartimenti», dichiara nel merito Giani.

Un punto importante è rappresentato dagli investimenti sulla transizione ecologica, e in particolare sulle rinnovabili, per le quali si ripropone l’annoso – e sovente fuorviante – conflitto con la tutela del paesaggio.

Paesaggio peraltro destinato a mutare radicalmente e in modo non governato se i tagli alle emissioni di CO2 non saranno abbastanza per porre un freno alla crisi climatica in corso.

«Il PNRR ci dice 25 chilometri di pannelli fotovoltaici, ma dove li collochiamo, nelle superfici coltivate, nei terreni agricoli, nelle arre industriali dismesse?», si domanda Giani, indicando la necessità di una legge che «identifichi il metodo per individuare le superfici adatte, salvaguardando la necessità di tutelare un paesaggio unico al mondo».

Al proposito è utile ricordare che la Regione Toscana ha già completato il quadro delle aree non idonee all’installazione di pannelli fotovoltaici e, al contempo, che l’ultimo censimento generale sull’agricoltura mostra come in Toscana ci siano 550mila ettari di superficie agricola abbandonata.

Se paradossalmente in tutta la regione non esistessero aree più adatte per installare fotovoltaico – dai capannoni industriali ai tetti delle case, dalle coperture dei parcheggi alle discariche esaurite, e così via –, dedicare 25 kmq ai pannelli significherebbe dunque occupare appena lo 0,45% della superficie agricola inutilizzata, peraltro con la possibilità di inaugurare innovativi impianti agrivoltaici dove combinare entrambe le attività.

Soprattutto, nessuno obbliga a puntare tutte le risorse del PNRR dedicate alle rinnovabili sul solo fotovoltaico: l’indicazione in arrivo dal Governo è semplicemente quella di installare 2,5 GW di impianti, come chiarisce l’assessora all’Ambiente Monia Monni.

«L’indicazione de 2.500 megawatt non ci obbliga a generarli tutti dal fotovoltaico – spiega l’assessora – Potremmo diversificare, puntando anche sull’eolico. Anche se noi vorremmo sviluppare la geotermia, da cui la Toscana trae già il 30% del fabbisogno elettrico».

E proprio la geotermia rappresenta un’arma vincente per la tutela del paesaggio, dato che tra tutte le fonti rinnovabili (ma anche rispetto alle fossili) è quella che in assoluto presenta il minor consumo di suolo rispetto all’energia prodotta.

Le risorse geotermiche sono abbondanti e di altissima qualità, in Toscana: basterebbe la volontà politica di proseguire su questa strada, come peraltro dichiarato più volte nel corso di quest’estate (ad esempio qui e qui) dalla stessa assessora.

Le caratteristiche per proseguire su questa strada di sviluppo sostenibile non mancano al territorio, come spiegato nelle scorse settimane da Alessandro Sbrana, docente al dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa e co-autore delle più recenti ricerche su impatti e potenzialità della geotermia toscana.

«Gli studi degli ultimi due anni – argomenta Sbrana – dimostrano che la geotermia è una risorsa geotermica rinnovabile carbon free, perché non incrementa le emissioni di gas serra; anzi nel tempo contribuisce alla diminuzione delle emissioni naturali dovute al degassamento complessivo del nostro pianeta. Inoltre, le risorse geotermiche profonde presenti nel sottosuolo della nostra regione nell’area vulcanica amiatina e nell’area di Larderello sono talmente estese da consentire il raddoppio della produzione geotermoelettrica toscana al 2050, consentendo di coprire il 60% del fabbisogno stimato per quell’epoca senza sostanziali impatti ambientali. La Toscana possiede quindi un bene estremamente prezioso, e gli studi e gli sforzi fatti dalla ricerca industriale e pubblica per la gestione ambientale dei territori e gli studi presentati dimostrano che il reale impatto è estremamente positivo. Considerate le prospettive presenti, abbiamo quindi il dovere di sviluppare questa risorsa sostenibile ed estremamente favorevole all’ambiente sul nostro territorio regionale».