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Sì a certificati verdi nazionali

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I certificati verdi possono incentivare la generazione di energia pulita da parte dei produttori nazionali, senza per questo infrangere – almeno in linea di principio – il diritto comunitario sulla libera circolazione delle merci.

Fonte: Il Sole 24 Ore

Autore: Cristiano Dell’Oste

I certificati verdi possono incentivare la generazione di energia pulita da parte dei produttori nazionali, senza per questo infrangere – almeno in linea di principio – il diritto comunitario sulla libera circolazione delle merci. È quanto affermato dalla Corte di giustizia Ue, nella sentenza sulle cause riunite da C 204/12 a C 208/12, depositata ieri.
Al centro della controversia c’era il regime fiammingo dei certificati verdi, cioè i titoli rilasciati dalle autorità nazionali agli operatori privati in proporzione alla quantità di energia prodotta dagli impianti alimentati da fonti rinnovabili. Le regole istituite nella Regione fiamminga del Belgio, in particolare, si basano su due principi:
e i produttori di energia verde possono chiedere alle autorità regionali il rilascio dei certificati verdi;
r i fornitori di elettricità devono presentare ogni anno alle autorità un certo numero di certificati, pena il pagamento di un’ammenda.
La Essent, fornitore belga di elettricità, ha trasmesso alle autorità fiamminghe garanzie d’origine che attestavano la produzione di energia pulita in Danimarca, Svezia, Olanda e Norvegia. Le autorità locali, però, non hanno riconosciuto le garanzie come certificati verdi, ritenendo che questi titoli possano essere rilasciati solo per l’elettricità prodotta nelle Fiandre. Da qui una multa di 1,5 milioni di euro al fornitore, impugnata davanti al tribunale di primo grado di Bruxelles, che ha chiesto il parere della Corte Ue.
La Corte riconosce che il regime fiammingo costituisce una restrizione alla libera circolazione delle merci, perché può ostacolare le importazioni di energia pulita provenienti da altri Stati membri. Tuttavia, secondo i giudici, la restrizione è giustificata dall’obiettivo di interesse generale di promuovere l’uso di fonti di energia rinnovabili. La Corte, però, pone anche due avvertenze:
– deve esserci un mercato che permetta agli importatori di acquistare a condizioni eque i certificati verdi;
– l’ammenda deve incetivare il comportamento corretto senza essere troppo penalizzante.