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Produzione di petrolio in aumento: picco più lontano forse, ma a che reale prezzo?

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Ugo Bardi, fondatore della sezione italiana di Aspo (Association for the Study of Peak Oil and Gas) per greenreport.it

Fonte: greenreport.it

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Dal tempo della prima grande crisi del petrolio, cominciata nel 1973, la percezione del problema della disponibilità del petrolio ha un andamento ciclico. Ottimismo e pessimismo sembrano dipendere più che altro dei prezzi; non tanto dal loro valore assoluto ma dalla loro tendenza al rialzo o al ribasso. Quando i prezzi sono in salita, si sente di più la voce dei "catastrofisti". Il contrario succede quando scendono, con l’aumento del volume della voce degli "abbondantisti".
La recente tendenza al calo dei prezzi petroliferi (che pure rimangono molto alti) sembra avere innescato una nuova fase di ottimismo, ben rappresentata dalle posizioni espresse recentemente da Leonardo Maugeri; ma non solo da lui. Tuttavia, le cose non sono così semplici e viene in mente quello che disse Mark Twain di fronte al suo necrologio apparso per errore su un giornale, "L’annuncio della mia morte è stato fortemente esagerato." Lo stesso potrebbe valere per il picco del petrolio, la cui "morte" è stata annunciata molte volte negli ultimi tempi.
Con il petrolio e il gas siamo oggi di fronte a una situazione estremamente complessa. Se da una parte vediamo la tendenza al declino delle fonti convenzionali, dall’altra l’industria ha fatto grandi investimenti in impianti e nuove tecnologie, soprattutto per sviluppare fonti "non convenzionali" di liquidi combustibili che sono in netta crescita. In certe regioni, come negli Stati Uniti, si è vista addirittura una crescita inaspettata a interrompere una tendenza al declino che durava da decenni. Anche così, l’industria non è stata in grado di mantenere la crescita della produzione globale, che perdurava dal tempo della prima crisi del petrolio: la produzione totale di liquidi combustibili rimane sostanzialmente statica da ormai 5-6 anni. Ma l’industria è riuscita perlomeno a evitare il declino della produzione mondiale, ovvero ad allontanare il picco globale di produzione.
Secondo la linea di pensiero di Maugeri, se i prezzi si mantengono alti, continuerà l’espansione delle risorse non convenzionali. Così, non solo non avremo il picco a breve scadenza, ma vedremo un aumento netto di produzione di liquidi combustibili per un periodo di almeno qualche decennio. Tuttavia, ogni ragionamento basato sui prezzi non tiene conto dei fattori fisici legati all’estrazione. Qui, è cruciale il rapporto fra l’energia spesa per produrre petrolio e quella ottenuta dal petrolio estratto. Se questo rapporto è basso, o addirittura minore dell’unità, il petrolio che estraiamo ci costa talmente caro che non ci serve a niente.
Quindi, che cosa ci possiamo aspettare per il futuro? Come sempre, fare previsioni è pericoloso ma una cosa è certa: il petrolio non è mai stato gratis è questo non è destinato a cambiare. Nel futuro, costerà più caro via via che ne resta di meno. A un certo punto, troveremo che non possiamo più permettercelo. Questo è quello che sta succedendo in Italia dove da anni stiamo vedendo un declino dei consumi petroliferi in corrispondenza con l’aumento dei prezzi sul mercato internazionale. Da noi, il picco del petrolio è già arrivato nel 2002.