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Presentazione pubblica a Santa Fiora dello studio epidemiologico di Ars

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Il quadro sanitario della popolazione delle aree geotermiche è rassicurante e del tutto confrontabile con il resto della Toscana. Si continueranno, comunque, a studiare gli elementi di criticità emersi, in relazione alle attività minerarie dell’Amiata.

Fonte: GeotermiaNews

Autore: Redazione

L’intera produzione geotermoelettrica nazionale è situata in Toscana, che ad oggi è l’unica realtà in cui hanno sede impianti per lo sfruttamento geotermico ad alta entalpia. La produzione interessa tre province, cioè Pisa, Siena e Grosseto e si suddivide in due aree principali, quella cosiddetta tradizionale (di Larderello) e quella dell’Amiata (sia sul versante senese che grossetano).

Sull’Amiata sono cinque le centrali presenti e attive: PC2 (Piancastagnaio) che ha una potenza di 8 MW, e poi quelle di PC3, PC4, PC5 e Bagnore (nel comune di Santa Fiora), tutte da 20 MW di potenza.

Oltre a queste sul versante senese è attiva la centrale di Radicondoli che ha visto recentemente incrementare la potenza con un nuovo impianto da 20Mw e Chiusdino sempre da 20 Mw. Con queste nuove centrali si raggiungono 35 impianti attivi in Toscana con una capacità complessiva di 728 Mw. Il solo impianto di Chiusdino sarà in grado di produrre a regime oltre 145 milioni di chilowattora, corrispondenti ai consumi elettrici di 55.000 famiglie, e di evitare – secondo dati Enel -l’emissione in atmosfera di 100.000 tonnellate di CO2, oltre a un risparmio di combustibili fossili per 32.000 TEP (tonnellate equivalenti di petrolio) l’anno.

Dati importanti per raggiungere gli obiettivi che l’Europa si è data per abbattere le emissioni climalteranti e ridurre la dipendenza dalle fonti fossili, ma non sufficienti a garantire l’accettabilità sociale dello sfruttamento geotermico – o almeno- non su tutti i territori.

Sostanzialmente ben accettata nelle aree tradizionali la geotermia non lo è altrettanto nell’area amiatina, dove nonostante le rassicurazioni riguardo alla salute che emergono dallo studio epidemiologico condotto da Ars (Agenzia regionale di sanità) Toscana con il supporto scientifico del gruppo di epidemiologi del Cnr (Fondazione Monasterio di Pisa), per conto della regione Toscana, non si placano le contestazioni.

Lo studio già reso noto in sintesi da parte della Regione è stato presentato agli amministratori locali, agli operatori sanitari e ai cittadini dei comuni dell’Amiata nel corso di un evento pubblico che si è tenuto nella sala del consiglio comunale di Santa Fiora.

Dove non sono mancate contestazioni assieme, però, anche agli apprezzamenti per il nuovo atteggiamento che la regione – grazie all’assessore Anna Rita Bramerini – ha assunto nel dare spazio a studi e approfondimenti per ricercare eventuali impatti ambientali e sanitari. Così si è, infatti, espresso Fabrizio Tondi, medico di Abbadia San Salvatore che è stato un leader storico dei comitati dell’Amiata contro la geotermia e la cui principale preoccupazione riguardava proprio l’impatto sulla salute di questa attività.

I risultati dello studio illustrati dal direttore dell’Osservatorio epidemiologico di Ars, Francesco Cipriani, delineano un quadro sanitario rassicurante e del tutto confrontabile con il resto della Toscana.

«I pochi eccessi di malattie rilevate nella nostra ricerca – ha spiegato nel dettaglio Cipriani – fanno pensare che queste siano imputabili alle occupazioni minerarie del passato o a stili di vita individuali piuttosto che alla geotermia».

Situazioni critiche su cui la Regione ha dichiarato la disponibilità di proseguire gli approfondimenti.

«Abbiamo deciso di far proseguire l’attività di studio e approfondimento – ha detto l’assessore Bramerini- che concorderemo con l’assessorato alla sanità, con le Asl e i Comuni interessati. Come assessorato all’energia nel 2011 metteremo dunque a disposizione nuove risorse, 150mila euro circa, con le quali l’assessorato alla sanità avvierà l’ulteriore fase di studio. Al tempo stesso cofinanzieremo un programma sanitario che attiveremo sull’area amiatina sempre sotto l’egida dell’assessorato alla sanità».

Gli approfondimenti dunque continueranno «per i quali – ha detto Cipriani -chiederemo un contributo anche a Michael Bates, professore associato di Epidemiologia dell’Università di Berkeley (California) con il quale siamo in contatto da tempo».

«Michael Bates che – come ha spiegato il direttore dell’Osservatorio epidemiologico – ha realizzato uno studio in Nuova Zelanda, nella città di Rotorua, nei pressi di un campo geotermico in funzione, è il primo in materia ad aver indagato per un decennio sullo stato di salute della popolazione esposta regolarmente alle concentrazioni di acido solfidrico e pensiamo che potrà essere un elemento di confronto interessante.»

L’obiettivo è quello di studiare gli effetti dell’esposizione a basse dosi dell’idrogeno solforato (o acido solfidrico); una delle sostanze tipiche delle aree geotermiche per cui non esistono limiti standard di legge ma le cui concentrazioni sull’Amiata non hanno mai superato i livelli raccomandati dall’Organizzazione mondiale di sanità.

Lo studio epidemiologico condotto nelle aree geotermiche toscane «sarà presentato su riviste scientifiche – ha detto Cipriani- per aprire la discussione tra esperti del settore su una materia, la geotermia e la salute, di cui poco si sa. Dal punto di vista sanitario, ci coordineremo con le Asl per proseguire il monitoraggio e gli interventi di prevenzione sulla popolazione insieme ai medici di Basedo».

Lo studio è disponibile sul sito di CoSviG QUI