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Nuovi e vecchi strumenti per incentivare teleriscaldamento e teleraffrescamento

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Il piano di azione nazionale predisposto dal ministero dello Sviluppo economico prevede di rafforzare gli attuali strumenti e di promuovere nuove forme d’incentivo per sviluppare l’utilizzo delle rinnovabili per produrre direttamente calore.

Fonte: GeotermiaNews.it

Autore: Redazione

Il piano di azione nazionale messo a punto dal ministero dello Sviluppo economico per raggiungere il quadro complessivo dei target di copertura dei consumi energetici al 2020- con l’utilizzo di fonti rinnovabili – prevede di attivare una serie di misure.

A partire dalla razionalizzazione dell’articolato sistema di strumenti esistenti per

l’incentivazione delle rinnovabili per la produzione di elettricità in modo da poter

conseguire, tenuto conto dell’attuale trend di crescita, l’aumento della produzione dai

circa 5,0 Mtep del 2008 ai circa 9,1 Mtep nel 2020.

Sarà poi previsto un deciso potenziamento delle politiche di promozione delle rinnovabili nel settore del calore, dove l’obiettivo è quello di riuscire ad ottenere un consistente incremento passando dai circa 3,2 Mtep del 2008 ai circa 9,5 Mtep nel 2020.

Il terzo gruppo di interventi è nel settore dei trasporti allo scopo di conseguire, anche in questo caso, un forte incremento dell’utilizzo delle rinnovabili per passare dai circa 0,7 Mtep del 2008 ai circa 2,5 Mtep previsti nel 2020.

Per incentivare in maniera diretta l’utilizzo delle rinnovabili nel settore del riscaldamento e del raffrescamento si prevede la rimodulazione degli attuali strumenti in campo, ovvero le detrazioni fiscali e i titoli di efficienza energetica o certificati bianchi. Lo strumento delle detrazioni fiscali, introdotto dalla legge finanziaria 2007, che dà la possibilità di detrarre il 55% delle spese per gli interventi di risparmio energetico, si è rivelato particolarmente efficace in questi tre anni di applicazione. Adesso è in corso la valutazione dei risultati anche in termini di effetti macroeconomici e di effettivo onere per lo Stato, per verificarne la possibile continuità e per una sua eventuale rimodulazione.

Gli interventi proposti riguardano la riduzione della quota di spese detraibili per classi di intervento di diversa complessità e dimensioni, una più attenta calibrazione dei tetti di spesa detraibili e una revisione del numero di annualità per beneficiare della detrazione.

In merito ai certificati bianchi, si prevede la possibilità di un adeguamento e potenziamento del meccanismo attuale, per renderlo economicamente conveniente negli interventi eseguiti da imprese, incluse le società di servizi energetici, con un tempo di ritorno non superiore a 10 anni e in grado di conseguire un cospicuo risparmio energetico.

Si ipotizza anche l’attivazione di strumenti simili alle detrazioni fiscali per gli interventi con tempi di ritorno elevati o di dimensione minore ed eseguiti da soggetti diversi da imprese. Le risorse potrebbero essere raccolte con le stesse modalità con le quali sono coperti gli oneri connessi ai certificati bianchi. Uno strumento, questo, che potrà essere usato come alternativa, totale o parziale, alle detrazioni fiscali.

Infine si intende dare una migliore definizione del regime fiscale di alcuni prodotti rinnovabili e saranno messi a punto meccanismi di sensibilizzazione dei beneficiari degli incentivi per la produzione di riscaldamento o raffrescamento da fonti rinnovabili nell’ottica dell’efficienza energetica e dell’uso razionale dell’energia.

Questi meccanismi saranno rafforzati da un sistema di standard obbligatori, che potranno essere particolarmente efficaci nell’orientare le modalità di progettazione e realizzazione delle nuove costruzioni.

In questo senso vanno gli interventi tesi a dare piena attuazione all’obbligo di utilizzo di una produzione elettrica e termica minima da fonti rinnovabili nei nuovi edifici.

Obbligo già oggi esistente per tutte le categorie di edifici pubblici e privati, nel caso di nuova costruzione o di nuova installazione o ristrutturazione degli impianti termici, e volto ad assicurare la copertura di almeno il 50% (20% per gli edifici nei centri storici) del fabbisogno annuo di energia primaria richiesta per la produzione di acqua calda sanitaria con l’utilizzo di fonti rinnovabili.

Per dare attuazione a tali misure, si prevede anche l’utilizzo delle fonti geotermiche.

Sarà inoltre introdotto l’obbligo di predisporre all’uso di una quota minima di fonti rinnovabili tutte le infrastrutture con destinazione produttiva e residenziale, ad esempio mediante la costruzione di reti di trasporto di calore o l’uso di calore geotermico.

Sarà inoltre dato un forte impulso allo sviluppo del teleriscaldamento e del teleraffrescamento, che si ritiene possano ricoprire un ruolo significativo ai fini del raggiungimento degli obiettivi del piano. Alle attuali forme di incentivazione quali i titoli di efficienza energetica e un regime di credito d’imposta a favore degli utenti finali, si prevede, oltre alla valorizzazione energetica dei rifiuti e delle biomasse di scarto agricolo, di rafforzare le reti di trasporto del calore geotermico.

Per rendere concrete queste prospettive verrà chiarito il regime giuridico del teleriscaldamento (ad esempio, se ricada o meno tra i servizi pubblici locali) e verranno aggiunti agli strumenti esistenti nuove forme di sostegno diretto o indiretto.

Ad esempio sistemi che usano il meccanismo dei certificati bianchi per promuovere la cogenerazione, anche abbinata al teleriscaldamento.

Anche per le reti di teleriscaldamento e teleraffrescamento si prevede la possibilità di introdurre una quota minima di uso di fonti rinnovabili nella progettazione e realizzazione delle infrastrutture necessarie a nuove aree a destinazione produttiva e residenziale, ad esempio mediante la costruzione di reti di trasporto di calore o l’uso di calore geotermico.

Saranno inoltre coinvolte le regioni e gli enti locali, per individuare le condizioni che possono portare ad un maggior ricorso al teleriscaldamento e al teleraffrescamento e potranno quindi essere individuati programmi di intervento in cui le misure di sostegno nazionali potranno essere integrate da quelle delle autonomie locali.

Programmi che potranno sostenere la realizzazione delle reti, ad esempio, con finanziamenti a lunga scadenza e fondi di garanzia.