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Nell’ultimo anno rinnovabili in calo in Italia, ma geotermia sostanzialmente stabile

Nel 2022 il calore della Terra ha garantito 5.535 GWh di elettricità, il 5,5% di tutta quella rinnovabile

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Nel 2022 il calore della Terra ha garantito 5.535 GWh di elettricità, il 5,5% di tutta quella rinnovabile


Nel 2022 gli impianti geotermoelettrici italiani, ad oggi localizzati interamente nelle aree geotermiche della Toscana e gestiti da Enel Green Power, hanno prodotto 5.444 GWh di elettricità rinnovabile: un dato sostanzialmente stabile rispetto al 2021 (5.535 GWh, -1,6%) ma in crescita relativa rispetto alle altre fonti rinnovabili.

Nell’ultimo anno il calore della Terra ha infatti garantito il 5,5% dell’intera produzione italiana di energia elettrica rinnovabile, un dato in leggera crescita sia rispetto al 2021 (4,9%) sia rispetto al 2020 (5%).

Sono questi i dati contenuti nel rapporto elaborato da Terna – ovvero il gestore della rete elettrica nazionale – per tracciare una panoramica sull’ultimo anno, che non si è rivelato buono per l’insieme delle fonti rinnovabili.

Complessivamente, la produzione nazionale netta (276 GWh) di elettricità (rinnovabile e non) è risultata in calo dell’1,3% rispetto al 2021: a calare è stato soprattutto l’idroelettrico (-37,7%) a causa della forte siccità legata alla crisi climatica in corso, mentre sono cresciute sia la produzione fotovoltaica (+11,8%) sia termoelettrica (+6,1%) soprattutto da carbone, il più inquinante e climalterante tra i vari combustibili fossili.

La geotermia, grazie anche alla sua indipendenza rispetto ai fattori meteorologici, si è mantenuta invece relativamente stabile nel corso del 2022.

Le centrali geotermiche hanno infatti il capacity factor più elevato (circa 90%) di qualsiasi altro impianto per la produzione di elettricità, in quanto funzionano praticamente in continuo; un fattore che rende la geotermia molto affidabile per coprire la cosiddetta richiesta di baseload – il livello minimo o basale di elettricità richiesto dal mercato – senza emissioni di gas climalteranti, permettendo di sostituire il gas in questo ruolo.

Al contempo, il progetto europeo GeoSmart sta mettendo in evidenza anche le caratteristiche di flessibilità delle centrali geotermiche (che in Germania hanno già dimostrato la capacità di aumentare o diminuire la produzione del 70% in pochi secondi, in base alle richieste del gestore della rete elettrica), un’altra caratteristica che rende la geotermia una fonte rinnovabile in grado di sostituirsi al gas fossile nel servizio di bilanciamento della rete elettrica.

Eppure, nessuna nuova centrale geotermica è stata realizzata nel 2022: l’ultima entrata in esercizio risale ormai al 2014 (Bagnore 4), con le difficoltà normative sia per quanto riguarda l’incentivazione (il decreto FER2 si fa attendere da oltre tre anni) sia per le concessioni in scadenza (per quelle toscane ad oggi l’orizzonte è il 2024) che stanno bloccando ogni sviluppo.

Uno stallo che in varia misura, purtroppo, riguarda anche le altre fonti rinnovabili.

Il rapporto Terna mostra infatti che «nel 2022 la capacità rinnovabile in esercizio è aumentata di 3.036 MW», confermando le stime anticipate un mese fa.

Si tratta di un dato certamente superiore a quello traguardato nel 2021 (1.682M, +124%) ma ancora lontanissimo rispetto a quello necessario per raggiungere gli obiettivi indicati dall’iniziativa europea RePowerEu, ovvero +10.000 MW annui; eppure l’Italia ha già dimostrato di poter reggere questo ritmo, dato che nel 2011 vennero installati 11.000 MW in dodici mesi.

Lo stato dell’arte rende invece oggi una lettura coerente con quella offerta dall’Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie, l’Energia e lo Sviluppo Economico Sostenibile (ENEA) nella sua più recente Analisi trimestrale del sistema energetico italiano, dove afferma che l’obiettivo di decarbonizzazione al 2030 non è mai stato «così lontano» per il nostro Paese.