Come riportato da HortWeek, pubblicazione focalizzata sul settore florovivaistico, i coltivatori olandesi sono stati in grado di raggiungere i propri obiettivi di riduzione di CO2 cinque anni prima del previsto. Le emissioni di gas ad effetto serra provenienti dalle serre olandesi hanno raggiunto l’obiettivo inizialmente previsto per il 2020, secondo l’Istituto di Ricerca di Economia Agraria (LEI) della Wageningen University.
Le 8,1 tonnellate di CO2 del 2010 sono diventate 5,7 nel 2014, per una riduzione percentuale pari a un 30%. Risultato raggiunto grazie -sopratutto- ad un minor uso di gas naturale e con la sua progressiva sostituzione con fonti rinnovabili, in particolare quella geotermica.
Il responsabile del programma "als Kas Energiebron (serre come fonte di energia)" condiviso tra il governo e l’industria di settore, Piet Broekharst ha detto: "Questo è un grande risultato del settore dell’orticoltura di cui essere particolarmente orgogliosi".
L’energia elettrica consumata dalle serre nei Paesi Bassi è aumentata nel 2014 a 7,7 miliardi di kWh, ovvero il 7% del consumo nazionale totale. Tuttavia, il settore ha generato il 9% in più di energia elettrica (pari a un quantitativo stimabile intorno ai 10,5 miliardi di kWh) grazie all’uso della cogenerazione (CHP).
Il settore orto-floro vivaistico è una delle principali industrie olandesi legati all’export, basti citare alcuni numeri: oltre 10.000 ettari di superficie destinata a serre e più del 60% del commercio mondiale di fiori e piante gestito nelle aste olandesi. Ma non solo fiori: è bene ricordare che i Paesi Bassi sono il principale paese produttore di pomodori freschi in Europa, con buona pace di noi mediterranei.
