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Lavoro: Floramiata in attesa, si cercano acquirenti

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FOTO TORRINI
SOS Lavoro: Paura per i 132 dipendenti. “Noi appesi ad un filo”, dicono.

Fonte: La Nazione, Cronaca di Siena – Pagina Piancastagnaio

Autore: Massimo Cherubini

IL FUTURO della Floramiata di Piancastagnaio, e dei suoi 132 dipendenti, è appesa alla manifestazione d’interesse di nuovi imprenditori del settore che stanno effettuando la due diligence, ovvero la «dovuta diligenza» finalizzata alla raccolta e alla verifica di tutti i dati di questa azienda, per decidere se inoltrare, o meno, una manifestazione d’interesse. Una decisione determinante per il futuro di Floramiata. Infatti, cosa miracolosa, da un anno- la sentenza di fallimento è datata 8 ottobre -l’azienda vive sotto l’esercizio provvisorio. Al commissario giudiziale, dottor Gianni Siasmondi, e a tutta la curatela va riconosciuta una grande tenacia nella ricerca di un acquirente. Ma ora, dopo un anno e dopo due aste giudiziarie andate deserte, occorrono fatti concreti. Non può esserci un terzo «nulla di fatto». Ecco perché si cerca di «costruire» il terzo bando d’asta -indispensabile per vende le serre- a misura. Ovvero recependo, ovviamente nel rispetto di quanto prevede la legge, le condizioni che potrebbero portare la nuova cordata di imprenditori a presentare la manifestazione d’interesse. E’ una partita -diciamolo con chiarezza- delicata, difficile. Le serre di piante ornamentali di Casa del Corto hanno enormi potenzialità ma necessitano di grossi interventi di ristrutturazione. E’ questo il primo problema che ha allontanato chi si era presentato per rilevarla. Al costo da pagare per l’acquisizione sceso, dopo la prima asta, intorno ai dieci milioni di euro, si deve aggiungere una spesa forse superiore per ristrutturare il grosso impianto.
C’È, POI, il discorso dei benefici economici che oggi vengono riconosciuti per legge alla Floramiata in ragione dell’utilizzo di fonti energetiche non inquinanti. La geotermia da una parte permette alle serre bassi costi di riscaldamento, dall’altra offre cifre importanti (sull’ordine di un paio di milioni di euro ogni anno) sul credito d’imposta. Un beneficio previsto da una legge che, come tutte le leggi, può essere modificata, cambiata. E nessuno ne può garantire la continuità permanente. Un quadro delicato, difficile, che «vive» grazie alla determinazione dei dipendenti – che lavorano in ragione di un contratto di solidarietà aziendale con una riduzione stipendiale che si attesta, mediamente, intorno al cinquanta per cento- e anche all’attenzione che verso questo grosso punto occupazionale viene rivolta sia dal Giudice fallimentare sia da tutta la Curatela.