Un piano ambizioso quello presentato dalla Turchia riguardo alla diffusione delle energie rinnovabili. Secondo il piano recentemente presentato (e appoggiato anche dalla EBRD – European Bank for Research and Development) il Paese è destinato, entro il 2023, ad imprimere una svolta decisiva in termini di approvvigionamento energetico, aumentando decisamente la quota “rinnovabile” nel proprio mix energetico. “La Turchia continuerà ad aumentare la produzione di energia dalle sue risorse interne, anche da fonti rinnovabili (come idroelettrico, eolico, geotermico e biomasse)” ha detto il Ministro dell’Energia e delle Risorse Naturali, Taner Yildiz. “L’energia rinnovabile è uno degli elementi chiave della politica e della strategia dell’agenda energetica turca”.
Piano ambizioso, ma che presenta tuttavia alcune difficoltà. Innanzitutto esisterebbero, secondo alcuni analisti, numerosi “lacci” normativi che potrebbero ostacolare l’attrazione di capitali di investitori stranieri.
Il piano prevede (oltre all’aggiunta di 34 GW di energia idroelettrica, 20 GW di eolico, 5 GW di solare, 1 GW di geotermico e 1 GW di biomasse) anche la conversione del 10% del comparto trasporti ad energie pulite.
Al riguardo il direttore di EBRD, Terry McCallion, ha dichiarato “L’obiettivo è ambizioso, ma con sforzi determinati e concertati a tutti i livelli di governo e con la piena partecipazione del settore, la Turchia sarà in grado di sbloccare il suo potenziale di energia verde. Ciò avrà un impatto positivo sulle imprese, la vita delle persone e l’ambiente”
Da quando ha iniziato ad operare in Turchia nel 2009, la Banca ha investito quasi 5 miliardi di euro nel paese attraverso più di 140 progetti in infrastrutture, energia, agroalimentare, industria e finanza, cofinanziando, fra le altre cose, la costruzione di due tra i più grandi parchi eolici della Turchia: Enerjisa Bares (142,5 MW) e Osmaniye (135 MW).
