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La nuova Relazione Sanitaria Regionale dell’ARS e lo stato delle aree fragili

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L’Agenzia Regionale di Sanità raccomanda «di promuovere la lotta alle diseguaglianze»

Fonte: Rinnovabili&Territorio

Autore: Redazione

«I dati della Relazione dell’ARS ci restituiscono l’immagine di una popolazione sostanzialmente in salute. Certamente merito dell’ambiente, del clima, del buon cibo, ma anche del grande lavoro di prevenzione  che facciamo su tanti fronti (screening, educazione ai corretti stili di vita, ecc.), e anche dell’elevato livello di qualità dei nostri servizi sanitari. La Toscana è tra le regioni più longeve».

Commenta così l’assessore al Diritto alla salute Stefania Saccardi la pubblicazione della Relazione sanitaria regionale 2015 recentemente pubblicata dall’Agenzia regionale di sanità. Una relazione che ha riguardato 3.744.398 persone – l’ammontare della popolazione toscana –, individuando infine la Regione come una di quelle italiane dalla mortalità più bassa, con 768 decessi ogni 100mila abitanti (802 in Italia). Circa due terzi dei decessi – commentano dall’ARS – sono dovuti a tumori e malattie circolatorie, i progressi nella cura di queste patologie hanno quindi contribuito alla progressiva diminuzione della mortalità generale.

Le matrici ambientali non destano particolari preoccupazioni –Migliora la qualità, rimane qualche punto critico è il titolo del capitolo dedicato–, con le criticità evidenziate nel rapporto che rimangono circoscritte per lo più allo stato ecologico delle acque interne e l’inquinamento atmosferico da PM10, con sforamenti concentrati soprattutto «nella zona del Valdarno pisano e della Piana lucchese con il 60% delle stazioni che non hanno rispettato il limite normativo, ma anche nella zona di Prato e Pistoia dove il limite non è stato rispettato nel 50% delle stazioni».

A pungere sono piuttosto le diseguaglianze, che «tendono a concentrarsi anche geograficamente». In Toscana le aree fragili –ovvero quelle che zone che hanno subito processi di spopolamento, con molti anziani, patrimonio immobiliare di basso valore o inutilizzato, limitate presenze turistiche, basso reddito e scarse attività produttive– le ritroviamo «lungo l’arco appenninico e nella parte centro-meridionale (Val di Cecina interna, Colline Metallifere, campagna grossetana)».

Queste aree, evidenzia ARS, sono svantaggiate sul versante dell’equità di accesso ai servizi, ma presentano anche peculiarità di salute, ad esempio una maggiore mortalità maschile (+6% della media regionale), gran parte della quale però per cause evitabili, riconducibili ad azioni di prevenzione primaria (nel lungo periodo il 60% di queste morti potrebbe essere evitato). In queste zone si rilevano difficoltà di accesso ai servizi, a seguito di un processo di accentramento, legato alla ricerca di economie di scala, che ha privato alcuni territori di centri di riferimento. Gli accessi alle prestazioni ambulatoriali da parte degli anziani residenti in aree fragili sono minori della media regionale, in particolare per la diagnostica strumentale.

Emerge quindi –raccomanda l’Agenzia Regionale di Sanità– la necessità di monitorare le disuguaglianze, potenziare azioni di contrasto, promuovere la lotta alle diseguaglianze». Di ogni tipo: come sottolinea ARS, anche la cultura è un’arma trascurata a favore della salute: «L’impatto stimato del basso livello di istruzione in Toscana in un anno è tra i 70 e i 110 decessi per 100mila persone. Se tutti i toscani avessero i tassi di mortalità dei più istruiti si eviterebbero annualmente dai 2.500 ai 4mila decessi».