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Il vero Jobs act è «green»

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Il Sole 24 Ore

Lavoro. Si spera che lo Sblocca Italia possa dare una forte spinta all’occupazione, a partire dai quattro miliardi finora non spesi

Il 61% dei nuovi impieghi prodotti quest’anno, pari a 234mila unità, è verde

Fonte: Il Sole 24 Ore

Autore: Ermete Realacci*

 

È dalla green economy che può venire in Italia il vero Jobs act. Il confronto in atto sulla necessità di rivedere le norme sul mercato del lavoro, per adeguarle a una realtà che è cambiata e dare diritti e garanzie ai tanti che ne sono privi, è molto importante, ma difficilmente produrrà posti di lavoro. Almeno non a breve.
La forza dell’economia verde nel nostro Paese è confermata dal rapporto GreenItaly della Fondazione Symbola e di Unioncamere. Oltre 341 mila imprese, il 22%, dal 2008 hanno investito sull’ambiente. Dato che sale al 33% nella manifattura. Soprattutto, sono collegati alla green economy il 61% (234mila unità) dei nuovi posti di lavoro prodotti quest’anno. Percentuale che arriva addirittura al 70% nel settore ricerca e sviluppo. Investire in ambiente significa anche essere più forti nell’export: il 44% delle imprese manifatturiere che fanno eco-investimenti esporta stabilmente, contro il 24% di quelle che non investono. Non solo. Le imprese manifatturiere green dimostrano una propensione a innovare doppia, 30% contro 15%, rispetto alle non eco-investitrici. Ed è green il 37,1% delle start-up nate nel primo semestre del 2014, ossia 33.500 nuove imprese.
I settori che possono dare a breve un maggiore contributo all’occupazione nell’economia interna sono del resto proprio quelli più orientati in senso ambientale, come l’edilizia di qualità. Secondo i dati di Cresme e servizio studi della Camera, lo scorso anno il credito di imposta per ristrutturazioni ed efficienza energetica ha prodotto 28 miliardi di euro di investimenti e 340mila posti di lavoro, qualificando il patrimonio esistente e il sistema imprenditoriale del settore, senza consumare nuovo territorio: l’azione anticiclica più importante in questi anni.
Bene quindi la conferma dell’ecobonus al 65% nella legge di stabilità, ma bisogna estenderlo anche agli interventi antisismici e rafforzarlo. E una forte spinta per l’economia e l’occupazione può venire, se funzioneranno le misure presenti nello Sblocca Italia, dall’impiego degli oltre quattro miliardi di euro finora colpevolmente non utilizzati per manutenere il territorio, affrontare il dissesto idrogeologico, depurare le acque. O da un migliore utilizzo dei fondi europei in direzione della riqualificazione urbana.
Per rilanciare e rendere più solida la nostra economia è poi necessaria una vera politica industriale, che non coincide con la pur necessaria risposta alle tante crisi aziendali in atto, ma con l’avere un’idea di futuro. E il rapporto Symbola-Unioncamere racconta di un’Italia che già esiste, combatte la crisi con la green economy, si rafforza nei mercati globali.
Un’Italia competitiva, forte dei suoi cromosomi antichi, che incrocia la bellezza e la qualità con l’innovazione e la conoscenza, che trae forza dal legame con il territorio e le comunità. In grado di affrontare un mondo che cambia. La sfida del clima è una straordinaria occasione per ripensare la società e l’economia, per spingere sul terreno avanzato dell’innovazione e della sostenibilità le nostre imprese, per renderle più competitive e resilienti. Chi vede nel taglio delle emissioni e nel miglioramento dell’efficienza un freno alla nostra economia e alle nostre imprese, senza vedere le opportunità che ci offre, è su falsa strada.
Va in un’altra direzione la sensibilità dei cittadini, di molte imprese e di importanti istituzioni internazionali verso il tema ambientale. È un Nobel alla green economy quello che l’Accademia di Svezia ha assegnato agli inventori dei Led: un’innovazione importante per il risparmio energetico. E segnano un punto di svolta le recenti scelte fatte dall’Enel, che ha annunciato non solo di rinunciare al carbone a Porto Tolle, ma la chiusura di altre 22 centrali termoelettriche alimentate a fonti fossili. Perché il futuro dell’energia è nel risparmio energetico, nell’efficienza, nelle fonti rinnovabili.
La green economy, insomma, è la via maestra sia per contrastare i mutamenti climatici che per battere la crisi. L’Europa, tanto più in vista della prossima conferenza Onu sul clima che si terrà a Parigi nel dicembre 2015, è chiamata a un ruolo da protagonista. Dall’agricoltura all’hi-tech, dal saper fare artigiano alla chimica verde, dal turismo alla meccatronica, un’Italia che fa l’Italia è già in campo e aspetta di essere ascoltata, valorizzata, messa in rete. L’Expo di Milano può essere un’occasione per mostrarne il volto e la forza.
Ma non usciremo dalla crisi senza cambiare e il cambiamento non è un pranzo di gala. Si scontra con forti interessi del passato ed entra in collisione con la corteccia rettile di tanta parte della classe dirigente del Paese. Ma, come diceva Gandhi, «La vita non è aspettare che passi la tempesta, ma imparare a danzare sotto la pioggia».
 

*Presidente della Commissione Ambiente della Camera dei Deputati e Presidente di Symbola