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Il Ministero per lo Sviluppo Economico invia alla UE il Piano di Azione Nazionale per le rinnovabili

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Anche se con 29 giorni di ritardo, l’Italia indica le azioni per raggiungere entro il 2020 il 17% dei consumi finali di energia da fonti rinnovabili

Fonte: Casa e Clima.com

Autore: Casa e Clima.com

A seguito di un’ampia consultazione, la Direzione Generale energia nucleare, energie rinnovabili e efficienza energetica, del Dipartimento Energia del MSE, ha inviato alla Commissione Europea di Bruxelles il Piano di Azione Nazionale per le energie rinnovabili.


Coprire il 17% dei consumi

Il Piano, previsto dalla Direttiva 2009/28/CE e dalla Legge Comunitaria 2009, era da inviarsi entro il 30 giugno, ma questo mese è stato utili per raccogliere il parere di operatori e Regioni. Questo stabilisce che, entro il 2020, l’Italia dovrà coprire il 17% dei consumi finali di energia mediante fonti rinnovabili, interessando non solo gli usi elettrici ma anche quelli termici e i trasporti. Prendendo a riferimento lo scenario efficiente, questo significa che nel 2020 il consumo finale di energie rinnovabili dovrà attestarsi a 22,62 Mtep su un valore totale di 133,0 Mtep.

 Energia elettrica da rinnovabili
L’apporto delle rinnovabili alla generazione elettrica dovrà quindi passare dal 16% a quasi il 29%, con l’idroelettrico che dovrà contribuire per l’11,49% dei consumi elettrici, seguito dall’eolico (6,59%, cioè dieci volte l’apporto attuale), biomasse (5,74%, pari al doppio), solare (3,1% rispetto all’attuale 0,01%), geotermia (2,05% contro l’attuale 1,5%).

Consumi finali per riscaldamento/raffrescamento
Lo sviluppo delle fonti rinnovabili a copertura del fabbisogno dell’energia termica rappresenta una linea d’azione di primaria importanza, da perseguire con azioni di sviluppo sia delle infrastrutture che dell’utilizzo diffuso delle rinnovabili. Tra le prime rientrano lo sviluppo di reti di teleriscaldamento, la diffusione di cogenerazione con maggiore controllo dell’uso del calore, l’immissione di biogas nella rete di distribuzione di rete gas naturale.

Riguardo alle seconde, sono necessarie misure addizionali per promuovere l’ utilizzo   diffuso    delle    fonti    rinnovabili    a    copertura    dei    fabbisogni    di    calore,    in particolare nel settore degli edifici, che peraltro possono essere funzionali anche al miglioramento dell’efficienza energetica. Il balzo in avanti sarà notevole, se consideriamo che si passa, dalla modesta quota del 2,80 % da rinnovabile nel 2005 per la produzione di energia termica, al 15,83% nel 2020. La parte maggiore dovrebbe essere assorbita dalle biomasse (9,18% sul totale), seguite dall’energia prodotta da pompe di calore (4,16%). Tra queste quelle aerotermiche dovrebbero fornire il maggior apporto: 3,12% sul totale dell’energia impiegata. Al solare è assegnato un ruolo di appena il 2,33% a livello nazionale.

Confermati i meccanismi di incentivazione
Nel Piano di azione nazionale sono descritte le misure (economiche, non economiche, di supporto, di cooperazione internazionale) necessarie per raggiungere questi obiettivi. Il documento interviene sul quadro esistente dei meccanismi di incentivazione (certificati verdi, conto energia, certificati bianchi, agevolazione fiscale per gli edifici, obbligo della quota di biocarburanti ecc.) per incrementare la quota di energia prodotta rendendo più efficienti gli strumenti di sostegno, in modo da evitare una crescita parallela della produzione e degli oneri di incentivazione, che ricadono sui consumatori finali, famiglie ed imprese.

Nella bozza il Ministero manifesta l’intenzione di rafforzare il meccanismo dei Titoli di Efficienza Energetica TEE e di procedere alla completa attuazione o potenziamento dell’obblico del 50% di ACS da FER.


Procedimenti autorizzativi semplificati

In una nota, il Mse spiega che il Piano prevede l’adozione di ulteriori misure trasversali, volte alla rimozione o attenuazione delle barriere correlate ai procedimenti autorizzativi, allo sviluppo delle reti di trasmissione e distribuzione per un utilizzo intensivo/intelligente del potenziale rinnovabile, alle specifiche tecniche di apparecchiature e impianti, alla certificazione degli installatori.


Sistema di monitoraggio delle rinnovabili

Il Piano considera inoltre sia l’introduzione di criteri di sostenibilità da applicare alla produzione di biocarburanti e bioliquidi, sulla base di sistemi di tracciabilità sull’intera filiera produttiva, sia misure di cooperazione internazionale. Il monitoraggio complessivo statistico, tecnico, economico, ambientale e delle ricadute industriali connesse allo sviluppo del Piano di azione verrà effettuato dal ministero dello Sviluppo Economico, di concerto con il ministero dell’Ambiente e con il ministero delle Politiche Agricole, con il supporto operativo del GSE (Gestore dei Servizi Energetici), che implementerà e gestirà un apposito Sistema Italiano di Monitoraggio delle Energie Rinnovabili (SIMERI).

Le modifiche richieste dalle associazioni…

Anche le organizzazioni del lavoro hanno detto la loro. La Cisl, fanno sapere  i segretari confederali Gianni Baratta e Fulvio Giacomassi, ritiene necessaria in primo luogo una  Cabina di Regia di livello nazionale che dialoghi con precisi corrispondenti sia in ambito europeo presso la Commissione europea sia ai livelli regionali in ambito nazionale.


BIOMASSE
Quadro di priorità per le biomasse

Fiper insieme a Anci, Cia, Confagricoltura, Aiel, Itabia, Legambiente, Uncem, hanno scritto una lettera al Ministero dello Sviluppo Economico chiedendo di stilare, insieme agli obiettivi quantitativi, un quadro coerente di criteri di priorità e di incentivi per le biomasse che da una parte dia certezze agli operatori e agli agricoltori sugli investimenti da qui al 2020, e che dall’altra premi realmente la produzione agricola e l’efficienza energetica delle filiere.

Nella lettera si invita dunque a non più ignorare la specificità di questa fonte energetica indissolubilmente legata all’uso del suolo e al lavoro agricolo (ossia di chi coltiva e raccoglie la materia prima nei campi, nei boschi o nelle aziende zootecniche) e, di conseguenza, alla produzione di cibo, alla fertilità e agli stock di carbonio nel terreno, alla qualità delle acque di falda e non ultimo al reddito degli agricoltori.

Mantenere saldo il legame
Il problema, affermano le associazioni, è che la produzione di biomasse non andrebbe dissociata da quella agricola tradizionale a fini alimentari. Al contrario, l’esigenza di mantenere un saldo legame con la produzione agricola è tanto più pressante in un periodo di grave crisi dell’agricoltura italiana ed europea. Tra riduzione dei premi comunitari e calo dei prezzi delle derrate alimentari, la produzione di energia da rinnovabili nelle aziende agricole, grazie agli attuali criteri di premialità, rischia di trasformare la sua finalità originaria, ossia di attività integrativa del reddito dell’agricoltura, in quella di attività sostitutiva dell’agricoltura.

Inoltre, le biomasse di origine agricola, zootecnica e forestale possono dare un contributo determinante al conseguimento dei due obiettivi – come del resto risulta dalla bozza di Piano presentata dal MISE – in particolare per i fabbisogni termici e soprattutto per la produzione di carburanti alternativi, settore in cui allo stato attuale dell’arte il loro ruolo risulta esclusivo.


Le osservazioni del GIFI

Non sono solo però le associazioni sopra citate a chiedere garanzie in merito al PAN. Anche il GIFI, Gruppo Imprese Fotovoltaiche Italiane, dopo aver preso atto del piano, ha espresso alcune perplessità e osservazioni in merito ai contenuti del documento. In particolare, il gruppo richiede una correzione della stima relativa all’installato al 2020 del solare fotovoltaico, quantificata nel documento in 8.000 MW.

Nel 2020 parco installato di 15.000 MW
Infatti, grazie a un apposito studio recentemente realizzato dall’Università di Padova, è emerso che, con un tasso di crescita molto prudenziale (rispetto all’evoluzione del mercato mondiale) del 16% circa all’anno, nel 2020 in Italia si raggiungerebbe un parco installato di almeno 15.000 MW. La proiezione riportata dal PAN di 8.000 MW rappresenta dunque a malapena il tasso di crescita del 5% annuo.

APER: PAN punto di partenza importante ma…
Anche da APER (Associazione Produttori Energie da Fonti Rinnovabili) arrivano osservazioni e proposte in merito al PAN, descritto come un punto di partenza importante su cui far convergere le aspettative e le richieste dei vari operatori al fine di individuarle le azioni più opportune per lo sfruttamento delle rinnovabili.

Analisi di impatto economico-sociale
A tal proposito, l’associazione propone di completare il Piano con un’analisi di impatto economico-sociale che stabilisca le condizioni adatte a raggiungere gli obiettivi fissati dalla direttiva 2009/28/CE. Per riuscire in questo intento, propone di partire dalla situazione attuale di sviluppo e sfruttamento delle rinnovabili e dall’impatto che esse hanno sui consumatori. In tal modo, verrà a crearsi una traiettoria di sviluppo che tiene conto delle possibilità di efficientamento dell’industria delle fonti rinnovabili e una evoluzione controllata dei costi di sistema.


Accettabilità industriale e sociale

Più precisamente, l’accettabilità dal punto di vista industriale riguarda il settore della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, e passa da azioni di efficientamento del sistema di produzione elettrica da fonti rinnovabili tese alla riduzione dei costi di produzione. L’accettabilità sociale riguarda i consumatori finali e passa dal contenimento del costo sostenuto per la promozione dello sfruttamento delle fonti rinnovabili fino all’anno 2020 confrontato, in termini reali, con il costo sostenuto dai consumatori finali per il sostegno di tutte le produzioni elettriche incentivate nel 2009 (incluso quindi l’onere del meccanismo Cip6 anche per le fonti assimilate) che rappresenta l’attuale disponibilità di risorse economiche posta in capo ai medesimi consumatori finali.


Efficientamento della filiera

A titolo di esempio, nel documento elaborato da Aper, è stato dimostrato (in via generale e sulla base dell’elaborazione di informazioni pubbliche) che un obiettivo sensibile di incremento di produzione nazionale di energia elettrica da fonte rinnovabile (circa 45 TWh aggiuntivi rispetto al livello di produzione 2005) potrebbe essere ottenuto senza aggravi reali sui consumatori energetici rispetto agli oneri sostenuti dai medesimi consumatori nell’anno 2009.

Questo si verificherebbe a condizione che il sistema della produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile sia in grado di realizzare un efficientamento mediamente pari a circa il 30-35% in 10 anni a partire dal livello di costi attuali. Il predetto efficientamento abbraccia tutte le componenti della filiera dello sviluppo delle fonti rinnovabili tra cui risultano incluse, tra l’altro, oltre ad una riduzione dei costi di produzione, una razionalizzazione delle procedure autorizzative, una razionalizzazione del quadro normativo sottostante alla promozione delle fonti rinnovabili per il quale si auspica l’elaborazione di un testo unico con criteri trasparenti e stabili nel tempo e un’efficace azione di formazione, di informazione e disseminazione.

Le integrazioni dalle Regioni
Le Regioni ritengono assolutamente condivisibili i principi di massima che hanno guidato il Ministero nella stesura del documento, quali ad esempio la necessità di garantire la sicurezza dell’approvvigionamento energetico, la riduzione dei costi dell’energia, la promozione di filiere tecnologiche innovative e la tutela ambientale. Hanno manifestato però la loro preoccupazione per la previsione di un ridimensionamento della detrazione del 55% per la riqualificazione energetica degli edifici, in scadenza il 31 dicembre 2010.


Burden sharing e industria nazionale “verde”

Inoltre, hanno definito “troppo vaghi e poco convincenti” gli scenari previsti nel Piano per lo sviluppo delle fonti rinnovabili, perciò hanno chiesto la definizione di nuovi strumenti per la promozione delle fonti energetiche rinnovabili nel settore termico e la presentazione di proposte metodologiche per l’attuazione del cosiddetto “burden sharing”, chiedendo di essere coinvolte nella loro predisposizione. Le Regioni hanno osservato poi che i meccanismi finora promossi per incentivare i settori delle rinnovabili e dell’efficienza energetica non sono stati accompagnati da un parallelo sviluppo di una industria nazionale “verde”.


Adeguare la rete elettrica esistente

Inoltre, hanno sottolineato l’importanza di limitare, per l’Italia, le importazioni di biocarburanti da paesi non UE ai soli biocarburanti in linea con i criteri di sostenibilità per le biomasse liquide (previsti dalla direttiva FER 2009/28/CE); e, al fine di garantire l’aumento delle rinnovabili nella produzione elettrica, hanno chiesto l’impegno esplicito del Ministero per sostenere gli interventi di adeguamento della rete esistente e per definire meccanismi sanzionatori per i comportamenti non idonei tenuti dai soggetti gestori.