La green economy ha l’accento sempre di più toscano. Nella classifica delle regioni più indirizzate verso una crescita ecofriendly la Toscana si piazza al secondo posto, come indica l’osservatorio Ige 2012 (Indice di green economy) di Fondazione Impresa.
Lo studio (stilato su dati Istat, Terna, Sinab, Enea, ecc.) tiene conto di 21 indicatori: energia pulita, riciclo rifiuti, bio agricoltura, eco-edilizia, diffusione di licenze Ecolabel, solo per indicare i principali parametri utilizzati. Ma sono stati considerati anche la lunghezza delle piste ciclabili, il turismo ecologico e la carbon intensity (emissioni per unità di Pil).
Vette
In vetta c’è il Trentino Alto Adige. Ma questa non è una novità. «Il Trentino ha mantenuto la prima posizione grazie all’idroelettrico – spiega Cristina Cama, ricercatrice di Fondazione Impresa – che utilizza da tempo». Nella regione a statuto speciale il 91,9% di energia è prodotto da fonte rinnovabile. Non solo. «Il Trentino è anche primo per raccolta differenziata e qualità ambientale in termini di licenze Ecolabel, e secondo per detrazioni fiscali del 55% per la riqualificazione energetica degli edifici». Difficile, quindi scalzare la migliore ‘della classe. «Se la Toscana, oggi, si distingue, è perché continua a puntare sul geotermico – precisa Cama – visto che possiede una fonte naturale da poter sfruttare. Oggi, sta raccogliendo i frutti degli investimenti fatti negli ultimi anni. In più, è la regione con meno .coste inquinate ed è in quarta posizione per produzione e vendita di prodotti bio e per fotovoltaico installato l’anno scorso sugli edifici».
Mezzo
Il quadro generale delineato dallo studio su base territoriale, ossia la fotografia scattata al nostro sistema di sviluppo sostenibile, evidenzia una tendenza: la ‘scalata in classifica delle regioni centrali. Il divario tra Nord e Sud è compensato dalla risalita del Centro.
Le terre di mezzo si rimboccano le maniche. «Toscana, Umbria e Marche si stanno dando da fare – commenta la ricercatrice -, sono molto dinamiche e hanno ottenuto buoni piazzamenti, tanto da collocarsi nelle prime sei posizioni dell’Ige». L’Uinbria, per esempio, produce il 55,3% di energia dalle rinnovabili. Questa quantità deriva da: idrico (pari al 93,4% del 55,3%), fotovoltaico (2,4%), bio masse (4,1%) ed eolico (0,1%).
Eccezioni
Al virtuosismo del Centro-Nord nell’indice di green economy, fanno eccezione Liguria e Lazio (posti: 16° e 17°).
Mentre la Basilicata, al settimo posto generale, si distingue dalle basse performance del Sud con il trio Campania, Sicilia e Puglia che costituiscono il fanalino di coda. «Il Sud è indietro. nel quadro generale – precisa Cama – formato dai 21 indicatori, ma continua a detenere la supremazia nell’ imprenditorialità bio».
Calabria, Sicilia,Puglia e Sardegna hanno un’elevata percentuale di,superficie agricola destinata alle colture biologiche che varia dal 18,3 per cento al 10,3 per cento, rispetto alla superficie ‘agricola utilizzata.
A frenare la crescita della, green economy potrebbe essere la riduzione degli incentivi alle rinnovabili rispetto a quanto previsto dal quadro precedente. La diminuzione è quantificabile in circa 3 miliardi di euro l’anno.