Home Cosvig Grado: geotermia per gli edifici pubblici

Grado: geotermia per gli edifici pubblici

454
0
CONDIVIDI
Un progetto pilota con un pozzo profondo mille metri. Sfruttato il calore, l’acqua è rimessa in falda

Fonte: All Round Engineering

Autore: All Round Engineering

GRADO – Mentre il prezzo del petrolio sale, a Grado c’è un pozzo che scende. Deve arrivare a mille metri di profondità per poter sfruttare l’energia geotermica necessaria a riscaldare alcuni edifici pubblici. È questo l’obiettivo del progetto pilota avviato dalla Regione Friuli-Venezia Giulia per incentivare lo sfruttamento di questa risorsa da parte di amministrazioni pubbliche e soprattutto di privati. A fronte di una spesa iniziale di 1,5-2 milioni di euro, il rientro dei costi è garantito entro due anni e mezzo.
CONDIZIONI IDEALI – Il pozzo per la ricerca di energia geotermica è stato aperto sulla Spiaggia Azzurra di Grado, nella zona più occidentale dell’Isola del sole. Qui ci sono le condizioni ideali del terreno per poter sfruttare la geotermia profonda con perforazioni fino a mille metri di profondità, alla ricerca di acqua con una temperatura sufficientemente alta. Il progetto, che gode di un finanziamento europeo di 1,2 milioni di euro e di un investimento regionale di 400 mila, procede nella giusta direzione, ma non senza sorprese: la temperatura per il momento risulta lievemente inferiore al previsto, ma la grande portata d’acqua che si è scoperta compensa l’inconveniente. «Una temperatura di 55 gradi è ideale per poter garantire il riscaldamento tramite i termosifoni», spiega Roberto Della Torre, della direzione centrale Ambiente. «Ciò che ci serve dell’acqua è il suo calore: ottenuto quello, la risorsa idrica viene reimmessa nella falda. Con questo progetto saremo in grado di riscaldare senza problemi due scuole e un centro per anziani, ma se ci sarà la possibilità di fornire altri edifici sarebbe un’ulteriore vittoria».

APRIPISTA – Non si esclude, poi, nemmeno la prospettiva di eventuali utilizzi termali. «Un progetto di questo tipo, che vuole fare da apripista, non poteva che essere sperimentato da un ente pubblico quale la Regione, considerata soprattutto la spesa iniziale», aggiunge Tiziano Tirelli, direttore del Servizio geologico regionale, che cura il progetto insieme all’Università di Trieste. «Quello che ci preme soprattutto», sottolinea, «è di diffondere le conoscenze e i risultati che stiamo ottenendo, perché la strada delle risorse rinnovabili deve essere percorsa senza indugi. Ed è certamente già un risultato che diversi soggetti privati abbiano inoltrato la domanda per poter investire in questo ambito».

 

REGIONE – Il Friuli-Venezia Giulia, che da tempo si è dotato di un Piano energetico regionale, oltre che sulla geotermia profonda sta investendo anche su quella superficiale, già diffusa nella bassa pianura friulana. In questo caso la perforazione è minore, 300-500 metri, al fine di raggiungere una temperatura di 40 °C. Una terza via è poi quella delle pompe di calore, una tecnologia già consolidata all’estero e molto promettente. Un loro pregio è che possono essere utilizzate indistintamente su tutto il territorio, non richiedendo particolari caratteristiche del terreno. Inoltre non producono anidride carbonica né necessitano di particolare manutenzione. Un esempio di questo utilizzo è il riscaldamento del museo della Forestale a Basovizza, sul Carso triestino. Per le future ricerche geotermiche la Regione potrà disporre di un ulteriore finanziamento europeo di 8 milioni di euro.