In Islanda la presenza di impianti utili a impiegare le energie rinnovabili messe a disposizione dal territorio è capillare: l’85% di tutta l’energia consumata nel Paese proviene da fonti indigene; circa il 30% dell’elettricità proviene da fonte geotermica, e lo stesso vale per circa il 95% dell’energia termica necessaria al riscaldamento degli edifici.
Gli stessi progressi non sono però stati compiuti su un altro terreno fondamentale per la sostenibilità, quello dei trasporti. In un Paese dove la mobilità privata su gomma è prevalente per gli spostamenti di medio-lungo raggio, la diffusione di auto elettriche non è ritenuta soddisfacente anche a causa di un’insufficiente infrastruttura di ricarica.
Per rimediare, secondo quanto comunicato dalla RÚV -l’azienda radiotelevisiva pubblica del piccolo paese nordico- il Ministero dell’Industria e dell’Innovazione ha recentemente approvato la fornitura di un sostegno finanziario pari a 200 milioni di ISK (1,64 milioni di euro), lungo un arco temporale di tre anni, per aumentare la presenza di stazioni di ricarica per i veicoli elettrici nel Paese. I fondi saranno erogate alle utility elettriche e ai comuni, ma anche alle compagnie petrolifere.
L’obiettivo è quello di realizzare in un triennio 200 nuove stazioni di ricarica, quando ad oggi sono solo 13 quelle presenti sul suolo nazionale (sei delle quali concentrate nella capitale, Reykjavík). A rifornire di elettricità la rete di ricarica saranno, come sempre nella storia recente del Paese, soprattutto fonti energetiche rinnovabili: geotermiche e idroelettriche su tutte.
