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Geotermia: Dal PNRR «alcuna attenzione» alla geotermia, UGI scrive al Governo per colmare il vuoto

La missiva al ministero della Transizione Ecologica: «Intendiamo intervenire rapidamente presso la Commissione Europea»

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La missiva al ministero della Transizione Ecologica: «Intendiamo intervenire rapidamente presso la Commissione Europea»


«Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza non riserva alcuna attenzione al contributo che l’uso sostenibile delle risorse geotermiche può dare alla transizione energetica e allo sviluppo funzionale del Paese». L’Unione Geotermica Italiana (UGI) torna a rivolgersi al ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani (e alla sottosegretaria Vannia Gava) a due mesi dall’ultima missiva partendo da un’amara constatazione: il PNRR approvato dal Governo Draghi e oggi a Bruxelles per essere valutato dall’UE non si sofferma in alcun modo – né positivo né negativo – sull’unica fonte rinnovabile che l’Italia ha saputo mettere a frutto per prima al mondo, alimentando negli ultimi due secoli una filiera industriale dal know how riconosciuto a livello globale.

Nel suo intervento UGI sottolinea tutta la «delusione per la scarsa (nulla) attenzione che è stata riservata al contributo che l’uso sostenibile delle risorse geotermiche può dare alla transizione energetica», da qui la decisione di intervenire: «Ci aspettiamo dal Governo azioni concrete ed immediate per colmare il vuoto legislativo che questo settore lamenta», dichiarano da UGI, avvisando che «intendiamo intervenire rapidamente presso la Commissione Europea, a cui spetta ora il compito di valutare il Piano ricevuto, per esprimere le motivazioni del nostro dissenso».

Del resto la mancata inclusione della geotermia nel PNRR rappresenta un paradosso dal punto di vista economico ma soprattutto ambientale, dato che questa fonte rinnovabile potrebbe offrire un contributo decisivo a raggiungere gli obiettivi climatici definiti dall’UE: se tutta Europa punta a raggiungere la carbon neutrality entro il 2050, basti pensare che l’unica area vasta in tutto il continente ad aver già traguardato (ormai dal 2011) l’obiettivo è la provincia di Siena, dove il 92% dell’elettricità prodotta arriva proprio dal calore naturalmente custodito nel sottosuolo.

«La configurazione geotermica del territorio nazionale offre non solo eccellenti opportunità per la produzione di energia elettrica – conferma UGI – ma vastissime prospettive per gli usi diretti del calore a larga e piccola scala. Non possiamo permetterci di trascurare il ragguardevole contributo che l’utilizzo del calore naturale terrestre, nelle sue diverse forme, può offrire. Con le sue caratteristiche di stabilità e continuità di esercizio, la geotermia offre ottime prestazioni contribuendo significativamente al mix energetico rinnovabile».

Senza dimenticare che «le tecnologie geotermiche, oltre che rinnovabili e sostenibili, sono resilienti agli eventi climatici, altamente efficienti per il riscaldamento e raffrescamento degli edifici, producono con continuità e hanno ottime potenzialità in Italia per contribuire al mix energetico».

Eppure è un fatto che il Piano non riservi «alcuna attenzione al contributo che l’uso sostenibile delle risorse geotermiche può dare alla transizione energetica e allo sviluppo funzionale del Paese», e questo non rappresenta un segnale incoraggiante dopo l’esclusione dell’attività geotermoelettrica dagli incentivi nazionali garantiti alle altre fonti rinnovabili, nata sotto il Governo Conte I e ancora non sanata.

«Pur auspicando che la semplificazione e standardizzazione delle procedure, in linea con il punto M1C2.2 del PNRR, permetta di superare uno degli ostacoli principali allo sviluppo geotermico in Italia, non rileviamo indicazioni di sostegno alla filiera industriale geotermica, che invece – conclude UGI nel merito – potrebbe rappresentare il settore distintivo italiano nelle tecnologie di decarbonizzazione, anche in associazione con altre fonti energetiche».