Home Cosvig Energia solare, il settore teme tagli retroattivi agli incentivi

Energia solare, il settore teme tagli retroattivi agli incentivi

598
0
CONDIVIDI

Rinnovabili. Pietro Colucci, ad di Kinexia, lancia l’allarme

Fonte: Il Sole 24 Ore

Autore: Giovanni Vegezzi

Copiare la Spagna sul taglio retroattivo degli incentivi al solare potrebbe costare caro alle rinnovabili italiane, un settore che ha mosso investimenti per 50 miliardi negli ultimi 5 anni e che, compreso l’indotto, dà lavoro a 200 mila persone. Non solo, l’eventualità di misure retroattive spaventa anche i fondi internazionali che hanno investito 4 miliardi di euro di equity nel comparto.
Il nuovo Governo sta studiando la revisione dei sussidi al fotovoltaico come via di uscita per ridurre il peso della bolletta elettrica, mentre sullo sfondo si delinea una guerra fra produttori di energia verde e impianti tradizionali. E così a farsi avanti sono gli operatori emergenti del settore green, soprattutto quelli che lavorano a contatto con gli investitori internazionali, spaventati – è questo il caso di Pietro Colucci, ad di Kinexia – degli effetti che potrebbe avere la "ricetta spagnola". «Il problema è che gli italiani pagano una tariffa troppo alta, questo accade da 20 anni anche quando le rinnovabili non esistevano in Italia. Per questo l’obiettivo, assolutamente condivisibile, annunciato del legislatore rimane l’alleggerimento dei costi su famiglie e Pmi – spiega Colucci a Il Sole 24 Ore –. Eppure le ipotesi sul tavolo non vanno in questa direzione. Visto che risulterebbe impossibile modificare retroattivamente i contratti già in vigore che determinano gli incentivi alle rinnovabili, due sono al momento le ipotesi più quotate: la prima è una sorta di Solar tax sul fotovoltaico che però finirebbe per beneficiare lo Stato e non le famiglie; la seconda, proposta dall’authority, è la creazione di un vaso di compensazione che di fatto taglierebbe le tariffe ai produttori di energia rinnovabile attribuendo vantaggi ai produttori tradizionali, grazie a un meccanismo definito capacity payment. Anche in questo caso, è evidente, il beneficio per le famiglie sarebbe nullo. In entrambe le ipotesi inoltre si rischia di colpire i circa 460mila impianti di piccola taglia posseduti da cittadini e piccole imprese che hanno investito i propri risparmi del solare».
Ma non ci sono solo le famiglie: i tagli retroattivi, infatti, rischiano anche di mettere in pericolo la rilevanza industriale di un settore i cui benefici per l’economia, secondo un recente studio presentato dalla società di consulenza Althesys, si possono stimare al 2030 fra i 18 e i 49 miliardi di euro. «Gli impianti di grandi dimensione – continua Colucci – sono stati realizzati attraverso 25 miliardi di euro di investimenti, con un equity di 5 miliardi, di cui 4 miliardi di euro da parte di investitori istituzionali stranieri. Questi operatori al momento sono terrorizzati che in Italia si possa replicare quanto successo in Spagna. Tale situazione, poi, scoraggia ulteriori investimenti, sottraendo liquidità ad una Borsa già asfittica ed alla lunga rischia di mettere in crisi la credibilità del Paese. I danni di un taglio retroattivo degli incentivi sarebbero, infatti, incommensurabilmente più alti dei vantaggi, stimati in circa 500 milioni di euro: il volume degli investimenti realizzati negli ultimi 5 anni in Italia in questo settore arriva ai 50 miliardi di euro, un dato che equivale a 2 volte la potenzialità del nucleare stimata due anni fa quando ancora si riparlava di un rilancio di questa fonte energetica».