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Emissioni zero: il futuro è “smart”

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Edifici che autoproducono l’energia, mobilità sostenibile, quartieri cablati. Anche in Italia si lavora alle città intelligenti

Fonte: Il Tirreno

Autore: di Maria Rosa Tomasello

Si fa presto a dire smart city. La strada verso la nascita della città intelligente, tracciata dall’Unione europea con il Set-plan sulle tecnologie energetiche _ obiettivo tagliare le emissioni del 40% entro otto anni e del 90% entro il 2050 _ in Italia è un percorso appena iniziato. Proposte, congressi, meeting, ma le azioni concrete sono ancora allo stato embrionale, allo studio dentro amministrazioni pubbliche e università, più avanti dentro le grandi aziende, anche se città come Genova, Torino, Bari, Roma, Milano hanno preso la rincorsa. A Bruxelles ci scommettono, con 12 miliardi di euro da mettere sul piatto per le città e le aree metropolitane, a partire da 25 zone pilota, finanziamenti destinati alla realizzazione di edifici ad alta efficienza energetica, reti energetiche innovative e iniziative di mobilità sostenibile che permettano di contenere i consumi del 20% entro il 2020. Il primo bando europeo, 75 milioni, è già stato pubblicato e i fondi attribuiti, mentre il governo italiano, attraverso il Miur, ha già assegnato 200 milioni ai 38 progetti vincitori del bando "Smart cities & communities" destinato alle regioni del centro-sud, mentre è atteso dopo l’estate il bando per le regioni del centro-nord, che avrà una dotazione di 700 milioni. Per il nostro Paese la sfida è complessa, perché richiede intelligenza e ricerca avanzata in modo da adattare il concetto di smart city a un contesto con caratteristiche uniche: «L’Italia deve trovare una propria via _ dice Matteo Lepore _ presidente della Commissione innovazione dell’Anci e assessore all’innovazione, smart city e agenza digitale del comune di Bologna _ non si può pensare che qui nascano dal nulla città super-tecnologiche come sta avvenendo in Cina o in Medio Oriente, noi abbiamo un territorio fortemente urbanizzato con caratteristiche storiche e urbanistiche sulle quali dobbiamo scommettere». A Bologna, per esempio, stanno pensando a un progetto di valorizzazione dei 42 km di portici, da cablare e illuminare in modo intelligente. Ma fondamentale, per raccogliere la sfida, sottolinea Lepore, è che ciascuna amministrazione si doti di un piano regolatore digitale, e guardare al territorio con occhi diversi rispetto a quanto sta avvenendo negli Emirati Arabi, dove a 15 chilometri da Abu Dhabi sta nascendo Masdar City, la prima città del mondo a zero emissioni, o in Cina, dove entro il 2030 sarà portata a termine Caofeidian, una città per 2,4 milioni di persone costruita dal nulla sul mare su progetto dell’architetto italiano Pierpaolo Maggiora, anche se nelle ex aeree produttive di Terni e Assisi dovrebbe essere realizzato un progetto avanzatissimo, le torri energetiche ambientali multifunzionali brevettate dal gruppo di lavoro di Franco Cottana, direttore del centro di ricerca delle biomasse e docente a Perugia, che già fanno gola ai paesi arabi. Genova, una delle città italiane più all’avanguardia, unica ad aver vinto finora i tre bandi europei della Direzione generale energia sulle smart cities, raccogliendo 7 milioni, si muove per ora in ambiti meno futuristici: la redazione di un manuale delle città intelligenti, la creazione in Val Bisagno di una rete di teleriscaldamento e teleraffreddamento attraverso il recupero di una vecchia centrale a gas, e infine la riqualificazione della diga di Begato. «Siamo in una fase di sperimentazione, in Italia come all’estero _ conferma Angela Tumino, docente al dipartimento di Ingegneria gestionale del Politecnico di Milano, project manager dell’Osservatorio Internet of Things _ ma noi siamo più indietro e dovremmo essere bravi a non riuscire a perdere terreno rispetto al resto d’Europa». Ma le iniziative, per fortuna, si moltiplicano: a Nettuno, per esempio, sono stati resi intelligenti un terzo dei lampioni, con il risultato di avere migliore efficienza energetica e informazioni in tempo reale sul funzionamento degli impianti. A Roma, nella pineta di Castelfusano, è stata installata una rete di rilevatori anti-incendi, e sempre a Roma, le opere d’arte esposte ai Musei Capitolini sono state provviste di tag che dialogano con i telefonini dotati di tecnologia Nfc. Nella provincia autonoma di Trento e Bolzano, un sistema smart controlla la sicurezza nelle galleria. E in alcune aree montane in frana sensori controllano le microfratture per lanciare l’allarme in caso di pericolo. A Torino c’è un gran fermento: «Per prima cosa abbiamo costruito un "cruscotto urbano" che integra tutte le informazioni sulla città e sul territorio, un grosso "cervello" della città intelligente _ racconta l’assessore all’Innovazione Enzo Lavolta, presidente della fondazione Torino Smart City _ adesso, tra l’altro, stiamo studiando gli spostamenti casa-lavoro per rendere più sostenibile la mobilità, monitorando i flussi di traffico grazie a oltre tremila spire presenti sotto il manto stradale che comunicano con i semafori temporizzato e, anche in base ai risultati, amplieremo la rete di bike sharing». Ma i progetti sono molti, dall’efficientamento energetico degli immobili comunali, alla riconversione del trasporto di merci in città, che entro qualche anno dovrà avvenire con mezzi elettrici. «Da oggi al 2020 sono in ballo miliardi, si tratta di costruire una piattaforma che serva a raccogliere finanziamenti, anche mettendosi in discussione e ragionando attraverso l’innovazione sul futuro della città».