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Elettricità dal calore, Ics al fianco di 20 Paesi

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Garzelli: «Consolidato un network per lo sfruttamento geotermico»

Fonte: Notizie TriesteLive.it

Autore: Cristina Serra – il Piccolo

Quanta energia racchiudono le viscere della Terra? Tanta, da far marciare la nostra società per qualche milione di anni. In realtà non occorre scomodare le profondità del pianeta dal momento che per sfruttare l’energia geotermica, cioè il calore contenuto nel pianeta, è sufficiente scendere nel sottosuolo di poche centinaia di metri. Basta conoscere il punto preciso in cui trivellare.
A partire dal 2008 il Centro internazionale per la scienza e l’alta tecnologia di Trieste, Ics-Unido, avvalendosi della consulenza del Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Trieste, ha varato progetti che mirano a sfruttare al meglio risorse geotermiche disponibili in siti specifici, operando nei paesi in via di sviluppo e nelle economie in transizione.
«Siamo riusciti ad avviare e a consolidare un network internazionale interessato allo sfruttamento geotermico, in cui confluiscono oltre 20 paesi: Indonesia e Filippine, El Salvador, Guatemala ma anche Etiopia, Tanzania, Kenya e Congo, per citarne solo alcuni», dice Massimo Garzelli, consigliere speciale dell’Unido e attuale responsabile dello sviluppo dei programmi e della cooperazione tecnica all’Ics. «Ci siamo focalizzati in particolare sull’Africa, perché qui pochissime nazioni dispongono di impianti simili. Promuovere la geotermia in Africa significa fornire a questi paesi energia elettrica e dunque opportunità di sviluppo, tra cui la possibilità di potabilizzare l’acqua».
Offrendo supporto scientifico e tecnologico, e finanziamenti per la formazione di esperti locali e attività di ricerca, l’Ics ha messo in moto un volano che sta già dando frutti. «Lavoriamo in Tanzania a un progetto triennale iniziato nel 2009 con l’Ics», conferma Michele Pipan, docente di geofisica applicata all’ateneo triestino e consulente per l’Ics. «Qui Sudian Chiragwile, geologo esperto di geofisica di esplorazione, sta individuando i punti più idonei alla perforazione usando due tecnologie all’avanguardia per l’Africa: la sismica a riflessione e la magnetotellurica». Il progetto Tanzania è partito nel 2009 e conta sull’impegno di sei ricercatori: tre triestini e tre collaboratori di Chiragwile. Prosegue Pipan: «Chiragwile stesso è finanziato dall’Ics e sta ultimando quel dottorato che farà di lui l’esperto sul campo per il suo paese. L’Ics, inoltre, ha messo a sua disposizione le risorse di calcolo che consentono di ottimizzare l’esplorazione prima di iniziare i lavori. Da parte nostra, offriamo al progetto un’esperienza pluridecennale quanto a individuazione delle risorse ed estrazione del calore». Con la consulenza di Pipan e collaboratori si sono da poco conclusi due studi analoghi, figli di Ics, in Indonesia e in El Salvador. «In El Salvador – spiega Pipan – abbiamo individuato le cause dei cali di produzione in un reservoir potenzialmente assai ricco. In Indonesia, dove il governo ha recentemente varato un ambizioso programma geotermico, abbiamo concluso le analisi a Weh Island e Mount Endut, aree che potranno a breve produrre elettricità dal calore della Terra». Nonostante esempi positivi il geotermico è ancora sottosfruttato. Solo 24 paesi al mondo producono elettricità dal calore per circa 57 miliardi di kWh, pari allo 0,5% della produzione elettrica mondiale.