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Efficienza energetica: l’Unione europea lontana dagli obiettivi 2020

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Il rapporto d’analisi curato dall’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) “Trends and projections in Europe 2013 fa il bilancio di quanto è stato fatto per raggiungere gli obiettivo 20-20-20 al 2020

Fonte: Rinnovabili&Territorio

Autore: Redazione

Meno di sette anni saranno sufficienti agli Stati membri dell’Unione Europea per raggiungere l’obiettivo di aumentare del 20% l’efficienza energetica?

Secondo il report dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA), “Trends and projections in Europe 2013” il traguardo sarà difficile da raggiungere; più positive invece le stime per gli altri due obiettivi, che prevedono di aumentare del 20% il ricorso alle fonti rinnovabili e di ridurre del 20% le emissioni di anidride carbonica, come indicato dalla direttiva 20-20-20.

Il quadro che emerge dal rapporto è mediamente sufficiente nel complesso dell’Unione, lo è assai meno la situazione declinata sui singoli Stati membri, in cui nessuno sta ottenendo risultati in linea con gli obiettivi nazionali su tutti e tre i fronti contemporaneamente.

«Le ultime analisi dell’ AEA confermano che le rinnovabili e l’efficienza energetica stanno avendo un impatto significativo in termini di calo di emissioni» spiega Hans Bruyninckx, direttore esecutivo dell’AEA, ma lancia un monito agli stati membri che «devono assicurare che non stanno facendo oggi scelte in grado di diventare ostacoli ad un futuro a basse emissioni di carbonio».

Secondo il rapporto, tra il 1990 e il 2012 l’Unione europea ha ridotto le emissioni di gas serra di circa il 18%, tanto che si prevede di superare l’obiettivo del 20% di un punto percentuale (21% anziché 20% al 2020).

Progressi importanti sono stati compiuti anche sul fronte delle energie rinnovabili che nel 2011 hanno contribuito al 13% del consumo finale di energia. Il quadro è invece insufficiente riguardo alle previsioni per il terzo obiettivo dell’efficienza energetica -l’unico a non essere vincolante- che il rapporto definisce “una grande sfida ancora aperta”, esortando gli Stati membri ad agire rapidamente per correggere la situazione.

Per la maggior parte dei Paesi UE infatti, “le attuali politiche sull’efficienza energetica non sono sviluppate a sufficienza o attuate nei settori rilevanti”.

Nel dettaglio il rapporto indica come solo quattro paesi –Francia, Germania, Bulgaria e Danimarca- siano in linea con i traguardi fissati per l’efficienza energetica. Tutti gli altri paesi -ad esclusione di Croazia e Slovenia che non hanno condiviso gli obiettivi di risparmio energetico- sono invece assai lontani dalla meta.

I consumi di energia primaria europei, secondo quanto previsto dallo studio, si avvicineranno al 2020 a 1.483 Mtep, quindi troppo alti per ottenere il raggiungimento dell’obiettivo di riduzione del 20%.

Il motivo –rileva il rapporto– è la mancanza di un’integrazione effettiva delle norme stabilite a livello europeo nei quadri legislativi nazionali e l’assenza di un piano di efficientamento a lungo termine che interessi tutti i settori (edilizia pubblica e privata, trasporti, industria) indicati dalla Direttiva sull’Efficienza Energetica.

Il quadro è a geometria variabile anche per gli altri due target previsti al 2020, ovvero il taglio delle emissioni del 20% rispetto ai livelli del 1990 e la copertura con le rinnovabili del 20% dei consumi finali di energia.

Per il taglio delle emissioni di anidride carbonica, solo metàdegli Stati(14 su 28) ha registrato nel 2012 una quota di emissioni di CO2 inferiore a quella prevista per gli obiettivi di medio termine del 2013 e potrebbe quindi superare l’obiettivo del 20%. Del restante 50%, sono sette i Paesi (Spagna, Belgio, Irlanda, Lussemburgo, Austria, Estonia e Finlandia) a non aver raggiunto il target 2013 per la riduzione delle emissioni CO2 e potrebbero non raggiungere il traguardo finale neanche implementando le misure adeguate.

Gli altri sette (Italia, Germania, Bulgaria, Lituania, Olanda, Slovenia e Lettonia) hanno rispettato e superato i primi target di riduzione delle emissioni, ma riusciranno a traguardare gli obiettivi al 2020 solo implementando nuove politiche di settore.

Anche il fronte della quota del 20% di energia da rinnovabili, evidenzia un risultato soddisfacente nel complesso dell’Unione, che fa bene sperare per raggiungere il traguardo del 2020 –dato che nel2011 si era arrivati al 13% dei consumi finali– ma con una situazione disomogenea nei contributi dei diversi stati membri.

Nella lista dei virtuosi si trovano Italia, Germania, Grecia, Spagna, Ungheria, Bulgaria, Estonia Finlandia, Lituania, Lussemburgo, Romania, Slovacchia, Slovenia e Svezia, per aver incrementato dal 2008 al 2011 la loro quota rinnovabile ed essere dunque in linea con gli obiettivi.

Francia, Belgio, Regno Unito, Olanda, Malta e Lettonia, invece, hanno ottenuto al 2011 una quota di energie rinnovabili al di sotto dell’obiettivo di medio periodo e quindi troppo distante dalla meta finale.

A meno di sette anni dal termine per fissato dal pacchetto europeo clima-energia, Bruxelles deve dunque stimolare gli stati membri ad attuare politiche cogenti se vuole ottenere i tagli necessari a frenare il trend dei cambiamenti climatici.