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Con l’edificio sostenibile la bolletta ci guadagna

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DAGLI IMMOBILI PRIVATI ALLE SCUOLE PUBBLICHE SCATTA UNA GRANDE OPERAZIONE DI RIQUALIFICAZIONE IL GOVERNO RENZI PRONTO A INTERVENIRE CON IL PIANO STRAORDINARIO E CON IL RECEPIMENTO DELLA DIRETTIVA EUROPEA PER L’EFFICIENZA ENERGETICA

Fonte: La Repubblica – Affari & Finanza

Autore: Stefania Aoi

Ci sono lampade a basso consumo da comprare, edifici da coibentare per evitare la dispersione di calore, nuovi impianti termici da installare. Le scuole pubbliche, così come molti edifici statali, devono essere riqualificati. E non solo per evitare pericolosi crolli, come quello di qualche anno fa al liceo Darwin in Piemonte, ma anche, in periodo di spending review, per tagliare gli sprechi in bolletta. Lo chiede l’Europa, e adesso il governo Renzi sembra pronto a intervenire con il piano scuola e con il recepimento due settimane fa della direttiva europea in tema di efficienza energetica. Agire, potrebbe portare risparmi di oltre 300 milioni di euro l’anno sulla bolletta dei 45mila edifici scolastici sparsi lungo lo Stivale e per circa la metà, secondo un recente studio dell’Rse (società del Gse), costruiti tra gli anni Sessanta e Ottanta, e mai stati oggetto di interventi di riqualificazione. Così oggi il conto pagato per luce e riscaldamento è salato: circa 1,8 miliardi di euro, secondo gli esperti. Insomma, spendiamo un sacco di soldi in più di quanto dovremmo. «Mentre potremmo risparmiare fino a un 35 per cento» afferma Luca Dal Fabbro, 48 anni, presidente e azionista della società Domotecnica, un operatore del settore dell’efficienza energetica. Secondo Dal Fabbro — in passato amministratore delegato del gruppo energetico E. On e direttore generale di Enel Energia — intervenire è possibile, nonostante le difficoltà di spesa che affrontano Province e Comuni. Il manager spiega che «numerosi fondi privati sarebbero ben felici di entrare nello sviluppo di progetti di efficienza energetica nelle scuole e non solo». Gli interventi potrebbero essere realizzati ricorrendo a contratti di rendimento energetico, gli Energy Performance Contract (Epc), quelli incoraggiati dalla stessa direttiva europea n.27 del 2012. Accordi che potrebbero prevedere l’intervento delle cosiddette Esco (Energy service company) non solo per realizzare l’intervento di riqualificazione energetica ma anche per finanziarlo. O, in caso di investimenti troppo onerosi, le Esco potrebbero appoggiarsi a un fondo privato. L’ente pubblico in questo modo non dovrebbe anticipare nulla, ma ripagherebbe il servizio attraverso la bolletta. Il provvedimento preso due settimane fa dal governo Renzi, uno schema di decreto legislativo in tema di efficienza energetica, prevede azioni costanti. L’obiettivo di riduzione dei consumi entro il 2020, era già fissato dalla Strategia energetica nazionale, ma ora viene aggiornato con nuove misure: gli interventi di riqualificazione degli immobili pubblici dovrebbero diventare annuali e si dovrebbe persino istituire un Fondo nazionale per l’efficienza energetica che potrà dare garanzie o addirittura finanziamenti, per la riqualificazione energetica delle amministrazioni pubbliche. E poi c’è il piano scuola. «Si va insomma nella direzione indicata dall’Europa», spiega Dario Di Santo, direttore generale di Fire, la federazione che raduna gli energy manager italiani, presenti all’incirca in un ente pubblico su dieci. «In questi anni qualche passo avanti per migliorare i palazzi pubblici era stato fatto — afferma Di Santo — anche di recente ad esempio la Provincia di Milano ha assegnato un appalto per la riqualificazione di 98 edifici, soprattutto scuole, che prevede l’installazione di caldaie a condensazione, di “recuperatori” di calore, valvole termostatiche e altro». I lavori dovrebbero portare a un risparmio di un 35 per cento sulla bolletta. «E sono stati finanziati — prosegue il direttore — con soldi di privati, fondi europei, e in parte con un finanziamento della Bei». Secondo Di Santo però, nonostante interventi simili non siano una novità, si tratta ancora di poca roba, e nel frattempo il costo dell’energia è aumentato. Ma quanto costa la riqualificazione? «Una scuola d’infanzia, che occupa una superficie di 800 metri quadri — racconta il presidente di Domotecnica — richiederebbe secondo dati Rse circa 130mila euro per essere riqualificata, da spalmare in 16-20 anni. Si tratta di un tempo di rientro non brevissimo, ma bisogna considerare che rendere il patrimonio della pubblica amministrazione più efficiente dal punto di vista energetico valorizzerebbe gli edifici e poi lo chiede Bruxelles ». Inoltre gli interventi su illuminazione e infissi, di coibentazione di pareti e solai, accompagnati dal controllo delle temperature di esercizio degli impianti, potrebbero condurre ad un risparmio medio per istituto di oltre 13mila euro all’anno. «Considerando che secondo Rse la bolletta media di ogni scuola si attesta intorno ai 40mila euro, — conclude Dal Fabbro — stiamo parlando di risultati di grande impatto in termini di bilancio».