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Con il mini idro 10 posti di lavoro ogni MW installato

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I problemi di adattamento della rete e riduzione degli incentivi frenano il mini idro, che potrebbe risollevare l’economia nelle piccole comunità delle aree rurali

Fonte: rinnovabili.it

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Se sviluppato a dovere, l’idroelettrico di piccola scala – mini idro – può rivelarsi un moto intelligente ed efficiente per ridare linfa ad aree rurali economicamente svantaggiate. Un nuovo rapporto della Cardiff Business School ripone molta fiducia in questa tecnologia. I ricercatori coinvolti nello studio sono convinti che, se saranno le comunità a sviluppare dal basso questa fonte, essa sia in grado di generare, per ogni megawatt di nuova capacità installata, 10 nuovi posti di lavoro a tempo pieno entro il primo anno di attività.

Si tratta di un dato è in netto contrasto con altre tecnologie per la produzione di energia elettrica, che non registrano numeri del genere. L’unica ad avvicinarsi un po’ è il fotovoltaico di proprietà delle comunità solari, che genera in media 3,3 posti di lavoro a tempo pieno per 1 MW di potenza installata.

Come è possibile che queste cifre siano tanto superiori alla norma? Secondo i ricercatori tutto si spiega così: il mini idro è una tecnologia che fa affidamento sullo know how e materiali reperibili localmente. È diverso da progetti su larga scala, per i quali si importano grandi quantità di materiale e di competenze.

Inoltre, almeno in Inghilterra – caso di studio preso in considerazione dagli analisti – gli incentivi per l’energia prodotta sono uno stimolo ulteriore.

Due ostacoli, però, intralciano il percorso di crescita del settore. Innanzitutto le difficoltà tecniche di adattamento della rete esistente alle aree rurali. Originariamente, infatti, essa è stata progettata per un modello di produzione centralizzato, e le linee sono state installate senza pensare che avrebbero potuto reggere grandi quantità di energia generata localmente. Aggiornare la rete potrebbe essere molto costoso, specialmente se i costi ricadono sulle comunità. Il secondo ostacolo è legato alla situazione britannica, ma si osservano simili derive anche da noi: la progressiva riduzione degli incentivi per le rinnovabili, con la scusa che il fotovoltaico ne ha sempre meno bisogno. Ma le esigenze del mini idro sono diverse. E rischiano di venire trascurate.