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Anche il Tar boccia il fotovoltaico

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Un «ricorso inammissibile». Questa la sentenza del Tribunale amministrativo regionale, che boccia in forma definitiva il ricorso presentato dalla Fedi Impianti, l’azienda incaricata di realizzare i quattro impianti fotovoltaici di San Miniato Basso, che dallo scorso gennaio reclamava l’annullamento della sospensiva ai lavori imposta dalla Provincia di Pisa.

Fonte: Il Tirreno, cronaca di Empoli

Autore: Giacomo Pelfer

 

Anche il Tar di Firenze dice no al fotovoltaico sanminiatese. Un «ricorso inammissibile». Questa la sentenza del Tribunale amministrativo regionale, che boccia in forma definitiva il ricorso presentato dalla Fedi Impianti, l’azienda incaricata di realizzare i quattro impianti fotovoltaici di San Miniato Basso, che dallo scorso gennaio reclamava l’annullamento della sospensiva ai lavori imposta dalla Provincia di Pisa. Il Tar, quindi, ad appena 24 ore dal pronunciamento sui ricorsi per il pirogassificatore, arriva a sciogliere un’altra delle questioni calde che hanno contraddistinto il comprensorio. Una sentenza che boccia le richieste dell’azienda soprattutto nel metodo, nella forma del ricorso più che nella sostanza, senza entrare troppo nel merito delle contestazioni mosse. Una sentenza definitiva, in forma semplificata, come era stato richiesto dalla stessa Fedi Impianti, che adesso si dice pronta ad andare avanti portando la questione fino al Consiglio di Stato. Un po’ di storia. I quattro campi fotovoltaici dovevano sorgere in un’area di circa 8 ettari a nord di San Miniato Basso, in una fascia compresa tra la ferrovia e la discarica di Ventignano, nel comune di Fucecchio. Gli impianti, tutti contigui tra loro, con una potenza complessiva superiore ai 3 megawatt, erano stati autorizzati in Conferenza dei servizi a cavallo tra 2010 e 2011, con un anno di tempo per sottoscrivere le convenzioni con il Comune e dare avvio ai lavori. Per tutto il 2011, però, nel periodo caldo delle proteste sul fotovoltaico, di questi impianti non si era più parlato: destinati, pareva, a finire nell’elenco dei progetti analoghi lascianti morire di fronte alle proteste. All’inizio del 2012, invece, si seppe che le società titolari delle autorizzazioni avevano sottoscritto le convenzioni tra il 27 dicembre e il 5 gennaio, praticamente allo scadere del termine di un anno previsto dalle determine provinciali, affidando la realizzazione dei progetti alla Fedi Impianti di Firenze. Immediata la mobilitazione dei residenti, spaventati dall’idea di ritrovarsi accerchiati tra i pannelli e la discarica di Ventignano. Alla mobilitazione seguì un controllo della Provincia, che sollevò il mancato rispetto dei tempi per l’inizio dei lavori, imponendo all’azienda lo stop a qualunque tipo di attività. Ne nacque così un braccio di ferro tra la ditta e l’amministrazione provinciale, approdato all’inizio di febbraio nel ricorso presentato da Fedi Impianti per reclamare l’annullamento della sospensiva. Le motivazioni delle sentenza. Ricorso che adesso il Tar ha dichiarato inammissibile, stabilendo innanzitutto «l’insussistenza delle condizioni per la proposizione di un ricorso collettivo». Illegittimo, in pratica, secondo i giudici, presentare un unico ricorso per quattro progetti distinti, «poiché – si legge – non è possibile ravvisare la sussistenza di presupposti per la cumulabilità». Non solo, i giudici hanno sollevato anche il difetto di «legittimazione attiva» di Fedi Impianti, in quanto società in appalto per la realizzazione dei lavori. A presentare ricorso, quindi, secondo i giudici, dovevano essere le società titolari delle autorizzazioni. Si condannano così i ricorrenti al pagamento di 3mila euro come risarcimento delle spese di giudizio. La soddisfazione della Provincia. «La sentenza conferma la validità dell’operato di questa amministrazione – dice il direttore generale della Provincia Giuliano Palagi –.
Non abbiamo mai inteso osteggiare nessuno: abbiamo solo rilevato che le autorizzazioni erano scadute.
Credo che adesso ci siano pochi argomenti per andare al Consiglio di Stato, perché il ricorso è stato bocciato alla radice, nel metodo, che da prassi precede sempre il merito». L’azienda non molla. «La sentenza è basata su un cavillo formale – commenta il presidente di Fedi Impianti Marco Matteini –: abbiamo presentato un ricorso unico perché il blocco della Provincia era stata imposto in forma congiunta, con un’unica comunicazione.
Secondo i nostri legali era corretto presentarlo così. In ogni caso ricorreremo al Consiglio di Stato». Matteini ricorda poi le difficoltà che il blocco della Provincia sta causando all’azienda, che ad inizio anno aveva già provveduto all’acquisto dei materiali. «Siamo costretti a presentare richiesta per un contratto di solidarietà – dice – che riguarderà almeno il 60% dei nostri dipendenti».