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AMIATA I RISULTATI DELL’INDAGINE CONDOTTA DALL’UNIVERSITA’ DI FIRENZE

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Geotermia «assolta» da uno studio
«Non danneggia le falde acquifere»

Fonte: La Nazione, Cronaca di Grosseto

Autore: La Nazione, Cronaca di Grosseto

«SIAMO SODDISFATTI di quanto emerso dalla relazione depositata in Regione sull’indagine isotopica dei fluidi geotermici».

L’assessore all’Ambiente del Comune di Santa Fiora, Massimiliano Tracanna, in base a quanto emerso dai dati dell’indagine suggerita dal presidente dell’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Enzo Boschi, sostiene che «si tratta di risultati che confermano quanto noi sostenevamo e che va nella direzione che avevamo auspicato. Un passaggio importante per il mantenimento e il successivo sviluppo della risorsa geotermica che riteniamo strategica per il nostro territorio». Chissà se anche per tornare a parlare della nuova centrale geotermica, Bagnore 4. Di cui si parla da tempo, ma che ha subìto una forte battuta di arresto.

«L’INDAGINE isotopica sulle acque sotterranee rappresenta invece — si legge nella nota pubblicata sul sito della Regione Toscana — a detta degli esperti, un importante strumento per definire le potenziali aree di ricarica e gli eventuali processi di mescolamento fra falde di varia natura e quindi, nel caso specifico dell’Amiata, i rapporti fra il sistema profondo e quello superficiale». Il lavoro, condotto dall’università di Firenze, che già sta lavorando per la Regione Toscana sul progetto MacGeo, è giunta alla conclusione che «la connessione idraulica tra gli acquiferi superficiale e profondo risulta essere trascurabile se non addirittura assente. Per arrivare a queste conclusioni il gruppo di lavoro ha prima raccolto e analizzato i dati reperiti mediante ricerche bibliografiche e, successivamente, attraverso uno studio geochimico di dettaglio condotto su campioni prelevati, nel periodo compreso tra gennaio-marzo 2009, in 61 manifestazioni emergenti (tra sorgenti termominerali, sorgenti fredde, acque di pozzi ed acque superficiali) prevalentemente intorno al vulcano, e più propriamente, al contatto tra le vulcaniti e le rocce sedimentarie. Su questi il gruppo di lavoro del dipartimento di Scienze della Terra di Firenze ha poi svolto analisi geochimiche per definire la composizione e le caratteristiche delle specie disciolte, sia inorganiche che organiche presenti in sorgenti termo-ed oligo-minerali. I risultati sono poi stati confrontati con quelli ottenuti nel precedente studio dell’università di Siena».