Home Cosvig Agricoltura: Piano anti-predazioni, è nato il comitato

Agricoltura: Piano anti-predazioni, è nato il comitato

270
0
CONDIVIDI
Sindaci, associazioni e singoli allevatori si organizzano per manifestare davanti alla sede del ministero dell’agricoltura

Fonte: Il Tirreno, Cronaca di Grosseto

Autore: Fiora Bonelli

Nasce, a Magliano in Toscana, il comitato di allevatori e istituzioni che organizzerà la manifestazione a Roma davanti al ministero dell’agricoltura e chiederà al ministro Galletti un tavolo politico nazionale per risolvere il problema predazioni. E forse nascerà anche un’associazione di Comuni infestati da predatori. Ieri all’appello lanciato dall’assessora alle predazioni del comune di Magliano hanno risposto in tanti. Circa 200 persone, istituzioni e associazioni, allevatori arrivati dalle province di Grosseto, Siena e Viterbo per costituire il primo nocciolo del comitato che si propone di allargare a altre province toscane e ad altre regioni italiane l’appello per farsi sentire a Roma, a Firenze e a Bruxelles. «Sappiamo- ha esordito Mirella Pastorelli intervenuta dopo il saluto del sindaco Diego Cinelli – che il ministro sta mettendo in approvazione una proposta sulla quale noi non siamo stati consultati e su cui non siamo d’accordo. Il ministero si scorda che così facendo deve mantenere lui il lupo? E degli ibridi che ne dice? Sia chiaro che noi non vogliamo uccidere nessuno, ma il ministero deve gestire queste cosa e non far ricadere tutto sulle spalle dei Comuni, come accade per i randagi». Per i quali si spendono fior di soldi dei contribuenti, come a Manciano, che mantiene i cani nei canili per 100.000 euro o a Magliano per 70.000. «Vogliamo un tavolo dove siedano gli allevatori e non i dotti», ha sottolineato l’assessora. «Abbiamo problemi seri – ha detto il sindaco di Manciano, Marco Galli – e le predazioni ci hanno dato il colpo di grazia. È tempo di muoversi. Non parteciperò più a nessuna riunione se non si deciderà qualcosa qui e subito». «Noi il problema non l’abbiamo più – ha detto Massimo Galli, sindaco di Roccalbegna – perché sono finite le pecore, passate da 12.000 capi a nemmeno 2.000. Siamo pronti a scendere in piazza». Dalla provincia di Siena sono stati evidenziati gli stessi problemi: i sindaci di Asciano e Radicofani e allevatori del Senese hanno dato la loro disponibilità e avanzato proposte. Una, del sindaco di Asciano, ha riscosso grande consenso: «Propongo – ha detto – un’associazione di Comuni infestati dai lupi. Avremmo un peso a Roma e forse anche a Bruxelles». Accorati e appassionati gli interventi di allevatori storici, Fernando Tizzi di Saturnia, Emilio Ricciardi di Monticello, Antonio Crobu di Asciano, Fausto Ligas di Murlo: «Si sono sperperati milioni di euro per progetti inutili – ha detto quest’ultimo – e certo c’è stato un errore nella gestione del problema che, pare, la stessa Toscana stia riconoscendo». Appelli all’unità delle associazioni sono arrivati da più parti e non sono mancati attacchi di molti perché il settore allevamento si sente abbandonato, le associazioni non riescono a trovare la quadra per la soluzione di un problema ormai atavico. Cia, Coldiretti e Confagricoltura, dal canto loro, hanno ribadito il proprio sostegno, ma con qualche distinguo nell’organizzazione di manifestazione e tavolo. Dichiaratamente favorevoli Cia e Confagricoltura, più cauta Coldiretti che vuole aspettare il 2 febbraio prima di prendere decisioni avventate. «Il 2 febbraio la parte politica approverà il piano nazionale del lupo- hanno specificato per Coldiretti il presidente Marco Bruni prima e il direttore Andrea Renna dopo- vediamo cosa succederà in quel momento». Ma a questa posizione attendista non si sono risparmiati attacchi: «Non si può sottoscrivere un documento che si qualifica come progetto per la conservazione del lupo», ha chiosato Ligas e su questo concetto tutti sono voluti andare avanti e costituire il comitato. Un pool che comprende rappresentanti di sindaci (i due Galli), due allevatori per associazione e allevatori singoli. Il gruppo è coordinato da Pastorelli: «Allargheremo il comitato a sindaci di altre province e regioni – ha detto – e organizzeremo il tutto per andare a Roma. Vogliamo quel tavolo e non si torna indietro».

Le rivendicazioni: «Il rimborso danni deve essere totale»
Sull’assemblea di Magliano ha aleggiato non senza contestazioni il Piano nazionale del lupo, un documento di 22 punti nato in seguito alla conferenza Stato-Regioni e che viene portato in approvazione il 2 febbraio. È su questo piano che si concentrano le speranze di Coldiretti che è andata martedì a Roma a parlare col ministro Galletti. Fra i delegati Coldiretti anche Angelo Marzocchi di Roccalbegna che spiega: «Abbiamo fatto presente l’urgenza di alcune problematiche. Il rischio di abbandono dei territori, quello idrogeologico, lo stato di salute delle aziende. Ci è stato chiarito che lo Stato ha dato indicazione alle Regioni di pagare i risarcimenti non con la formula del “de minimis”». Un procedimento per cui chi subisce predazioni può avere non più di 15.000 euro in tre anni: «Ma in questa cifra – spiega Marzocchi – sono compresi anche altri contributi che con le predazioni nulla hanno a che vedere. Per cui già sarebbe importante non sommare contributi extra e risarcimenti. I tre punti fondamentali su cui insistiamo sono: rimborso danni totali; sostegno economico per le aziende colpite di 80 euro a capo per 10 anni; catture di ibridi solo per scopi scientifici. Così si risparmia e non si sperperano soldi». Il piano non pare piacere agli altri allevatori. Per cui la notizia che viene portato in approvazione il 2 febbraio non convince nessuno e anzi spinge di più a manifestare in piazza.