Home Cosvig Geotermia, Sostenibilità, Sviluppo, Toscana: Come la geotermia ha reso vivibile (e sostenibile)...

Geotermia, Sostenibilità, Sviluppo, Toscana: Come la geotermia ha reso vivibile (e sostenibile) la Valle del Diavolo

676
0
CONDIVIDI
Martignoni: «È fonte di lavoro e di possibilità di abitare questo territorio». Montemaggi (Enel Green Power): «Altri 100 i MW di potenziale sviluppo in Toscana realizzabili entro il 2023, se ci saranno le condizioni»

Fonte: GeotermiaNews.it

Autore: Redazione

La Valle del Diavolo toscana, al cui centro si colloca oggi Larderello, non rappresenta solo il luogo dove la coltivazione geotermica è nata per la prima volta al mondo – nel 1818 per impieghi nell’industria boracifera, dal 1904 per la produzione di elettricità –, ma anche l’esempio di come quest’energia rinnovabile abbia trasformato un territorio.

Oggi Pomarance (di cui Larderello è una frazione, ndr), è «il Comune con la più alta produzione di energia geotermica al mondo, e vi si produce il 40% di tutta quella toscana», come ha spiegato il sindaco Loris Martignoni agli oltre 100 giornalisti arrivati da tutto il mondo per il XIV Forum internazionale dell’informazione per la salvaguardia della natura organizzato da Greenaccord, ma per questa Toscana dal cuore caldo la geotermia è molto di più.

«La geotermia è un’energia con la quale noi conviviamo da sempre – ha continuato Martignoni – Storicamente il nostro era un territorio in cui si riteneva difficile vivere, era definito la Valle del diavolo e ha ispirato a Dante il suo Inferno. Ancora oggi il nome del nostro borgo di Montecerboli richiama quello di Cerbero, il mostruoso cane a tre teste che secondo la mitologia greca custodiva l’ingresso all’Ade».

Non è difficile immaginare il perché di tanta paura.

Fino a due secoli fa la terra dove oggi sorge Larderello era dominata dalle emissioni geotermiche naturali, getti di vapore capaci di raggiungere i 160 °C diffondendo nell’aria il caratteristico odore sulfureo, evocativo di demoniache presenze.

Il paesaggio risultante era brullo, spoglio di alberi come di anime.

La coltivazione geotermica ha consentito di cambiare le cose: «È fonte di lavoro e di possibilità di abitare questo territorio», ha rimarcato Martignoni.

«La tecnologia geotermica coltiva una energia rinnovabile ma non è priva di emissioni, – ha chiarito il responsabile geotermia Enel Green Power Massimo Montemaggi durante il Forum – anche se si tratta di emissioni sostitutive di quelle naturali. Le emissioni ci sarebbero anche se non ci fossero gli impianti industriali: l’area di Larderello era chiamata Valle del Diavolo perché assolutamente inospitale, ed è diventata molto più vivibile da quando sono presenti gli impianti geotermici, che oggi riescono ad abbattere circa il 95% delle emissioni tipiche della geotermia, come H2S e mercurio. Si tratta di uno dei pochi casi in cui l’insediamento di impianti industriali ha operato una mitigazione ambientale importante, e non il contrario».

Oggi le centrali geotermoelettriche toscane di Enel Green Power sono 34: oltre a soddisfare il 30,78% della domanda di energia elettrica regionale alimentano una filiera del calore da 311 GWht (dati 2016) in grado di fornire energia termica economica e pulita a cittadini e imprese; un connubio di fattori che promuove la diversificazione economica – come testimonia la Comunità del Cibo a Energia Rinnovabile o le oltre 60mila le presenze turistiche registrate l’anno scorso nei territori geotermici, un dato in continua crescita – e che, in definitiva, «migliora la nostra qualità di vita», come sintetizzato dal sindaco Martignoni.

Si tratta di risultati importanti e di grande ispirazione per un mondo in affannosa ricerca di un modello di sviluppo sostenibile, risultati che non sarebbe stato possibile conseguire senza la fitta collaborazione delle istituzioni locali.

«Con tutti gli amministratori delle tre province toscane dove abbiamo impianti e a livello istituzionale siamo in ottimi rapporti – ha testimoniato MontemaggiI territori ci chiedono ulteriori investimenti. È vero, soprattutto sull’Amiata ci sono anche comitati che non vogliono nuovi sviluppi: è un tema che affrontiamo e non ci nascondiamo. Non temiamo il confronto e quando ci chiamano andiamo sempre. Parliamo, ma oltre un certo limite è difficile convincere tutti».

Oggi la geotermia è sinonimo di vivibilità, sostenibilità e lavoro per questa fetta di Toscana. Sono circa 740 i dipendenti che EGP impiega per coltivare la geotermia toscana, oltre un migliaio quelli dell’indotto.

E per il futuro?

«Le ricerche già effettuate mostrano altri 100 MW di potenziale sviluppo per la geotermia toscana, capaci di fornire 1 ulteriore TWh. Potremmo realizzare questi impianti entro il 2023», ha dichiarato  Montemaggi.

Un’opzione che appare in linea con gli obiettivi dichiarati dalla Regione Toscana, che mira a produrre solo elettricità da rinnovabili entro il 2050.

Per quanto riguarda la geotermia si tratta ad oggi di potenzialità, che – ha tenuto a precisare Montemaggi – si realizzeranno «se ci saranno le condizioni».

Il che significa anche migliorare l’accettazione sociale, ad esempio attraverso un maggiore coinvolgimento negli appalti geotermici delle imprese locali (si veda ad esempio il corso di approfondimento su “Codice appalti: novità e soluzioni operative per gli operatori economici” che proprio oggi CoSviG ha organizzato e che è rivolto principalmente alle imprese dei territori geotermici), più alti investimenti nella sostenibilità degli impianti o nelle possibilità di diversificazione economica offerte dalla geotermia (su come la “diversificazione economica” offerta dalla geotermia sia una opportunità unica, si veda il caso islandese di cui parlammo qualche tempo fa).

Occasioni di sviluppo sostenibile che esistono, ma che necessitano di essere adeguatamente rappresentate alla cittadinanza.

«Ormai è difficile dibattere di un’energia naturalmente presente sul territorio come la geotermia in modo tecnico, prevale l’onda delle emozioni – ha concluso il sindaco di Pomarance – Il Forum è un’occasione unica perché permette a voi giornalisti di osservare la realtà dei fatti. Siatene testimoni».