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Bramerini: «Per lo sviluppo dell´eolico toscano servono regole da far valere in sede tecnica»

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Greenreport ha ospitato nelle settimane scorse una serie di interventi critici verso la Regione sul tema delle rinnovabili ed in particolare dell’eolico, che negli ultimi 9 anni ha visto pochissimi progressi. La Regione, secondo alcuni imprenditori del settore che hanno minacciato di andare altrove a investire i loro soldi, da una parte avrebbe previsto uno scarso sviluppo dell´eolico, fermo alle quote già previste dal vecchio Piano energetico del 2000, dall´altra non starebbe facendo molto per cogliere gli obiettivi che si è data

Fonte: Greenreport

Autore: Greenreport

All’assessore all’ambiente Anna
Rita Bramerini chiediamo di rispondere alle critiche mosse alla
Toscana.

«Ritengo che le critiche siano
ingenerose. Lasciamo parlare le cifre. Prima dell´approvazione del
Piano di indirizzo energetico eravamo a 27,8 megawatt di potenza
installata in 3 impianti. Oggi, a meno di un anno di distanza, siamo
a 44,8 MW con 5 parchi eolici. L´aumento è del 63%. E´ il segno
che il Piano inizia ad essere realizzato. E´ utile però ricordare
che non è in nostro potere intervenire direttamente. E´ un Piano di
indirizzo e la Regione non è un imprenditore, non realizza gli
impianti a rinnovabili. A noi spetta il compito di creare le
condizioni perché ciò avvenga».

Ma l´accusa è proprio quella di
non creare le condizioni perché le aziende investano nell´energia
dal vento…

«C´è un dato oggettivo: in Toscana l´eolico
c´è e si sta sviluppando. Siamo la prima regione per potenziale
eolico installato, se guardiamo a tutte le regioni del nord ed anche
a molte del centro come il Lazio, le Marche e l´Umbria».

C´è chi dice che da noi le
rinnovabili sono poco sviluppate.

«Non è vero. Dell’eolico ho già
detto, il fotovoltaico è salito vertiginosamente a più di 25 MW e
qualcosa si è mosso anche per idroelettrico e biomasse. Noi siamo
favorevoli al burden sharing cioè alla ripartizione, a livello
regionale, dell’obiettivo nazionale di produzione di energie.
Pensiamo di poter fare egregiamente la nostra parte e spero si tenga
presto l´incontro su questo tema in corso di programmazione al
ministero dello sviluppo economico. Farò presente che la Toscana,
che ha già raggiunto il 25% di energia elettrica prodotta da
rinnovabili (oggetto del burden sharing), sta comunque lavorando per
accrescere tale quota. Del resto, il Pier indica anche un obiettivo
del 50% di energia elettrica da rinnovabili al 2020».

Ma mentre per il momento la cabina
di regia nazionale latita, gli imprenditori dell´eolico lamentano
una jungla normativa e situazioni diversificate, e quindi spiazzanti,
tra regione e regione.

«Le linee guida nazionali sull´eolico
(previste dall´articolo 12 del Dlgs 387/2003) non sono mai state
approvate a causa dell´opposizione del ministero della tutela dei
beni paesaggistici. Ma su quelle linee guida credo si debba essere
molto cauti. Penso sia meglio tutelare da soli il proprio territorio
anziché attendere linee guida che saranno comunque elastiche e
bisognose di adeguamento in base alle esigenze locali. Viceversa ci
troveremmo di fronte ai guasti di un ennesimo “Piano casa”
come quello inizialmente proposto dal governo».

Alla Toscana gli imprenditori
dell´eolico rimproverano di avere troppe domande giacenti. E´ vero?

«Sì, è vero. In questo momento ne
abbiamo 24 e 2 sospese dal proponente. Ma le tante domande richiedono
di essere smaltite con procedure certe e trasparenti, non sono un
indicatore né di ventosità né di garanzia economica».

Nel Pier vi siete dati un obiettivo
di 300 MW di potenza installata, che è uguale a quello che avevate
nel 2000: non significa che sull´eolico scommettete poco?

«Tutt´altro. Quella previsione è un
atto di responsabilità. Abbiamo detto: l´eolico è importante, non
vogliamo rinunciare ad averlo, ma deve far parte di un mix di
rinnovabili, non essere la bandiera delle rinnovabili in Toscana.
Prima risolviamo i problemi che ci sono e poi pensiamo ai numeri
dello sviluppo. Sbaglia chi sostiene che non puntiamo sull´eolico.
Non avevamo il problema di favorire quella fonte o l´altra, ma di
creare le condizioni affinché tutte potessero svilupparsi in maniera
sostenibile. Comunque, come ho già dimostrato, l´eolico toscano sta
marciando».

Sta marciando nonostante che tutti i
progetti siano rinviati a Via. Non è eccessivo questo ricorso alla
valutazione di impatto ambientale?

«Non spetta alla politica entrare
nelle questioni tecniche. Chi amministra ha il compito di programmare
e, se necessario, legiferare. Sono dell´opinione che in Toscana
serva una regolazione dello sviluppo dell´eolico ma questa rischia
di essere vanificata se non troviamo il modo, al termine di un
percorso programmatico, di far valere questo valore aggiunto in sede
di esame del progetto. Con le nuove linee guida a cui stiamo
lavorando contiamo di risolvere questo tipo di problemi, perché una
cosa è certa: se non riduciamo il carico burocratico, tutti gli
sforzi risulteranno inutili».

A proposito di burocrazia, cosa ne
pensa della pretesa di monitoraggi preventivi dell´avifauna per 18
mesi, periodo che gli imprenditori del settore ritengono troppo lungo
e quindi insostenibile economicamente, e inutile dal punto di vista
della tutela della fauna?

«Anche su questo le linee guida
diranno la loro. Credo che le considerazioni sull´avifauna che
vengono fatte dagli imprenditori siano corrette. E´ un´emergenza
regionale quella di dotarsi di un quadro conoscitivo adeguato
sull´avifauna, valorizzando Sic, Sir e Zps e stabilendo sia la
tempistica, sia criteri certi e soglie di confronto».
Le
critiche hanno riguardato anche il mini ed il micro eolico. Qual è
la linea regionale in merito?

«Occorre stare attenti a confondere la
semplificazione amministrativa (che per l´eolico vale fino a 60 kW)
e le questioni di tutela paesaggistica. Abbiamo assistito ad una
discussione sull´altezza delle torri in occasione della
concertazione sul Pit. Una gru da cantiere è alta una trentina di
metri. Avete provato ad immaginare una pala eolica alta quasi il
doppio nelle nostre colline a servizio di una sola abitazione?».

Ma è vero che la Regione non
intende dare impulso al micro eolico.

«Perchè no? E´ su questo che si
concentra la ricerca. Le sue potenzialità, sia in termini di resa,
che di costo, sono molto interessanti. In più ci stanno lavorando
imprese toscane. Noi abbiamo intenzione di favorire la crescita di
quelle esistenti e la creazione di nuove aziende che operino nel
settore delle rinnovabili. La possibilità ci sono e il caso
dell´Electrolux di Scandicci è emblematico al riguardo. Insomma
sono maturi i tempi per l´affermarsi di una green economy alla
toscana. Si tratta di uno sforzo che stiamo per sostenere anche
finanziariamente, grazie ai 30 milioni di euro che tra breve
metteremo a disposizione delle imprese, grazie al bando che utilizza
i fondi europei del Por-Creo, il Programma operativo regionale che si
pone l´obiettivo di sviluppare la competitività e l´occupazione».

La sensazione è che la Toscana,
sentendosi già forte sulle energie rinnovabili grazie soprattutto
alla geotermia, metta un po’ in disparte lo sviluppo delle altre
Fer. Non è così?

«Direi di no. Noi abbiamo la
geotermia, ma la Lombardia ed il Trentino hanno l´idroelettrico cioè
un bel polmone di capacità produttiva di energia da Fer. Nessuno, ad
oggi, abbatte il deficit energetico grazie al sole ed al vento. E´
necessaria un´azione combinata, fatta di risparmio energetico, di
efficienza e di sviluppo delle Fer, di tutte le Fer. Solo in questo
modo possiamo centrare l´obiettivo del 20, 20, 20 al 2020 e
cominciare ad immaginare una sostituzione degli idrocarburi. Per cui
ben venga una discussione sull´eolico ma, per favore, le accuse non
servono. Sono più utili il dialogo e la ricerca di soluzioni
condivise».