Home Cosvig Uno studio calcola i positivi effetti delle tecnologie avanzate su emissioni e...

Uno studio calcola i positivi effetti delle tecnologie avanzate su emissioni e dipendenza energetica

484
0
CONDIVIDI

Sistemi all’avanguardia.
Benefici nell’aria e in bolletta
I 36 miliardi di minori costi, se reinvestiti, raddoppierebbero il loro valore

Fonte: Il Sole 24 Ore

Autore: Giacomo Bassi

Riduzione degli sprechi, ottimizzazione delle risorse, bilanciamento tra fonti di approvvigionamento, combinazione delle tecnologie. Il risparmio energetico per le famiglie italiane passa per un mix integrato di soluzioni all’avanguardia: lo dicono le analisi degli organismi istituzionali nazionali ed esteri e lo conferma uno studio del Politecnico di Milano e di The European House Ambrosetti, che – presentato in occasione del Forum organizzato da Gdf Suez, uno dei maggiori player mondiali dell’energia – fa il punto sullo stato dell’arte nel nostro Paese e disegna le possibili prospettive del comparto per i prossimi otto anni.
Prospettive incoraggianti sia dal punto di vista del risparmio delle famiglie e del sistema-Italia (stimato in una previsione ottimistica intorno ai tre miliardi di euro all’anno) sia per quanto riguarda le possibilità di business per le imprese nazionali attive nel settore. «Il focus del nostro studio – spiega Lorenzo Tavazzi, a capo del dipartimento Scenario al The European House Ambrosetti e tra i curatori della ricerca – è il segmento relativo agli utilizzi domestici e residenziali dei dispositivi di contenimento energetico e autoproduzione. Per tutti abbiamo registrato un grande potenziale di efficientamento che si traduce in minori costi, abbattimento delle emissioni inquinanti e risparmi sistemici che si possono trasformare in nuovi investimenti».
L’analisi si concentra quindi su pannelli solari e fotovoltaici, illuminazione intelligente, pompe di calore, caldaie a biomassa, elettrodomestici ad alta efficienza, infissi e serramenti di ultima generazione e sistemi di controllo solare. Elementi di arredo e generatori per l’acquisto o l’installazione dei quali sono tuttora previsti incentivi statali (in forma di sgravi fiscali o contributi) e la cui sostenibilità economica in termini di ritorno dell’investimento è stata analizzata nella ricerca.
Che si è però concentrata sui benefici derivanti dall’utilizzo di questi apparecchi e sui risparmi possibili in termini di emissioni, di consumi e di abbassamento dell’indice di dipendenza energetica.
Tre gli scenari studiati dagli esperti del Politecnico e di Ambrosetti, che hanno considerato come arco temporale gli otto anni compresi tra il 2013 e il 2020. Il primo è quello relativo agli obiettivi fissati dal Paee, il «Piano d’azione per l’efficienza energetica» predisposto dal l’Enea e dal ministero per lo Sviluppo economico e che prevede, come da indicazioni comunitarie, un abbattimento del 20% dei consumi dell’energia primaria entro appunto il 2020.
Gli altri due sono invece legati ad altrettanti differenti andamenti del Pil, ossia prudenziale (0,4%) e ottimistico (1%). «Se analizziamo le proiezioni fatte dal Politecnico – sottolinea Tavazzi – possiamo vedere che lo scenario più ottimale evidenza che, adottando una visione di sistema che consideri un buon equilibrio tra tecnologie e fabbisogni, si potrebbero ottenere oltre 70 TWh di risparmio entro il 2020 e circa 290 miliardi di euro di investimenti».
Nello specifico, spiegano le tabelle del report, per quanto riguarda i consumi totali di energia si passerebbe dagli oltre 44 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio stimati per il 2020 nel caso in cui il Pil dovesse mantenere l’andamento attuale, ai 30,8 milioni di Tep dello scenario Paee (-25,5%).
Un risultato che migliora, e di molto, se si considerano le prospettive prudenziale e ottimistica, che arrivano a calcolare un abbassamento dei consumi che varia dal 30,7 (28,7 milioni) al 39,4% (25,1 milioni/Tep). In termini di spesa per le famiglie, e a esclusione dello scenario tendenziale che prevede un aumento dei costi del 14% in assenza di un’accelerazione dei processi di efficientamento, la forbice è compresa tra il -10,1% dell’andamento Paee e il -29,7% di quello ottimistico.
In valori assoluti, dunque, per lo scenario tendenziale si assisterebbe a un aumento dei costi pari a 14,1 miliardi rispetto al 2012 mentre per gli altri due a una riduzione di 10,1 e 29,8 miliardi di euro, pari a circa 300 euro all’anno a famiglia.
Risparmi in termini di approvvigionamento energetico ma anche derivanti da un calo delle emissioni di CO2 nell’atmosfera: grazie all’abbattimento, nell’arco degli otto anni, di una quantità compresa tra i 184 e i 227 milioni di tonnellate di anidride carbonica, si potrebbe accantonare un’ulteriore cifra compresa tra i 4,6 e i 5,7 miliardi. «Questi risparmi sono particolarmente significativi soprattutto se consideriamo che per un effetto moltiplicatore i 36 miliardi complessivi, se reinvestiti, raddoppierebbero il loro valore, trasformandosi in un potenziale aumento dei consumi interni di circa 70 miliardi – conclude Tavazzi –. Un altro dato fondamentale sarebbe poi quello relativo all’indice di dipendenza energetica, che in questo modo verrebbe abbattuto di circa il 30%».