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Sull’Amiata si torna a fare il carbone

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A fornire le attrezzature sarà un’azienda di Triana sotto la supervisione del Consorzio forestale insieme all’Università. Paolo Franchi: “L’idea mi è venuta per caso mentre mi trovavo al supermercato
Oggi il nostro legno è super certificato”

Fonte: Il Tirreno, Cronaca di Grosseto

Autore: Fiora Bonelli

L’Amiata tornerà a fare il carbone, come è stato per secoli, ma questa volta sarà carbone di legno certificato Amiata e le attrezzature potrebbero essere fornite da una ditta di Triana. Grazie, infatti, a un progetto transfrontaliero Italia – Francia Marittimo Corsica – Liguria – Sardegna -Toscana che vede protagoniste le 5 Province toscane della costa, la Corsica, la Liguria, la Sardegna, approvato dalla Commissione Europea il 16 Novembre 2007 e in cui la regione Toscana è autorità unica di gestione del programma; è stato ammesso a finanziamento il progetto Biomass 2, di cui la Provincia di è partner (nell’ambito del progetto Biomass + la Provincia di Grosseto ha sottoscritto con il capofila la Provincia di Lucca una convenzione interpartenariale che assegna alla Provincia di Grosseto 152mila euro). E qui entra in campo il legno certificato amiatino e la ditta Bindi di Triana. Infatti il Consorzio forestale dell’Amiata supportato dall’Università di Genova seguirà tutta la produzione di carbone vegetale e la ditta Bindi di Triana ha manifestato interesse (unica azienda a farlo) per fornire le attrezzature necessarie ha proposito delle quali la provincia di grosseto ha aperto una gara. Grande soddisfazione di Paolo Franchi del Consorzio forestale Amiata: «L’idea di tornare a far carbone – dice – mi è venuta per caso, imbattendomi, al supermercato, in sacchetti di carbonella di provenienza sconosciuta. Noi, dice, in Amiata facevamo carbone, fino a poco tempo fa, ogni 20 metri di bosco. Oggi il nostro legno è supercertificato e faremo un carbone tracciabile per immetterlo sul mercato. Invece delle antiche carboniere utilizzeremo forni mobili, magari da posizionare dentro o ai margini del bosco, La sorveglianza è minore rispetto alle carbonaie. Abbiamo richiesto, conclude, anche di insacchettare con sacchetti speciali. Insomma siamo contenti». Dal canto loro, i fratelli Bindi di Triana, che hanno manifestato interesse per la fornitura delle attrezzature commentano: «Siamo nella fase della gara. Ma per tutti noi dell’Amiata il carbone è una tradizione che ci fa piacere rinnovare. Fino a non moltissimo tempo fa (se ne vedono ancora le tracce), c’era una vera e propria economia povera che ruotava attorno ai carbonai. Si andava in montagna, si raccoglievano legna e poi si coprivano con terra. Si dava fuoco alla catasta sorvegliando giorno e notte che non vi fosse la fiamma e per evitare incendi. Si vegliava la carboniera come un figlio. Con fatica, notti insonni, raggiungendo i luoghi con somari e muli. Un lavoro faticoso e poco remunerativo, ma che dava la certezza di non morire di freddo e di avere carbone per il sostentamento della famiglia».