Home Geotermia News Potenza geotermica italiana: «praticamente invariata» per i prossimi dieci anni?

Potenza geotermica italiana: «praticamente invariata» per i prossimi dieci anni?

Le rinnovabili italiane alla prova del PNIEC, nel Renewable Energy Report 2019 presentato al Politecnico di Milano

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È stato presentato ieri al Politecnico di Milano il Renewable Energy Report 2019, che arriva in un momento particolare: dopo un lungo periodo di sostanziale inerzia per le rinnovabili italiane – il loro peso nel mix energetico nazionale è sceso nel 2017 sotto il 19%, rispetto al massimo del 21% toccato nel 2014 – è attesa l’emanazione dei nuovi decreti FER1 e 2 per l’incentivazione delle fonti pulite, mentre il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) in fase di elaborazione fissa i target da raggiungere per il 2030.

«Oggi – volendo usare la metafora impiegata nel rapporto – ci si trova come di fronte all’osservazione degli atleti che si preparano per una “maratona” (lunga oltre 10 anni a dire il vero) e che dovrebbe portare il nostro Paese ad installare circa 40 GW di nuova potenza da rinnovabili».

Anche se sarebbe necessario fare ancora di più per contrastare l’avanzata dei cambiamenti climatici si tratta di un progresso che comporta una progressione importante, data la situazione di partenza: complessivamente la potenza installata da rinnovabili in Italia supera oggi «i 54 GW, ossia circa il 45% del parco di generazione italiano», e nel 2018 ha visto aggiungersi solo «1.162 MW di potenza installata» e composta da +511 MW di eolico, +437 MW di fotovoltaico, +140 MW di eolico e +74 MW di biomasse.

In questo contesto, se «gli obiettivi di potenza installata per le diverse fonti rinnovabili al 2025 e al 2030 sono decisamente sfidanti», viene lasciata ai margini una tra le energie pulite che maggiormente caratterizza il nostro Paese: la geotermia.

Impiegata per la prima volta al mondo a fini industriali nel nostro Paese oltre due secoli fa, l’Italia, a livello geotermico, può ancora vantare – in particolar modo con la Toscana, dove oggi sono presenti tutte le centrali geotermoelettriche nazionali – una leadership tecnologica e una filiera industriale invidiata a livello globale, ma è stata esclusa per la prima volta dal regime di sostegno del decreto FER1 ed è tutt’oggi in bilico la sua posizione all’interno del decreto FER2.

In parallelo, anche il PNIEC punta primariamente sullo sviluppo di altre fonti rinnovabili: «Si può vedere chiaramente – argomenta il report – come si punti fortemente su eolico (quasi il doppio rispetto al 2017) e soprattutto fotovoltaico (2,5 volte l’installato attuale). Questo comporta un aumento complessivo della potenza da fonti rinnovabili installata pari al 75%. Praticamente invariata la potenza idroelettrica (+ 2%), quella geotermica (+ 17%, ma su un contingente molto ridotto) e da biomassa, l’unica in calo (- 9%)».

Per quanto riguarda il settore elettrico, infatti, il PNIEC individua in Italia una potenza geotermica installata pari a 813 MW, che dovrebbe salire a 919 MW nel 2025 per arrivare a 950 MW nel 2030.

Si tratta di uno scenario largamente al ribasso rispetto a quello delineato dall’Unione Geotermica Italiana nelle sue Stime di crescita della geotermia in Italia 2016-2030, che, nello scenario più prudente, individuano la possibilità di arrivare a 1.070 MW nel 2030 (con relativi 1.474 kTep/a di petrolio risparmiato, e 4.127 kTonn/a di CO2 evitata), spingendosi fino a 1.140 MW (1.606 kTep/a di petrolio risparmiato, e 4.497 kTonn/a di CO2 evitata) in quello più ambizioso. Anche secondo Elettricità futura – ovvero la principale associazione delle imprese elettriche italiane –, il ruolo della geotermia «andrebbe rafforzato» rispetto a quanto delineato nel PNIEC, e l’auspicio è che anche questa fonte rinnovabile di primaria importanza per il nostro Paese possa trovare adeguata collocazione all’interno della versione definitiva del Piano, attesa entro fine anno.