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Perché la Germania (e anche l’Italia) riducono gli incentivi alle rinnovabili

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Ma la legge, fortemente criticata da verdi ed ecologisti tedeschi, potrebbe essere contestata anche da Bruxelles perché viola il libero mercato

Fonte: Europa

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Le sovvenzioni alle energie rinnovabili in Germania si abbasseranno in virtù di una legge annunciata alla fine dello scorso anno e adottata ieri. Il provvedimento punta a rimettere sui binari una transizione energetica vittima del suo successo e molto criticata.
Insieme al salario minimo, quello di ieri è il primo grande progetto del governo Merkel III, in carica dalla fine dello scorso anno. Annunciata a dicembre e presentata a gennaio dal ministro dell’economia e dell’energia Sigmar Gabriel, la riforma è stata oggetto di un’intensa trattativa sia in Germania che tra Berlino e Bruxelles.
Per ridare slancio alla transizione energetica qualche settimana fa la Commissione europea si è accordata con la Germania consentendo a Berlino di risparmiare circa 5 miliardi. Nell’ambito di un piano più generale voluto dalla Commissione energetica per limitare gli aiuti di stato alle energie verdi, tuttavia è stato concesso all’industria siderurgica tedesca di continuare ad essere esentata dal pagare per il passaggio del paese alle energie rinnovabili.
Per il commissario alla concorrenza Joaquín Almunia «molte energie rinnovabili hanno raggiunto un livello tale da poter competere con altre fonti energetiche più tradizionali». Una posizione che è valsa a Bruxelles l’accusa degli ecologisti di sostenere solo il nucleare e il carbone.
In realtà alla fine degli anni ’90 la Germania ha scelto le rinnovabili instaurando un generoso regime di sovvenzioni delle energie verdi. Un meccanismo che ha dato i suoi frutti tanto che nel primo trimestre di quest’anno ben il 27% dell’elettricità consumata è arrivato da fonti rinnovabili ma che costa molto caro
. La nuova legge riduce in modo considerevole i sussidi accordati alle rinnovabili e prevede che, gradualmente, l’energia eolica e solare si sottoponga ai meccanismi di mercato. I tedeschi si sono trovati in una situazione simile a quella italiana e hanno deciso, come già il governo di Roma, di ridurre gli incentivi.
Tuttavia, se Roma ha scelto di sgonfiare gradualmente la bolla creata dagli incentivi operando nel contempo una riduzione dell’energia per le piccole e medie imprese attraverso il decreto competitività, il tedesco Gabriel si è giustificato in questi giorni sostenendo che in questo modo si riducono i costi, sebbene per verdi ed ecologisti sia invece un colpo mortale alle rinnovabili.
Se si considerano le centrali nucleari in Germania e il fatto che il carbone assorbe ben il 45,5% della produzione di energia elettrica, non c’è dubbio che la Germania faticherà a ridurre le sue emissioni di Co2 tanto più che negli ultimi due anni c’è stata una crescita nelle emissioni di diossido di carbonio.
Nonostante i mesi di contrattazione è infine possibile che la nuova legge sia contestata da Bruxelles secondo cui l’applicazione di questa tassa di sostegno alle rinnovabili sull’energia importata, compresa quella verde, è una forma di barriera doganale incompatibile con il libero mercato. Alla luce di ciò si capisce perché la cancelliera tedesca Merkel abbia chiesto che la Germania mantenga nella nuova commissione Oettinger commissario all’energia.