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L’EGEC chiede alla Commissione UE un mercato interno del calore

Il calore rappresenta circa la metà del consumo di energia dell'UE, che viene però soddisfatto all'80% da combustibili fossili: è necessario liberare le potenzialità di energie rinnovabili come la geotermia

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Il calore rappresenta circa la metà del consumo di energia dell’UE, che viene però soddisfatto all’80% da combustibili fossili: è necessario liberare le potenzialità di energie rinnovabili come la geotermia


Se l’UE punta a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 – come annunciato dalla Commissione Europea – è indispensabile migliorare i modi in cui produciamo, scambiamo e usiamo il calore: per questo il Consiglio europeo per l’Energia Geotermica (EGEC) ha rivolto una lettera aperta alla presidente della Commissione UE, Ursula Von der Leyen, per la costituzione di un mercato interno del calore.

Ad oggi la nozione di mercato interno dell’energia è limitata in Europa ai comparti dell’elettricità e del gas fossile, a scapito del calore prodotto da energie rinnovabili come la geotermia. «Poiché la pandemia di Covid-19 ha portato l’economia europea quasi allo stallo, abbiamo bisogno di misure immediate per creare nuove opportunità nell’economia verde. Un mercato interno europeo per il calore è una di queste», spiegano dall’EGEC.

Come ricordano dal Consiglio infatti il calore infatti rappresenta circa la metà del consumo di energia dell’UE, e l’80% di questo consumo di energia termica è soddisfatto bruciando combustibili fossili; a loro volta i combustibili fossili, ricevono ogni anno ingenti sussidi (diretti o indiretti) nonostante i loro impatti ambientali e climalteranti, a discapito di forme di energia più sostenibili. Ad esempio, ai combustibili fossili vengono garantiti ogni anno 16,8 miliardi di euro in termini di sussidi definiti come ambientalmente dannosi dal ministero dell’Ambiente (l’ultima stima fornita da Legambiente è invece pari a 18,8 miliardi di euro), mentre gli incentivi erogati a sostegno di una fonte rinnovabile come la geotermia – peraltro non rinnovati nel decreto FER1, mentre il FER2 non è ancora stato pubblicato – si fermano a circa 100 milioni di euro l’anno.

«L’attuale interpretazione da parte della Commissione Europea del mercato interno dell’energia offre un vantaggio sleale all’elettricità e al gas fossile, a scapito del calore rinnovabile», sottolineano dall’EGEC, e la creazione di un mercato interno del calore è una proposta che punta a rendere più sostenibile il quadro della situazione.

«L’attenzione al gas fossile non è compatibile con l’Accordo di Parigi né con gli sforzi della Commissione Europea in materia di neutralità climatica. L’UE non può perseguire una politica a zero emissioni di carbonio mentre istituzionalizza la dipendenza da un combustibile fossile. Il mercato interno del calore – conclude Philippe Dumas, segretario generale dell’EGEC – libererebbe necessari investimenti in fonti di energia rinnovabile ricche di occupazione, affrontando al contempo la crisi economica».